Roberto Da Rin, Il Sole-24 Ore 19/1/2010;, 19 gennaio 2010
PER IL MAGNATE PIERA WELFARE DA RIFONDARE
Sarà una transizione morbida. La vittoria del conservatore Sebastian Piñera alle presidenziali cilene (52% contro il 48% di Eduardo Frei) non apre, secondo la maggior parte di analisti, una stagione di conflitti. Né la bruciante sconfitta della Concertacion, la coalizione di centrosinistra che ha governato il Cile negli ultimi vent’anni, si tradurrà in una opposizione al cambiamento.
L’alternanza di governo è un principio ormai acquisito dalla democrazia cilena e le premesse sembrano incoraggianti a giudicare dai confronti preelettorali e dalle dichiarazioni della sinistra.
Ciononostante vi sono dossier scottanti sul tavolo di Piñera. Una della prime questioni da affrontare è la riforma del sistema pensionistico. La previdenza, pur migliorata da Michelle Bachelet, resta un nodo da risolvere.
I fondi pensione cileni (Afp), un "modello" elogiato dalla comunità internazionale e additato come un esempio di efficienza persino dagli Stati Uniti, si sono rivelati inefficienti e costosi. Un affare finanziario per pochi e una catastrofe come "strada previdenziale".
Toccherà al nuovo governo quindi applicare altri correttivi al modello che, paradossalmente, venne costruito nel 1981 durante la dittatura militare di Augusto Pinochet, dall’allora ministro del Lavoro, José Piñera, fratello del presidente eletto Sebastian Piñera.
«Non hanno funzionato per due ordini di problemi- spiega al Sole-24Ore, Marcel Claude, economista dell’Universidad de Chile e profondo conoscitore della questione previdenziale - e per questo urgono altre correzioni, purtroppo a carico dello Stato ». Quali gli errori? Innanzitutto il sistema Afp «prevede 20 anni di contribuzione, che pochissimi possono vantare e poi solo il 10% di chi ha aderito al sistema è in grado di effettuare versamenti dodici mesi all’anno. La media dei contributi pagati è di cinque mesi all’anno».
La flessibilità del lavoro introdotta negli anni Ottanta ha svecchiato un sistema troppo garantista ma non ha consentito ai lavoratori di avere un’occupazione stabile. E quindi di effettuare versamenti regolari. I Chicago boys, padri del modello, sbagliarono clamorosamente sovrastimando la capacità di contribuzione.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: le pensioni che paga il sistema Afp sono in media di 100 dollari al mese e il 50% di chi via aderisce non arriva alla pensione minima, mentre il vecchio sistema a ripartizione ( Ips, Istituto previsional social) paga 250 dollari al mese. Il governo di MichelleBachelet è stato quindi costretto a integrare le pensioni. «La situazione - spiega Claude - è preoccupante. Oggi vi sono 1,5 milioni di pensionati cileni, affiliati Afp, che ricevono un’integrazione dallo Stato. Che sarà quando diventeranno 3,5milioni?».
Ecco perché la previdenza sociale rischia di diventare un nodo cui non è facile dare una risposta in tempi brevi. Un’altra ragione dell’insuccesso dei fondi pensione cileni riguarda l’inefficienza della gestione oligopolistica: i fondi pensione sono sei, tre dei quali amministrano l’80% della ricchezza. Non solo, «hanno costi di gestione e di commissione superiori al 30% spiega Carlos Ominami, vicepresidente del Senato cileno- Ciò significa che i versamenti degli aderenti patiscono da subito un taglio pari a un terzo».
Un altro parere negativo arriva da Sergio Munoz Riveros, politologo e consulente del governo Bachelet. «Oggi lo Stato si fa carico dell’80%degli anziani con più di 65 anni e del 90% di chi ne ha più di 70. Il sistema dei fondi pensione Afp conta 7 milioni di affiliati e di questi almeno la metà non ha alcuna possibilità di ricevere una pensione decente» • «SEGUIR SENTIERI GI TRACCIATI» - Il Cile è un Paese solido, il suo percorso di crescita tracciato, la classe imprenditoriale sana. La vittoria di Sebastian Piñera non comporterà particolare sterzate alle scelte di politica economica. questa in sintesi l’opinione di Roberto Angelini, presidente del gruppo omonimo.
Angelini, 60 anni, nato a Ferrara, non è un normale imprenditore italiano che lavora in Cile. nipote di Anacleto, il fondatore del gruppo, morto due anni fa a 93 anni. Era l’uomo più ricco del Sudamerica.
Da don Cleto, cosí era affettuosamente soprannominato in Cile, ha ereditato un patrimonio stimato di 6 miliardi di dollari e un gruppo che nel 2008 ha fatturato 13 miliardi di dollari.
La vittoria di Piñera si tradurrà in un diverso orientamento commerciale, più Stati Uniti e meno Mercosur?
L’economia del Cile è solidale gli interlocutori principali sono i Paesi asiatici, sulle altre sponde del Pacifico. Immagino che la nuova presidenza ricalchi i sentieri già tracciati.
Quali sono le direttrici di sviluppo economico del Cile?
Questo è un Paese che ha risorse straordinarie e una classe dirigente che le sa utilizzare senza depauperarle. Per esempio noi stiamo facendo crescere boschi artificiali e con la biogenetica lavoriamo per avere alberi più dritti, più lunghi e senza nodi. Senza sfruttamento delle foreste.