Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 16/01/2010, 16 gennaio 2010
L’ IMMAGINE DELLA UE LE MENZOGNE E I PREGIUDIZI
Leggo sempre più frequentemente commenti e corrispondenze secondo i quali, come scrive spesso la stampa britannica, le decisioni prese in sede di Ue sarebbero il riprovevole frutto di una burocrazia senza volto («faceless») e dunque infida e perniciosa per la democrazia. Eppure la Commissione europea, nella quale i suoi detrattori identificano «l’ euroburocrazia», detiene sì l’ esclusività del potere propositivo in materia di norme comunitarie, ma non quello decisionale che è appannaggio del Consiglio dei ministri (dei governi dunque) e, in misura crescente, del Parlamento europeo. Si può fare qualcosa affinché queste ripetute e gravi inesattezze vengano designate come tali? Altrimenti, in un crescendo rossiniano, le calunnie diventeranno verità per un numero crescente di lettori, di cittadini. Come nel Regno Unito. Carlo Frediani
carlofrediani@ hotmail.com
Caro Frediani, L’ eurofobia della stampa britannica ha qualche attenuante ideologica. Quando seppelliscono l’ Unione europea sotto un diluvio di facezie, battute sarcastiche e campagne denigratorie, i giornali britannici rappresentano quella parte della loro società che vede nella «piovra» di Bruxelles una minaccia alla originalità e alla sovranità del Regno Unito. Non vogliono legare il loro Paese al destino di una comunità che potrebbe avere sbocchi federali. Sono convinti che il destino dell’ Inghilterra sia quello di mantenere, a fianco degli Stati Uniti, un ruolo mondiale. Non hanno più l’ impero, ma ritengono di avere l’ intelligenza, l’ esperienza e la competenza necessarie per trattare con l’ America da pari a pari. Sono entrati nella Comunità nel continente perché non potevano rinunciare al loro ruolo europeo e perché sarebbe stato più facile frenarne, dall’ interno, le ambizioni unitarie. Credo che commettano un errore e che rappresentino per l’ Ue, in molte circostanze, una palla al piede. Ma debbo riconoscere che per un anno, dal giugno 1940 al giugno 1941, hanno combattuto da soli contro Hitler; e che per tutta la durata del conflitto hanno dato prova di una straordinaria fibra morale. Sono il solo Paese europeo che possa legittimamente proclamarsi vincitore della Seconda guerra mondiale. Posso capire che questi sentimenti e questi ricordi siano duri a morire. Ma gli scettici dell’ Europa continentale, caro Frediani, non hanno attenuanti. Tutto ciò che è accaduto nel mondo dopo la fine della guerra fredda dimostra che i singoli Stati europei non hanno alcuna influenza sugli avvenimenti ma possono, quando danno prova di unità, essere determinanti. Prevale invece un euroscetticismo di bassa lega, spesso incoraggiato dai governi nazionali, che si nutre di pregiudizi e luoghi comuni. La burocrazia europea si compone di circa 37.000 persone (sembra che gli impiegati del comune di Rotterdam siano più numerosi), e fa complessivamente un onesto e dignitoso lavoro. Ma viene trattata come uno stormo di cavallette che non avrebbero altro desiderio fuor che quello di vivere a spese nostre. Il Parlamento continua ad estendere i suoi poteri e sta diventando una forza istituzionale di tutto rispetto. Ma la classe politica preferisce deplorare il «deficit di democrazia»: uno slogan di successo che molti dei nostri parlamentari a Strasburgo, paradossalmente, giustificano con le loro assenze. Ma ciò che maggiormente stupisce è che questi umori anti-europei abbiano preso piede in Italia, vale a dire in un Paese che è troppo fragile per competere con le tre maggiori potenze europee e avrebbe quindi interesse a contrastare le loro ambizioni a Bruxelles con una buona politica europeista.
Romano Sergio