Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  gennaio 16 Sabato calendario

GIORGIO ARMANI «MACCHE’ PENSIONE, LA MIA VITA E’ QUESTA»

«Quando e a chi lascio? Quando e a chi vendo? C’ è sempre un momento nelle interviste in cui salta fuori questa storia. Allora è il momento di fare chiarezza. Io non venderò mai perché non ne ho alcun bisogno e non ne ho alcuna voglia. E nemmeno mai mi farò da parte finché posso reggere, qui tocco ferro, a questi ritmi. Voglio continuare a seguire tutto, a occuparmi di tutto e l’ ultima parola sarà sempre la mia. Non me ne frega niente d’ una pensione super-dorata, non saprei che cosa farmene. Questa è la mia vita, non ne ho un’ altra e non la desidero nemmeno. Potendo, vorrei cambiare soltanto l’ età». A poche ore dalla sfilata di Emporio, un Giorgio Armani ancora abbronzato dalla vacanza nella villa caraibica di Antigua (decima casa con quelle di Milano, Broni, Pantelleria, Portofino, Forte dei Marmi, Saint Tropez, Sankt Moritz, Parigi, New York), si apre parlando di passato, presente e futuro. Il tono vocale è quello dei tempi migliori, il tono muscolare (tre chili guadagnati sui molti persi nel periodo peggiore della malattia), più che accettabile: ovunque sia un’ ora e mezzo di ginnastica al giorno. Se no diventa nervoso. Il brio gli viene anche dall’ ultimo «giocattolo»: il nuovo Emporio Armani Caffè (nel blocco armaniano che ospiterà dal 2011 anche l’ hotel) destinato «a chi ama la vita, parlare e magari tirare un po’ tardi». Quest’ idea di Milano con la sordina o addirittura «in catalessi» l’ ha sempre messo di pessimo umore. Il suo è il tentativo di parigizzare un po’ Milano. Impresa ardua signor Armani. «Rispetto a Parigi e Londra sembra che qui non succeda mai niente. Al limite i giovani si riversano fino a tardi in discoteca dove bevono, ballano, non parlano, al massimo si tocchicchiano senza poi combinare granché. Non abbiamo la cultura del posto di ritrovo europeo». Insomma i signori della moda dovrebbero avere un ruolo nel migliorare lo stile di vita cittadino. Missione possibile? «Perché no? Diversi miei colleghi ci tentano: chi si occupa di arte, che ospita dibattiti e presentazioni di libri, chi restaura vecchi cinema desolatamente chiusi, chi riqualifica vecchi stabilimenti dismessi. Con il complesso di via Manzoni vorrei portare un po’ di luce in centro». Non è che gli stilisti soffrono un complesso di colpa per quei centri storici soffocati dalle boutique? «Forse sarà così. Ma non c’ entra la mancanza di sensibilità. il sistema. Vetrine d’ un certo tipo si possono piazzare soltanto in limitate aree centrali ed è chiaro che dopo la chiusura dei negozi, la zona ne soffre. Purtroppo succede in tutto il mondo». Dall’ hotel di Milano a quello nel grattacielo più alto del mondo, il Burj Dubai. Dati i chiari di luna in quel posto, si metterebbe ancora in un’ impresa simile? «Certo ci vuole più tempo per opere così che per disegnare una collezione. E alla fine magari non ti piace più. Ma non è il mio caso. Quella resta una cosa speciale: 36 piani di albergo con 5 ristoranti in un edificio-record. Lo considero una specie di monumento a quello che ho fatto nella vita. Anche se monumento a pensarci bene non mi sembra un bel termine...». Com’ è il momento per la moda? «Vediamolo da un punto di vista buono: è successo qualcosa che obbliga tutti a cambiare il rapporto con la spesa. Ci sono le catene commerciali a prezzi contenuti, ci sono i saldi che ormai sono un fenomeno di costume, c’ è una nuova visuale. Prima si comprava per dire "ce l’ ho anch’ io", ora la mira si è perfezionata. Troppa esasperazione, troppa teatralità». Ce l’ ha con qualcuno? «Non sopporto più l’ arroganza dei nostri cugini francesi. Si celebrano in modo esagerato rispetto alla sostanza e alla fine questo contribuisce a mettere in cattiva luce la moda in generale. Non sono tempi per il "troppo"». Turno di sfilate maschili, ma qual è oggi il concetto di eleganza per l’ uomo? «C’ è gente che veste troppo conservatore o troppo modaiolo. Ma in giro c’ è molta sciatteria e anche pessimo gusto. Mettiamo i mezzibusti in tv: che cravatte portano? Rosa, fucsia, quel giallino che io chiamo "giallo vigliacco", incredibile. Noi quest’ anno abbiamo puntato su un nuovo romanticismo, con camicie a collo alto, metà fra dandy e militare». E nuovi testimonial? Ingaggio super per Cristiano Ronaldo? «Nella norma. Io non dilapido soldi. Mai. Forse perché so che cosa vuol dire non averne avuti». Passiamo a Megan Fox: non è un po’ troppo trasgressiva e «dannata» come donna-Armani? «Ha un corpo da urlo. Sarà pure dannata ma non ho mai visto slip e reggiseni così ben portati». Difficile vederla così entusiasta sull’ intimo femminile. Come definirebbe il suo attuale stato d’ animo? «A 75 anni non si può essere felici. Sono sereno, contento di quello che ho avuto e costruito, di aver amato molto almeno in 3-4 occasioni e di essere stato contraccambiato. Ora mi piace stare con i giovani, capire il loro mondo, anche se a volte mi fanno un po’ rabbia».
Gian Luigi Paracchini