Varie, 20 gennaio 2010
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Quaresma Ricardo
• Lisbona (Portogallo) 26 settembre 1983. Calciatore. Dal 2010/2011 al Besiktas. Dal 2008/2009 al 2009/2010 all’Inter (con una parentesi al Chelsea), ha vinto la Champions League 2010, gli scudetti 2009 e 2010 e la coppa Italia 2010. Ha giocato anche con Sporting Lisbona, Barcellona, Porto. ”Bidone d’oro” 2008 • «Il mercato d’agosto stava chiudendo e il suo nome circolava da tempo. Mourinho, in piena luna di miele, andò da Moratti per l’ultimo appello: ”Mi manca solo lui per la fascia destra: poi avremo una squadra perfetta”. [...] I tipi come Mourinho non si discutono: vanno accontentati. Lui aveva i pieni poteri, conosceva bene Quaresma, portoghese, suo connazionale, magari suo amico. Costò una gran bella cifra a Moratti, superiore ai 20 milioni, ma volete mettere la soddisfazione di sentir dire a Mourinho: ”Ora sono proprio felice”? Il tecnico definì il suo pupillo ”un talento assoluto”. Ricardo Quaresma è un bel ragazzo bruno e robusto. A vederlo, si ha la sensazione che sia sin troppo tranquillo. Arrivò a Milano preceduto dal clamore di un suo ”numero” unico, micidiale, chiamato ”la trivela”. E poiché nel mondo del calcio l’ingenuità non tramonta mai, tutti aspettavano di vedere di quale prodigio si trattasse. Il bravo telecronista Caressa fomentava la curiosità, intuendo il gesto e gridando ”trivelaaaa”: parola che sapeva di magìa. In realtà si trattava di un normale cross, effettuato con l’esterno del piede. Non ha prodotto nulla. Via via anche lo strillo del telecronista si è ammosciato, sino a spegnersi. Mourinho ha insistito per un bel po’: ”Bisogna aver pazienza, Quaresma sta trovando delle difficoltà, ma vedrete”. Ma col passare delle giornate in lui la delusione è diventata palpabile, sino al gesto sublime: la bocciatura, accompagnata dallo sguardo severo di chi non perdona nessuno. E tutti a dire ”che coraggio, che integrità di carattere, non guarda in faccia neanche il suo pupillo”. Un capolavoro dialettico col quale Mourinho capovolgeva uno smacco personale, una scelta costosa e inutile. [...]» (Candido Cannavò, ”La Gazzetta dello Sport” 4/2/2009).