Enrico Franceschini, la Repubblica 19/01/10; Fabio Cavalera, Corriere della Sera 19/01/10, 19 gennaio 2010
MELE - La mela che permise la scoperta della teoria della gravità nel 1666 non cadde in testa ad Isaac Newton
MELE - La mela che permise la scoperta della teoria della gravità nel 1666 non cadde in testa ad Isaac Newton. La Royal Society, associazione di scienziati e studiosi britannici di cui Newton fu membro, ha pubblicato sul proprio sito tutti i documenti legati a Newton e alla sua teoria, nei quali si legge che in realtà lo scienziato vide semplicemente cadere la mela nel proprio giardino. A rivelare la verità le testimonianze di due amici del fisico, uno dei quali, William Stukeley, nell’estate del 1726 incontrò Newton, che gli parlò della genesi della teoria. Nel 1756, Stukeley scrisse: «Dopo cena, col caldo, andammo nel giardino e bevemmo del tè sotto le fronde di alcuni alberi di mele, Egli mi disse che proprio nella stessa situazione la nozione della gravitazione gli balenò nella mente. Fu causata dalla caduta di una mela, cosicché lui si sedette pensieroso. Pensò fra sé e sé: perché quella mela scendeva sempre perpendicolarmente a terra?». Un altro confidente di Newton, John Conduit, marito di sua nipote, rivelò che «Isaac Newton stava divagando nel guardino quando in lui cominciò a farsi strada il pensiero che la forza di gravità non fosse in relazione ad una certa distanza dalla Terra ma che questa forza dovesse estendersi molto oltre quello che era generalmente supposto». Si sospetta anche che si trattasse di un altro frutto, e che il religiosissimo Newton avesse voluto dare un valore biblico alla scoperta alludendo all’albero della conoscenza.