Roberto Turno, Il Sole-24 Ore 16/1/2010;, 16 gennaio 2010
DA SEMPRE CAUTI SULLA PANDEMIA
«Non abbiamo mai soffiato sul fuoco della pandemia per incoraggiare l’acquisto di vaccini. Anzi, abbiamo sempre avuto molta cautela. La prudenza del governo in questa vicenda è stata giusta e la condividiamo in pieno ». Sergio Dompé, presidente di Farmindustria, difende il ruolo delle aziende farmaceutiche nel rompicapo del vaccino H1N1 e della pandemia-non pandemia che sta diventando un caso mondiale di spreco. Ma non in Italia, garantisce. Esiste una trattativa per la riconversione di 10 milioni di dosi in altre forniture al servizio pubblico, conferma Dompé. Ma precisa: il costo di 7 euro (più Iva) a dose è basso e comporta risparmi in prevenzione 18-20 volte superiori. Di più: a guadagnarci è lo stato, che incamererà «decine di milioni di euro per l’export» del vaccino fatto a Siena.
Presidente Dompé, le aziende sono sotto scacco: l’accusa è di aver alimentato il fuoco della pandemia.
Farmindustria non soltanto non ha mai incoraggiato gli acquisti, ma ha sempre avuto una posizione estremamente cauta. Non abbiamo mai soffiato sul fuoco. Anzi, abbiamo contributo a gettare acqua sul fuoco della pandemia.
Però i vaccini sono un bel business...
Parliamo di fatti reali. Il vaccino è prevenzione, non è cura, ed è l’investimento in salute che in assoluto costa meno rispetto al risultato: su 1 euro di spesa se ne risparmiano 18-20. E questo mentre l’Italia ha la spesa più bassa in prevenzione, dunque anche sui vaccini. Il ministro Fazio ha lavorato molto bene: ha aspettato, ha utilizzato una sola dose per coprire solo il 40% della popolazione. Ha avuto giustamente molta prudenza. Con costi di 7 euro più Iva: ecco, io chiedo, non sembra corretto un costo di quel genere per una tecnologia di così alto valore?
Avete avuto cautela perché dubitavate della pandemia?
Non è questione di dubbi. Il concetto del vaccino in queste situazioni è come il concetto assicurativo. Ma se ti assicuri contro il terremoto, c’è una differenza: se paghi il premio e il terremoto non c’è, benedici che non ci sia stato e non protesti per il premio pagato. Ecco perché dico che le scorte sono necessarie, sono una garanzia per i cittadini. Peri vaccini invece qualcuno pensa che si ridia indietro tutto a tuo rischio e pericolo e poi "grazie, prego, tornerò...". Dopo il pressing che abbiamo avuto per realizzarli, lavorando di giorno e di notte, di sabato e di domenica.
Intanto in Italia si parla di riconvertire 10 milioni di dosi non consegnate: è così?
Stiamo lavorando per mantenere le scorte che il governo riterrà necessarie e riconvertire le altre in nuovi ordinativi, anche vaccini stagionali, che il governo deciderà per la salute degli italiani. Per quanto riguarda Farmindustria faremo tutto il possibile per agevolare soluzioni che agevolino lo stato italiano. Poi compete alle parti arrivare a un accordo, spero in qualche settimana. Credo davvero che più correttezza di così non si potrebbe.
Resta il business...
Paradossalmente a guadagnarci è lo stato italiano. Il 90% dei vaccini prodotti a Siena sono fatturati per l’estero. Intanto l’Italia ha speso poco,s’è coperta dal rischio, storna parte dell’ordinativo iniziale e avrà parecchie decine di milioni di euro per la tassazione dell’export.
L’Oms è sotto accusa per mancata trasparenza e per i consulenti in conflitto d’interesse con le aziende.
auspicabile e doveroso averesolidi organismi ispettivi e tutti i controlli possibili e immaginabili. Ma stiamo attenti: siccome i vaccini li fanno le imprese, il know how lo hai solo collaborando con chi "fa le cose". Quello teorico o studiato sui libri, non è know how. Poi è chiaro: chi sgarra, quando sgarra, deve pagare. Senza sconti.