Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  gennaio 19 Martedì calendario

PARTE DAL CILE LA SCOSSA DELLA DESTRA

Il ritorno della destra al governo in Cile dopo moltissimi anni con la vittoria dell’imprenditore-magnate Sebastián Piñera apre una pagina nuova, non solo nella storia politica del paese ma anche nei delicati assetti geopolitici dell’intero continente latino-americano. Dopo 52 anni, se si escludono i 17 anni di dittatura pinochettista, era dal 1958 che il binomio democristiano-socialista non veniva scalzato dal voto.
Molti si chiedono che succederà adesso a Santiago. Dal punto di vista economico con Piñera non cambierà quasi nulla. La Concertación, infatti, è stata per decenni l’esperienza più «riformista» del centro-sinistra latinoamericano e oggi il Cile è il paese dell’America Latina più integrato nell’economia di mercato, avendo sottoscritto trattati di libero commercio con praticamente quasi tutti gli stati del mondo. invece sul piano politico che si avranno maggiori conseguenze. Sono in molti a chiedersi se l’esperienza unica a livello continentale della «Concertación», che per vent’anni ha tenuto assieme democristiani e socialisti, resisterà. Se sì nel 2014 la Bachelet potrebbe addirittura ricandidarsi. Ma la possibilità che la «Concertación» tenga è bassa. Come già ha mostrato quest’anno l’«indipendente» di sinistra Marco Enriquez-Ominami, che al primo turno ha conquistato il 20% delle preferenze togliendo molti voti a Frei e spianando la strada alla vittoria di Piñera.
Ora il neopresidente ha un grosso problema: la coalizione che lo ha appoggiato non ha la maggioranza al Senato, mentre alla Camera può contare su 58 onorevoli contro i 57 dell’alleanza di centro-sinistra sconfitta, 3 regionalisti e 2 indipendenti. Piñera potrebbe insomma trovarsi nelle stesse condizioni in cui si era già trovato Allende e, se non farà nuove alleanze, trasformarsi in un presidente che non può realizzare il proprio programma. Per quanto riguarda invece il resto dell’America Latina, dopo undici anni dalla svolta a sinistra iniziata da Chávez il voto cileno mostra i segni nel continente di un riflusso moderato. Un trend destinato a rafforzarsi se effettivamente saranno confermati i sondaggi che danno il centro-destra vincente alle prossime elezioni in programma ad ottobre in Brasile e nel 2011 in Argentina.
Paolo Manzo