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 2010  gennaio 20 Mercoledì calendario

SCONTRI TRA CRISTIANI E ISLAMICI. DUECENTO MORTI IN NIGERIA

Quando finisce la stagione delle piogge un vento secco e turbinoso spazza le regioni aride del Settentrione della Nigeria: soffia l’harmattan che lascia in sospensione vortici di sabbia densa e impenetrabile come la nebbia. Con precisione quasi meteorologica l’harmattan sconvolge anche la vita politica e sociale, trascinando il paese nella bufera. Con la stessa puntualità sono arrivati gli scontri tra cristiani e musulmani: a Jos, nello Stato di Plateau, in tre giorni 192 morti si sono accumulati nella moschea per un funerale collettivo. Gli incidenti sono stati scatenati dalla decisione di costruire una moschea in un quartiere a maggioranza cristiana: nel 2008, sempre a Jos, nelle violenze interreligiose c’erano state 400 vittime. Il governo ha proclamato il coprifuoco e l’esercito è intevenuto per fermare la violenza.
Questa volta però con l’harmattan soffia anche la peggiore crisi politica attraversata negli ultimi anni dal gigante dell’Africa: 150 milioni di abitanti, 200 gruppi etnici e tribali divisi circa a metà tra musulmani al nord e cristiani al sud, primo produttore di petrolio del continente con 2 milioni di barili al giorno, il paradigma di un paese potenzialmente ricco dove il 70% vive sotto la soglia di povertà.
Da due mesi la Nigeria non ha un presidente perché Umaru Yar’Ardua, 58 anni, ricoverato da novembre in un ospedale saudita, per i suoi ministri è introvabile. L’unico segnale di vita è venuto da una concisa dichiarazione telefonica rilasciata alla Bbc dove non accenna alla possibilità di un suo ritorno a breve in patria. Yar’Adua se ne è andato senza lasciare le consegne a nessuno: la Nigeria, in questa fase delicata di conflitti religiosi ed economici, nel mirino delle misure americane antiterrorismo dopo il caso di Farouk Abdulmutallah, il mancato attentatore di Natale sul volo Delta, è senza una guida.
Il 13 gennaio una sentenza del tribunale federale nigeriano ha riconosciuto al vice presidente Goodluck Johnatan (esponente della minoranza Ijaw) il diritto ad assumere i poteri spettanti al presidente ma la decisione viene apertamente contestata. Goodluck, il cui nome per uno strano gioco del destino significa buona fortuna, è un cristiano del sud: se, come previsto dalla costituzione, prendesse davvero le redini della Nigeria, prima delle elezioni presidenziali previste per l’anno prossimo, è quasi certo che al nord i musulmani entreranno in fibrillazione. Il governo è paralizzato: il nuovo capo della giustizia non viene riconosciuto da molti tribunali che si rifiutano di accettarlo senza un imprimatur del presidente Yar’Ardua.