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 2010  gennaio 22 Venerdì calendario

I SASSOLINI DI BUFFETT E I SILENZI DEGLI INVESTITORI ITALIANI

(r. po.) Avesse potuto votare, ripete ora che l’operazione è partita, da lui sarebbe arrivato un secco no. Non ha potuto, e quel no risuona lo stesso. Tecnicamente e apparentemente senza conseguenze pratiche, per carità: Warren Buffett l’aveva già detto a inizio gennaio, che per lui l’Opa di Kraft su Cadbury «è un costoso errore», ma né il suo 9% nel gruppo Usa né la sua fama di «oracolo di Omaha» hanno prodotto effetti. Anzi: l’offerta è poi scattata con un rilancio vicino al 10%. Esborso aggiuntivo che non ha evitato ai vertici Kraft di incassare il disprezzo aristocratico e snob – molto british, insomma’ di alcuni discendenti della famiglia Cadbury: «I miei antenati si rigirerebbero nella tomba – ha scritto Felicity Loudon al Financial Times’ se sapessero che la società è stata acquistata da un’azienda americana che produce formaggio per gli hamburger». Potranno non curarsene, i top manager Usa, e certo lo faranno. Ma le parole di Buffett, quelle, non sono colore. Il monito rimbomba e, a dispetto dell’ostentata sicurezza, ai piani alti del colosso Usa probabilmente tanto tranquilli non stanno. Quel che pensa «l’oracolo» sui mercati pesa e, stavolta, decreta quanto segue: l’accordo non è per nulla buono visto che i titoli Kraft sono «significativamente sottovalutati», e dunque è rischioso e «costoso utilizzarli come merce di scambio in un’acquisizione». Giudizio diretto. Brusco, al limite. Condivisibile o no, ma aperto, pubblico, franco. Di una franchezza che è raro trovare tra gli investitori istituzionali italiani, soprattutto per operazioni di portata analoga. Forse per la solita ragione: gli intrecci, qui, sono molto più complicati. Forse, però, anche perché di «oracoli» ne abbiamo pure noi, sì: ma sempre a posteriori.