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 2010  gennaio 19 Martedì calendario

IL CAR SHARING, PER VOCE ARANCIO


In Italia ci sono 598 auto ogni 1000 persone, contro le 354 dei danesi, le 429 degli olandesi e una media europea di 465.

In città 8 auto su 10 vengono utilizzate solo un’ora al giorno e trasportano in media 1,2 persone. Secondo il ministero per le Infrastrutture, una vettura costa, solo di spese fisse, in media 2.700 euro l’anno, che possono salire fino a 4 mila con la manutenzione straordinaria.

Un’alternativa alla macchina di proprietà è il Car sharing, letteralmente «auto in condivisione». si può avere un’auto anche solo per un’ora, quando serve. Il Car sharing funziona così: ci si iscrive a una delle aziende promotrici (la più diffusa in Italia è l’Ics, Iniziativa Car Sharing), pagando un abbonamento (in genere attorno ai 100 euro). Quando serve l’auto (disponibile 24 ore su 24 e 365 giorni l’anno), si chiama un numero verde per la prenotazione. Poi ci si reca nel parcheggio più vicino (nelle maggiori città sono decine, dislocati nei punti nevralgici), si ritira l’auto e la si riconsegna quando si è terminato di usarla, anche in un parcheggio diverso. Il costo verrà addebitato mensilmente. Le tariffe vanno in media da 1 a 2 euro all’ora, a seconda delle dimensioni e dell’utilizzo della vettura (nelle ore serali o notturne si scende a 50 centesimi e in qualche caso addirittura a zero), cui si aggiunge un piccolo contributo a km. Si può scegliere una piccola cilindrata per i trasferimenti in città e una monovolume per i viaggi del weekend. Con questo sistema si eliminano, oltre che le spese fisse, tagliandi e costi di carburante, a carico della società che assicura il servizio. Anche in caso di sinistro è sufficiente comunicare con la centrale operativa direttamente dalla vettura in uso e seguire le istruzioni senza alcun addebito. Altre facilitazioni per chi utilizza questo sistema: parcheggi nelle strisce blu gratuiti, libero accesso alle zone a traffico limitato, alle corsie preferenziali e alle strade riservate ai mezzi pubblici, possibilità di utilizzo dell’auto anche in caso di blocchi del traffico, targhe alterne e domeniche ecologiche (altre informazioni su www.icscarsharing.it).

Il car sharing nacque in Svizzera nel 1987, con due veicoli condivisi da una trentina di utenti.

In Italia gli abbonati al car sharing sono 16 mila. Il parco auto totale è composto da 474 vetture. I parcheggi in cui è possibile ritirare e riconsegnare l’auto sono 316. Partito da Milano, il car sharing è ormai attivo anche in altre 11 città (Bologna, Firenze, Genova, Modena, Palermo, Parma, Rimini, Roma, Torino, Venezia, Savona) e 8 province (Bologna, Firenze, Milano, Torino, Modena, Venezia, Cuneo, Biella).

Con il car sharing si stimano risparmi fino a 2 mila euro ogni 10 mila chilometri percorsi e migliaia di auto in meno sulle strade (7.400 auto in meno nel 2008) con relativi tagli di CO2 e smog.

Secondo un’indagine Ics (Iniziatica car sharing) nel 2008 gli abbonamenti sono stati 12.544, a fronte dei 9.488 del 2007. L’utente ”tipo” è uomo (58 per cento), adulto (il 60 per cento ha tra i 35 e i 64 anni), istruito (52 per cento laureati). Il 52 per cento non possiede auto. Secondo l’indagine, l’auto in car sharing è utilizzata per lo più per il tempo libero (57 per cento) e per shopping o commissioni (39 per cento).

Altri dati dell’indagine Ics: Parma e Torino sono le città che hanno mostrato il maggiore gradimento con un voto di 8,1 (ma in media il servizio nelle altre zone dove è attivo ha ottenuto un soddisfacente 7,7). Le aziende in particolare sembrano apprezzarlo molto: il 92 per cento di quelle abbonate sono private, piccole (l’80 per cento ha meno di 15 dipendenti), e di queste il 40 per cento non ha auto di proprietà.


«A conti fatti, un sistema conveniente. In un anno chi usa poco l’auto può risparmiare anche 3 mila euro. Senza contare la svalutazione che subirebbe il mezzo proprio. In più, questa specie di multiproprietà ha l’obiettivo di ridurre l’inquinamento grazie al parco auto che comprende veicoli elettrici, ibridi o alimentati a gas, sempre controllati e quindi in linea con le normative.

Una recente ricerca stima che ogni automobilista che passa al car sharing riduce i consumi di carburante grazie a un utilizzo più razionale dell’auto intercalato all’utilizzo dei mezzi pubblici. Ogni vettura condivisa, secondo stime, permette di ridurre la circolazione di almeno 10 auto private, mentre il 54 per cento degli utenti di car sharing vende il proprio secondo veicolo e il 13 per cento rinuncia all’acquisto del primo» (Angelo Rainoldi su Panorama).

Il car sharing sta prendendo piede in Italia anche grazie alle esperienze positive in altri paesi d’Europa (Svizzera, Francia, Paesi Bassi e Germania), Canada, Singapore, Giappone e Nord America, dove un esperimento pilota prevede incentivi in denaro per chi lascia a casa l’auto nelle ore di punta.

Il car sharing in Italia è sostenuto dal ministero per l’Ambiente e della tutela del territorio come tentativo per ridurre l’impatto ambientale nei centri urbani.

