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 2010  gennaio 20 Mercoledì calendario

I DEMOCRATICI SI SCOPRONO FRAGILI

Il messaggio più chiaro l’ha dato Robert Menendez, senatore democratico del New Jersey, il presidente del comitato senatoriale per le elezioni: «Dalla campagna della Coakley abbiamo comunque imparato una lezione importante: anche negli stati blu, che consideriamo nostri e dove abbiamo, come in Massachusetts un vantaggio di 3 a 1, dobbiamo aspettarci un elettorato volatile, duro, che non può consentirci di abbassare la guardia o di non essere aggressivi ». Il clima era pesante ieri alla Casa Bianca: il presidente Barack Obama è «sorpreso e frustrato e per nulla contento» per la serrata competizione in Massachusetts ha detto in serata, a urne aperte, il portavoce Robert Gibbs.
Mentre scriviamo, i risultati della corsa più attesa dell’anno, quella fra la democratica Martha Coakley e il repubblicano Scott Brown per il seggio lasciato vacante dalla morte di Ted Kennedy, non sono ancora noti. Gli exit poll confermano comunque una battaglia all’ultimo voto. E così, indipendentemente dal risultato finale, emerge per i democraticie per Obama in particolare, un quadro poco rassicurante guardando alle elezioni di novembre di metà mandato: le difficoltà per il partito a fronte della crisi economica sono enormi, molto più grandi di quello che ci si poteva aspettare; il prezzo pagato per la riforma sanitaria si sta rivelando altissimo e dunque prima si chiude quella partita meglio è; il presidente non sembra più avere quel travolgente effetto traino che aveva fino all’estate; si conferma che se l’America ha votato Obama, il baricentro politico del paese resta saldamente ancorato al centro destra. La forte svolta a sinistra impressa dalla leadership del Congresso, dal presidente della Camera Nancy Pelosi e dal capo della maggioranza al Senato Harry Reid non è in sintonia con il "mainstream America", con la grande classe media americana.
Sia David Axelrod, il grande stratega di Obama che il portavoce Robert Gibbs, hanno comunque già offerto un quadro di contrattacco per novembre da parte della Casa Bianca. Vi sarà una piccola virata a destra, con l’abbandono, almeno nel breve termine di alcuni dei progetti più controversi: quello per l’immigrazione, per l’introduzione di un modello anti-inquinamento per lo scambio di diritti sulla Co2, e vi sarà un attacco fortissimo al problema del disavanzo pubblico, con accuse dirette ad ambo i partiti. Per questo tema in particolare c’è già il primo appuntamento, il discorso sullo stato dell’Unione del 27 gennaio e la presentazione formale del bilancio del 2 febbraio. In quell’occasione Obama introdurrà misure di forte austerità che colpiranno gli interessi di molti politici di ambo i partiti. E perseguirà un duplice obiettivo: il primo, smentire chi accusa la sua amministrazione di essere favorevole al "Big Government" e di essere dipendente dalla leadership del Congresso. Il secondo, identificarsi con le frustrazioni dell’opinione pubblica per combatterle al fianco dei cittadini, secondo il più classico dei modelli di populsimo. Un esercizio retorico questo già in pieno svolgimento. Dopo l’annuncio della tassa sulle banche e dopo le parole durissime che Obama ha usato contro gli istituti di credito accusandoli di «irresponsabilità», di «avidità» e di egoismo: «Quando hanno avuto bisogno dell’aiuto degli americani non hanno esitato a chiederlo e a ottenerlo. Ora che dovrebbero essere loro ad aiutare gli americani rifiutano di farlo e si distribuiscono bonus enormi».
 stato Gibbs a spiegare la filosofia dietro la strategia populista, che dalle banche, ha detto lui stesso, si estenderà a tutto campo. «Un tema chiave del 2010 sarà quello di chiedere agli elettori se i rappresentanti che hanno a Washington sono favorevoli alla protezione degli abusi delle grandi banche, di quelli delle grandi compagnie petrolifere o di quelli delle grandi compagnie di assicurazione che aumentano arbitrariamente il costo delle polizze o se invece sceglieranno di essere dalla parte degli elettori e dei cittadini » ha detto ieri Gibbs affrontando proprio la questione delle sfide per i democratici in questo momento politico.
Axelrod ha invece chiarito che si farà di tutto per evitare che le elezioni di novembre diventino un referendum, sull’operato del presidente. Obiettivo non facile visto che già nel Massachusetts Obama si è trovato nel centro del ciclone politico che ha improvvisamento portato in vantaggio Brown.