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 2010  gennaio 18 Lunedì calendario

BERETTA PENSA ALLE GRANDI STRATEGIE, SUL RESTO CI SI ARRANGIA. E GALLIANI DOMINA

Adesso è chiaro perché i presidenti di serie A abbiano votato Maurizio Beretta alla guida della Lega (25 agosto 2009): vogliono comandare in prima persona, senza interferenze dall’ alto. Antonio Matarrese, arrivato in via Rosellini, l’ 8 agosto 2006, a sentenze di Calciopoli appena pronunciate, aveva trovato gli armadi sigillati dal tribunale di Milano e si era impegnato a ridare centralità all’ istituzione, cercando equilibri anche complessi. Con questo obiettivo aveva lavorato per due anni e mezzo, ma proprio l’ idea di voler essere il presidente rispettoso del volere assembleare ma pronto a esporsi in prima persona, gli era costata la riconferma. Il golpe del 3 febbraio, dopo le solenni promesse natalizie in una cena milanese («siamo tutti con te, meriti di guidarci ancora»), ha rappresentato la rivolta dei presidenti contro un personaggio scomodo, con una esperienza trentennale, pronto a muoversi in maniera autonoma, un po’ naïf nelle esternazioni dialettiche, ma preparato e conosciuto da tutti (anche dai politici). La scelta di Maurizio Beretta è stata la soluzione perfetta per il colpo di mano: manager di altissimo livello (per cinque anni direttore generale di Confindustria) ma del tutto a digiuno di dottrina pallonara, che è materia particolare perché occorrono esperienza, sangue freddo, capacità di non stupirsi di fronte a nulla per capire e metabolizzare quello che appare del tutto incomprensibile alle persone normali. Basterebbe ascoltare le parole di Zamparini (Palermo) per restare sconcertati. Dopo aver accusato per anni Galliani di voler distruggere il calcio, venerdì ha lasciato la Lega, spiegando: «Vado via, tanto fa tutto Adriano, che è bravissimo». Senza dimenticare che il mondo del pallone continua ad essere frequentato da personaggi equivoci e di dubbia moralità. Il pensiero della maggioranza dei presidenti è stato semplice: a Beretta deleghiamo le grandi strategie future e delle questioni che ci interessano ci occupiamo noi direttamente. Il primo passo è stato il divorzio dalla serie B, con l’ obiettivo di intascare più soldi, da sprecare in fretta. Altre conseguenze si sono avute in queste ore con la rivoluzione del calendario, imposta da Galliani. Il vicepresidente e amministratore delegato del Milan, nonché presidente dei club di A, ha lavorato benissimo pro domo sua e non si vede perché avrebbe dovuto tutelare gli interessi dell’ Inter. L’ obiettivo del Milan era un altro: evitare la gara di campionato a Firenze tre giorni dopo il derby. Una sfumatura sfuggita a Beretta, ai suoi (cattivi) consiglieri e al suo braccio destro, il d.g., Marco Brunelli, professore universitario e allevatore di manager, prestato al calcio.Un presidente di Lega a conoscenza della materia avrebbe imposto un secco no alla revisione del calendario, con due partite di campionato in una giornata dedicata alla Champions League. Chi ha battuto tutti i record è stata la dirigenza dell’ Inter: all’ improvviso si è accorta che Galliani fa gli interessi del Milan. Eppure Facchetti, che con il vicepresidente milanista aveva avuto durissimi scontri in Lega (storico quello del 18 febbraio 2004 sulla questione arbitrale), aveva sempre raccomandato a Moratti di diffidare di certe amicizie. Invito che non è stato raccolto, perché l’ Inter non ha fatto nulla per evitare che Galliani tornasse ad essere il vero presidente di Lega e imponesse le proprie volontà. Galliani ha vinto la battaglia sfruttando le sue straordinarie competenze in campo televisivo, visto che i presidenti hanno deciso di svuotare gli stadi e di vendere tutto alla tv, anche se il nuovo contratto resta congelato. Sulla questione di anticipi e posticipi, Galliani non fa sconti a nessuno. Era stato attaccato persino da Giraudo, il 14 gennaio 2005 e sembrava essere andata in frantumi un’ amicizia più che decennale: «Adriano, fai giocare la Juve sempre di notte», aveva urlato l’ ex a.d. bianconero al telefono, sostenendo che anticipi e posticipi favorivano sempre e solo il Milan. Attacchi ai quali il medesimo Galliani, nella doppia veste di presidente di Lega e di vice del Milan, aveva replicato, sollevando pubblicamente la questione degli arbitraggi pro-Juve. La voce di una possibile modifica del calendario girava da un paio di giorni ma si vede che i dirigenti nerazzurri erano ancora sugli anelli di Saturno. E venerdì si sono accorti all’ improvviso del pacco-sorpresa, quando ormai era stato ideato (Galliani), confezionato e recapitato (Beretta e Brunelli). Chiedere l’ inversione delle partite di Coppa Italia con il Milan del 27 e 28 gennaio è come fare il solletico a un elefante. Che la Lega viva un momento di difficoltà se ne sono accorti anche al Coni: in un incontro prenatalizio fra il segretario generale Pagnozzi e il presidente Beretta si era parlato della possibilità di sfruttare gli esperti della Coni servizi per mettere a posto i campi di serie A. La Lega ha ringraziato ma poi tutto è stato congelato perché il costo era di 9.800 euro. Troppi. Già si spende molto per cioccolatini e marron glacé (di rappresentanza). Non bisogna esagerare.
Fabio Monti