Mario Calabresi, La Stampa 16/1/2010, pagina 28, 16 gennaio 2010
LETTERE AL DIRETTORE DI MARIO CALABRESI: NEL 1855 ERAVAMO NOI MALVISTI DAGLI USA
Dopo i recenti fatti di Rosarno pare che l’immagine dell’Italia passata all’estero sia quella di un paese razzista e xenofobo. Non è vero, ma se la cosa può essere un deterrente all’arrivo di nuovi clandestini, allora forse è il caso di cavalcare la notizia, accentuandola. Se non altro abbiamo la possibilità, virtuale purtroppo, di mostrare un po’ di orgoglio pseudonazionale e non la solita dabbenaggine che ci è universalmente riconosciuta.
ROBERTO MANZONI MILANO
In Italia è in atto un’immigrazione senza freni e controlli, incentivata dalle promesse di regolarizzazione e cittadinanza. I posti di lavoro si stanno riducendo e molti immigrati vivono di espedienti ai margini della società o in condizione di sfruttamento da parte della malavita (vedi i recenti fatti di Rosarno, ma non solo). La situazione peggiora drammaticamente anno dopo anno e le nostre leggi non ci consentono di governare il fenomeno degli immigrati. Non potremmo almeno evitare di richiamarne sempre di più, illudendoli mediaticamente con promesse da marinaio? Si faccia finalmente passare il messaggio che il sistema è vicino al collasso e che l’Italia non può essere terra promessa per tutti i migranti del mondo.
OMAR V.
Ieri mattina, all’Archivio di Stato di Torino, ho trovato in mostra un’interessante lettera datata 12 giugno 1855, in cui il console del Regno di Sardegna a New York, Valerio, scriveva a Cavour per riferirgli che le autorità americane e i giornali mostravano crescente ostilità verso l’immigrazione italiana, iniziata da soli tre anni.
Il rappresentante sabaudo raccontava inoltre che il console degli Stati Uniti a Genova aveva segnalato con una lettera al sindaco di New York e ai quotidiani la partenza dal porto ligure del brigantino «Silenzio», carico di migranti dal Regno di Sardegna, sollecitando il blocco della nave all’arrivo a destinazione.
«Sgraziatamente - scriveva Valerio a Cavour - un numero considerevole degli emigranti Sardi che arrivano a questo porto si resero malvisti a questa Autorità perché si danno specialmente alla mendicità e all’accattonaggio. Tanto che la pubblica stampa più volte invitava il potere legislativo a provvedere affinché fosse messo un termine a tale immigrazione».
«Lo spirito di ostilità che le Autorità di questo porto hanno a più riprese manifestato verso l’immigrazione fa temere che lo sbarco dei passeggeri del ”Silenzio” incontrerà serie e forse insuperabili difficoltà». Nonostante tutto ciò, per oltre un secolo dopo quella lettera, l’America restò la terra promessa per gli immigrati italiani e ne accolse e integrò diversi milioni.
Mario Calabresi