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 2010  gennaio 20 Mercoledì calendario

In Egitto da anni circola una battuta: «Il presidente Hosni Mubarak si trova sul suo letto di morte quando un suo assistente arriva trafelato e gli domanda: «Signor presidente, non vuole fare un discorso di addio al suo popolo?»

In Egitto da anni circola una battuta: «Il presidente Hosni Mubarak si trova sul suo letto di morte quando un suo assistente arriva trafelato e gli domanda: «Signor presidente, non vuole fare un discorso di addio al suo popolo?». Mubarak apre gli occhi e risponde: «E perché? Chi sta partendo?”». In effetti, ”Il Faraone”, come viene chiamato sottovoce, ad andarsene non ci pensa davvero. Ha conquistato il potere nel 1981 dopo l’assassinio di Mohamed Anwar Sadat - il presidente e premio Nobel per la Pace ucciso da un estremista islamico per avere teso la mano ad Israele - e da allora l’ha conservato gelosamente, battendo ogni record moderno e riuscendo a sopravvivere ad almeno sei attentati. Liberale in economia, ha saputo mantenere con il mondo islamico una linea più moderata del predecessore, pur tenendo sotto controllo ogni deriva estremista e mettendo al bando i partiti politici religiosi. Ha ottenuto il suo quinto mandato consecutivo nel 2005, all’età di 77 anni, in seguito alle prime elezioni aperte a più candidati ma chiuse ai Fratelli Musulmani, quell’anno l’unico gruppo di opposizione sostenuto dall’ampio consenso della popolazione. Nel 2007 ha riformato la Costituzione per rendere più difficile la candidatura presidenziale di nuovi leader politici nel 2011. L’anno scorso ha prolungato di altri due anni le ”Leggi di emergenza” (in vigore ininterrottamente dal 1981) per permettere alle autorità di detenere arbitrariamente i cittadini e di processarli senza tenere conto delle regole internazionali di equità. Il suo governo censura la stampa mentre la polizia arresta e tortura regolarmente i blogger che scrivono contro il regime e gli attivisti che ne denunciano i soprusi. F. B.