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 2010  gennaio 20 Mercoledì calendario

COOP: GLI UTILI ARRIVANO DALLA FINANZA PI CHE DAI SUPERMERCATI

Titoli prontamente liquidabili per sei miliardi di euro circa, cui si aggiungono 2,8 miliardi di altre attività immobilizzate (molte delle quali finanziarie), 1,5 miliardi di partecipazioni non consolidate, soprattutto in importanti gruppi quotati italiani, e una dotazione di cassa di 1,5 miliardi di euro, per un totale di quasi 11,8 miliardi. Senza contare immobilizzazioni materiali nette per 7,4 miliardi di euro. Ecco la potenza di fuoco della finanza rossa di Falce e carrello, per dirla con Bernardo Caprotti di Esselunga, quella del: ”Allora? Siamo padroni della banca?” della telefonata di Piero Fassino all’allora numero uno di Unipol Giovanni Consorte. Quella telefonata e l’esta - te dei furbetti del quartierino hanno alzato il velo su una delle più opache operazioni finanziarie della storia recente italiana, la scalata alla banca romana Bnl da parte di Unipol (a febbraio dovrebbe iniziare il processo penale di primo grado a Milano), che ha dimostrato la potenza finanziaria dell’univer - so cooperativo. In special modo della cooperazione cosiddetta ”dei consumatori”, cui non si dava molto credito fino a quel momento. FINANZA & CARRELLO. A fare i conti a questa provincia dell’universo Legacoop, per la precisione dell’aggregato dei bilanci delle 11 maggiori società che si riconoscono sotto Ancc-Coop, ovvero la grande distribuzione dei supermercati e centri commerciali, ci ha pensato per la prima volta in Italia R&S Mediobanca, che con uno studio sulle ultime 5 annate di bilancio fino al 2008, dalle quale emerge subito un dato fondamentale, ovvero quegli 11,8 miliardi euro circa di attività finanziarie distribuite all’interno delle società. Una cifra enorme, superiore alla Finanziaria 2010 da poco varata dal governo, che si specchia nell’altra fortuna del mondo cooperativo, ovvero gli 11,3 miliardi di euro del cosiddetto prestito soci: il vero tesoro delle Coop, l’immenso serbatoio di liquidità che ha permesso alla cooperazione di crescere fino a diventare leader in Italia svincolandosi dalle banche, il cui contributo finanziario è molto limitato rispetto ad altri soggetti dello stesso sett o re . Ma questi soldi non sono solo utilizzati per gli investimenti nel business della distribuzione: anzi, le Coop sembrano essere più interessate alla gestione finanziaria che non a quella industriale. Dai bilanci, secondo gli analisti di Mediobanca, emerge che la gran parte degli utili aggregati deriva proprio dall’inter mediazione di titoli e gestione delle partecipazioni (ci sono delle società ad hoc, come la Simgest) e non da quella dei supermercati. Si prenda, ad esempio, il 2007: su 11,17 miliardi di euro di fatturato aggregato netto, il margine operativo netto, ovvero quel che resta dopo aver spesato tutti i costi relativi all’attività caratteristica, è pari a 16,4 milioni di euro, mentre l’utile netto è pari a 113 milioni di euro. La differenza, 98,3 milioni, è il frutto sia della gestione finanziaria (il saldo finanziario è positivo per 332 milioni) sia di quella straordinaria del tesoro della Fort Knox rossa. L’ANNO NERO. Nel 2008 però, le cose sono cambiate, e anche molto. Nonostante la Coop sia attiva nel settore alimentare, anticiclico per eccellenza, proprio la sua fortissima esposizione finanziaria ha portato i conti aggregati in rosso per 183,9 milioni di euro. Perdite molto pesanti che, ironia della sorte, sono state alleviate in parte proprio da un provvedimento del ministro dell’Eco - nomia Giulio Tremonti (dl 185/2008), che ha consentito una sorta di moratoria sulla valutazione al prezzo di mercato dei titoli in portafoglio (le Borse erano crollate), senza la quale a quelle perdite se ne sarebbero aggiunte altre, stimate dagli analisti di Mediobanca per 157 milioni di euro nella migliore delle ipotesi. Sì, perché una plusvalenza immobiliare da 276,5 milioni di euro contabilizzata dalla Coop Consumatori Nordest, peraltro contestata dai revisori dei conti, ha permesso di ripianare le perdite su opzioni (strumenti derivati ) per 239,2 milioni di euro. Rifatti i conti senza plusvalenza, il sistema Coop avrebbe perso 460 milioni di euro, perché il contributo dei supermercati è stato pari a 55 milioni di euro su un fatturato di 11,8 miliardi. E pensare che proprio Tremonti, a giugno 2008, aveva modificato a loro sfavore il trattamento fiscale differenziato di cui godono, quasi uniformando le cooperative alle altre società di capitale, e soprattutto alzando la tassazione sugli ECONOMIA interessi del prestito soci dal 12,5 al 20 per cento, in modo da renderlo meno appetibile di altri strumenti. Un provvedimento che aveva fatto arrabbiare molto i vertici di Ancc, con il presidente Aldo Soldi, allora imbufalito: ”Ci hanno messo le mani in tasca senza cercare il dial o go ” aveva detto, commentando anche il prelievo forzoso del 5 per cento sugli utili 2008-2009 (e, ironia della sorte, il 2008 si è chiuso in perdita) per il fondo dei meno abbienti, alla stregua dei petrolieri.