Altra alternativa all’auto, in città, è la bicicletta. A Milano, dove otto mesi fa è nato un servizio di bike sharing (biciclette in affitto) i ciclisti abbonati sono oltre 11 mila, con 2.600 prelievi al giorno. In totale, quasi 400 mila passaggi per le due ruote a noleggio. In pratica, nei primo otto mesi, BikeMi, la società che gestisce il servizio, ha contato un nuovo abbonato in più al giorno. L’anno prossimo, poi, scatterà la fase due. Cinquemila biciclette in più con l’estensione progressiva verso la periferia. L’assessore alla Mobilità Edoardo Croci: «L’obiettivo è quello di arrivare a duecentocinquanta stazioni». Il servizio piace molto anche ai turisti stranieri: tra i clienti del bike sharing ci sono tedeschi, inglesi, francesi, svizzeri, spagnoli, ma anche brasiliani, coreani e israeliani. Le stazioni più utilizzate sono quelle di Cadorna, Duomo e San Babila. Le fasce orarie preferite sono quella fra le 8 e le 9 del mattino e quella fra le 18 e le 19.


A Milano gli iscritti al Car sharing sono solo 4 mila, contro gli 11 mila del Bike sharing. L’assessore alla Mobilità Edoardo Croci: «Milano rimane comunque la capitale, la città italiana dove il servizio è più diffuso [...] Si tratta anche di un problema di visibilità. Proprio per questo abbiamo deciso che nei prossimi mesi renderemo più accessibili e meglio segnalate le stazioni di noleggio delle auto». Le due società che gestiscono il servizio – ”Guidami” (Atm) e ”Car Sharing Italia” (Legambiente) – contano una flotta di 104 veicoli e dispongono di 61 parcheggi.


Altra soluzione per risparmiare, ridurre il traffico e inquinare meno: il car pooling, cioè la condivisione dell’auto con i colleghi, che si organizzano per andare insieme in ufficio (in due su un’auto, si è già nettamente sotto il costo di un biglietto del treno). Ci sono alcune società che riservano parte dei posti macchina aziendali al car pooling, mentre sulle autostrade A8 e A9 le auto condivise hanno un piccolo sconto al casello.

A Los Angeles le corsie preferenziali sono destinate al trasporto collettivo, quindi non solo agli autobus ma anche alle automobili con più di due passeggeri a bordo.

Ai lombardi disposti a sacrificare la propria libertà di movimento per votarsi al car pooling, Autostrade per l’Italia mette a disposizione una piattaforma Internet (www.autostradecarpooling.it), piste dedicate ai caselli e sconti sull’Autolaghi (ottanta centesimi di sconto su una tariffa di 1,30 euro per ogni auto in transito con 4 persone a bordo). Giovanni Castellucci, amministratore delegato di Atlantia, la società che controlla Autostrade per l’Italia: «Il car pooling è una scommessa». consapevole che tra gli ostacoli da superare c’è prima di tutto quel rapporto morboso e possessivo che lega soprattutto la popolazione maschile alla propria quattroruote? «Siamo individualisti ma non per questo rinuncio a pormi obiettivi che ci avvicinino al Nord Europa». Meno auto, meno pedaggi, non teme di perdere ricavi? «Anche quando ci inventammo il tutor, per ridurre la velocità nelle tratte più pericolose delle autostrade lombarde mi dissero che ero masochista, che la gente avrebbe abbandonato l’auto per il treno. Non è accaduto. In compenso, abbiamo portato il tasso di incidentalità ai livelli europei e ridotto il tasso di mortalità del 75 per cento». L’idea del car pooling in autostrada è nata un anno fa. «Il primo ostacolo è stato creare un sito efficiente e protetto, con garanzie per la privacy degli iscritti. E anche sicuro. Infatti, viene condiviso con le forze dell’ordine. Perché è uno strumento formidabile ma anche delicato». Destinatari, prima ancora dei pendolari single, sono i mobility manager. «Mi aspetto che si diano da fare per aiutare i dipendenti delle aziende. Sia ben chiaro: vogliamo mettere a disposizione dei lombardi uno strumento utile. Non ci interessa quanti aderiranno ma sensibilizzare la gente su una opportunità» (Paola D’Amico sul Corriere della Sera).

Sul sito www.autostradecarpooling.it gli automobilisti possono inserire i propri annunci (compresi di gusti musicali) e sperare di trovare compagni di viaggio con i quali dividere le spese, ma soprattutto inquinare meno e ridurre il traffico. Ciononostante, il car pooling stenta a decollare: nel novembre 2009, a quasi tre mesi dal via, erano solo 700 gli iscritti al portale.

Maria Sorbi del Giornale ha sperimentato il car pooling con tre amici che abitano tutti nella sua città, Busto Arsizio, ma lavorano in zone diverse di Milano. Risultato: «A conti fatti, tra tempo e denaro, non ci conviene un granché ripetere l’esperienza del car pooling. Certo, risparmiamo 80 centesimi al casello e dividiamo le spese per la benzina, ma, una volta sciolta la squadra, ci troviamo a pagare chi il biglietto del metrò, chi il gratta e sosta da due euro all’ora. Senza contare le spese del ritorno senza i compagni di viaggio del mattino».


«Meno traffico, meno costi, meno inquinamento, migliori rapporti sociali tra le persone» (il car pooling secondo Giovanni Castellucci).