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 2010  gennaio 18 Lunedì calendario

BARBE E BAFFI: IL PELO DIVENTA GLAMOUR

Strano destino quello di peli e capelli. Rimasugli di umana bestialità – pensanti, glamourosi e tecnologizzati, inclini alla virtualità, rimaniamo pur sempre animali, che ci piaccia o meno, e il corpo non smette un secondo di ricordarcelo – tendiamo a liberarci dei primi, considerandoli per l’appunto "superflui", e a domare i secondi plasmandoli in maniere arzigogolate e cangianti.
Nel clima di neobarbarismo generale, però, è in atto una globale celebrazione del pelo, in tutte le sue irsute, anarchiche, floreali declinazioni: di corpo e di concetto. E non parliamo solo delle rinnovate fortune dell’uomo villoso, conquista della sottocultura Bear (gli orsi, insomma) che dal mondo gay ha ormai raggiunto quello etero. Di questi tempi, infatti, c’è anche chi azzarda l’idea del pelo come materiale artistico, al pari di colore, inchiostro e marmo. Lo fanno Robert Klanten, Matthias Hubner and Sven Ehmann – tre tedeschi, manco a dirlo, ma si sa il mondo germanico riserva non poche ruvide sorprese quando si parla di cultura del corpo e dintorni – che curano un curioso quanto spassoso volume illustrato, appena uscito per i tipi di Gestalten Verlag col titolo "Hair ”em, scare ”em" (espressione pressoché intraducibile che suona qualcosa come "Impelali spaventali"). Che novità, dirà qualcuno: è dalle parrucche di Marie Antoinette e della corte di Versailles, passando per l’architetto de le chiome satireggiato nel Giorno da Parini per arrivare ai coiffeur superstar di oggi, presi a dispensar consigli non di shampoo, ma di vita, che il mondo occidentale pullula di petineuse dalle pretese artistiche ed esistenziali.
Il fatto è che il libro solo in minima parte è dedicato alle acconciature; abbondano invece barbe, baffi e pelurie diffuse, usate da scultori, performer e fotografi. Un tripudio di inenarrabili, affascinanti usi e abusi, a metà strada tra spericolata ricerca estetica, nuovo gusto del brutto e bestialità del terzo millennio. Volenti o nolenti, i confini dell’esteticamente lecito si allargano. La donna baffuta, però, rimane consegnata a certe dicerie. Per l’irsutismo al femminile c’è ancora tempo. Grazie al cielo.