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 2010  gennaio 22 Venerdì calendario

IL "TIGER WOODS" DI PIAZZA GRANDE

Era fatale che qualcuno finisse per chiamarlo Cinziagate, ma il pasticciaccio in cui è incappato il sindaco pd di Bologna qui, fra San Mamolo e i portici di Porta Saragozza, preferiscono definirlo «questione di morose». E a Flavio Delbono concedono tutta l’indulgenza di una città golosa e carnale: «Oi», fa il barista del Caffè dei commercianti, Strada Maggiore angolo via Gerusalemme, fra casa Prodi e la sede del Mulino, «vai a sapere che avevamo un Tiger Woods in casa». Fuori da ogni iperbole, «ma certo che gli son sempre piaciute le donne, eccome, c’era qualcuno a Bologna che non se n’era accorto?», si domanda retoricamente il professore universitario che preferisce restare anonimo. E spiega: «Lei, sì, insomma, questa signora Cracchi, dev’essere insieme molto innamorata e molto inviperita. Ma non ne farei una questione morale: l’onore del sindaco mi pare salvo. Quel che non capisco, piuttosto, è perché lui se ne stia zitto. Gli converrebbe dare la sua versione, non le pare?».
La signora Cracchi, Cinzia, appunto, è la bella bionda con una passione per le borse pitonate che di Delbono, già vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, è stata la segretaria ma soprattutto la compagna per sette anni, prima della sua nomina a primo cittadino, l’estate scorsa. Già in campagna elettorale furono scintille, quando il candidato del centrodestra, Alfredo Cazzola, accusò il suo competitor (52 anni, figlio di un vigile e di una ricamatrice, economista di studi oxfordiani con Amartya Sen) di «viaggiare con l’amante a spese della Regione», ed erano poi trasferte a Pechino, Parigi, New York, e viaggi in Messico e a Santo Domingo, lei debitamente in ferie e lui in missione con diaria garantita. Il primo affondo in diretta radiofonica, quando Cazzola, deus ex machina del Motorshow, già patron di Virtus e Bologna Calcio, manda a Delbono «i saluti di una signora che ha molto da dire sulla sua moralità». Come nelle migliori tradizioni, l’abbandonata è dunque passata al contrattacco, raccontando di esser stata de-mansionata, dopo la fine della storia, a compiti di centralinista. Ruvidezze preelettorali, si disse allora: e a Cinzia comincia ad attaccarsi quell’aggettivo che da allora non la molla più, e cioè «strumentalizzata». Nonostante tutto, Delbono viene eletto con il 60 per cento dei voti.
Succede però che, il 4 dicembre, il presidente del gip Giorgio Floridia rifiuti l’archiviazione dell’inchiesta per i presunti abusi. Salta fuori una disgraziata tessera Bancomat ora bloccata, data da Delbono a Cinzia all’epoca della loro relazione, da lei conservata in un cassetto più o meno come il famigerato abito blu di Monica Lewinsky e intestata a un amico del sindaco. Cinzia la consegna alla Digos, racconta che Flavio ha fatto di tutto per farsela restituire e specifica che, prima che fosse sentita dal pm Morena Piazzi, il sindaco ha voluto incontrarla più volte promettendole aiuti economici, macchina nuova, consulenze al Comune. Alle indagini per abuso d’ufficio e peculato che uniscono Delbono e Cracchi si aggiungerebbe perciò per il sindaco una nuova ipotesi di reato, e cioè intralcio alla giustizia. Ma l’avvocato di Delbono, Paolo Trombetti, fa balenare che si possa trattare «di richieste e non di offerte» Tutta la città ne parla, e anche ne scrive, sui social network e nei blog. Una parte del popolo della sinistra invoca le dimissioni del sindaco. «Basta con Peculaton de’ Peculatoni!», si infervora un elettore deluso sul sito del Corriere di Bologna. E anche: «E’ dai tempi di Imbeni che soffriamo, qui bisogna far pulizia». Sarebbe già pronto, secondo una voce insistente, il nuovo primo cittadino, e cioè Maurizio Cevenini, attivissimo presidente del Consiglio Comunale e assessore con più matrimoni celebrati in Italia, che però ci dichiara che «l’argomento non è all’ordine del giorno» confermando la sua solidarietà a Delbono. Molti la pensano come Marcello, studente di Scienze Politiche con bella barba curata: «E’ gossip e basta, si butta fango per non farlo lavorare». Il tassista Giovanni, in servizio davanti alla Stazione, è invece molto scettico: «E’ vero che non ha avuto tanto tempo per farsi apprezzare, ma questo sindaco mi pare uno soltanto da operazioni di facciata. In tutti i sensi: lo sa che ha fatto spendere 200 o 300 mila euro per far pulire i palazzi dalle scritte, quando i selciati fanno schifo dopo la nevicata?» Però trovate un tassista, in giro per il mondo, che non si lamenti dello stato delle strade.
Egle Santolini