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 2010  gennaio 22 Venerdì calendario

FATTA LA LEGGE NON SUCCEDE NULLA

Nel Paese delle 100 mila leggi si fa fatica persino a contarle con esattezza. Nel ”93 la Commissione Cassese ipotizzò potessero essere addirittura 150 mila, il servizio studi della Camera ne individuò 34 mila. Tante, comunque, rispetto alle poche migliaia di Paesi come Francia e Germania. Soprattutto perché il problema non è nel numero delle norme ma nella loro applicazione, che si scontra spesso con la necessità, una volta approvate, di varare ulteriori regolamenti con tempi raramente veloci.

Uno dei casi più celebri è quello della legge che avrebbe dovuto permettere la creazione di un’impresa in un giorno, adempiendo a tutti gli atti necessari nell’arco delle 24 ore. Se ne parla da dieci anni. Nell’estate del 2008 è arrivato il decreto per la piena introduzione dello sportello unico. Lo scorso novembre il «regolamento attuativo» ha ricevuto un primo via libera. Ma il percorso non è finito: dovrà superare l’esame del Consiglio di Stato, e poi un passaggio, per quanto formale, al Consiglio dei ministri. Soltanto allora potrà arrivare in Gazzetta ufficiale. Se tutto procederà senza altre richieste di istruttorie, in primavera la legge inizierà a diventare operativa.


La burocrazia è evidente come riduca in modo rilevante il peso del legislatore. Il Codice degli appalti nasce da una direttiva europea del 2004 recepita nel 2006 ma solo nel 2010 si dovrebbe arrivare al regolamento con nuove procedure di aggiudicazione per lavori, servizi e forniture. Un susseguirsi di false partenze. Per quanto i propositi siano buoni, prevalgono le lungaggini. Certo anche per la natura stessa delle leggi. Le norme indicano gli obiettivi che si vogliono raggiungere. Il problema sta nella cassetta degli attrezzi necessaria per ottenerli. In quella legislazione, successiva al varo in Parlamento, che viene chiamata «servente». Vale a dire le regole pratiche che mettono in grado le strutture di applicare gli articolati. accaduto di recente con il piano casa varato dal governo all’inizio del 2009 e che prevedeva entro luglio l’adeguarsi delle Regioni. Soltanto a fine anno si è arrivati al traguardo. E solo parziale: mancano Sicilia e Calabria. Lo stesso governo, peraltro, aveva promesso un contestuale provvedimento per lo snellimento delle procedure edilizie del quale al momento non si ha traccia.

Ciò è dovuto sicuramente al fatto che la politica è più concentrata sull’affermare, attraverso una legge, la sua progettualità e quindi la propria capacità di governo. Sopravvalutando così la forza di una norma a scapito di singole azioni di regolazione. Sulla Pubblica amministrazione si sarà alla seconda o terza legge di riforma. E sempre con gli stessi obiettivi di efficienza, produttività e via dicendo. Si sono appena liberalizzati i servizi pubblici locali, ma quando saranno varati i regolamenti attuativi?

C’è anche un tema che riguarda la burocrazia e i burocrati. L’incomprensione tutta italiana del ruolo che ogni singolo ha in macchine complesse come quelle dell’amministrazione pubblica è decisiva nel far arenare i processi. Non si capirebbe altrimenti perché, data una cornice di riferimento nazionale in tema di Sanità, si arrivi poi a produrre servizi più che efficienti in regioni come Lombardia e Toscana e forti disservizi in altre zone d’Italia. nella tenaglia tra politica, burocrazia e mancato senso di responsabilità individuale che viene soffocata l’efficacia del legiferare.