Marianna Aprile, Novella 2000, n. 52, 30/12/2009, pp. 22-27, 30 dicembre 2009
I misteri della trans Michelle Porterò la verità in Brasile con me Lei nega, minimizza, ma Michelle, amica di Brenda, la trans morta in circostanze ancora da verificare, è il personaggio chiave del Caso Marrazzo
I misteri della trans Michelle Porterò la verità in Brasile con me Lei nega, minimizza, ma Michelle, amica di Brenda, la trans morta in circostanze ancora da verificare, è il personaggio chiave del Caso Marrazzo. Per tanti motivi. Primo: con Brenda e l’ex Governatore Michelle è protagonista di un video hot, forse al centro di un ricatto, di sicuro scomparso e girato durante un incontro a pagamento. Secondo: ha vissuto con Brenda nei mesi in cui si sarebbe ordito e forse consumato il presunto ricatto. Terzo: ha lasciato Roma per Parigi a luglio, nei giorni in cui i carabinieri poi finiti sotto inchiesta hanno iniziato a cercare di vendere un secondo filmino compromettente di Marrazzo, girato a casa della trans Natalì. Quarto: nonostante la strana morte dell’amica, Michelle non ha sentito l’esigenza di mettersi a disposizione di indagini e verità. Infine: tutto, appena ci si avvicina a lei, si fa mistero. Quando viene scovata a Parigi, sbucano persino dubbi sull’identità: fonti vicine alla Procura arrivano a sostenere che questa sia un’altra Michelle, non quella "di Marrazzo". Iniziamo, dunque, a mettere dei paletti. Prima di tutto sul nome, che Novella è in grado di svelare. Michelle si chiama José Luiz Dos Santos Filho, è nata a Recife, in Brasile, 35 anni fa, e da luglio ha trascorso le sue giornate a Parigi tra un monolocale di Pigalle e il Bois de Boulogne, il viale delle trans. La incontriamo a casa di un’amica, l’indomani del suo arresto nella capitale francese. Ufficialmente l’hanno presa perchè clandestina e rilasciata dopo dieci ore con in mano un foglio di via. Ma anche su questo arresto le versioni sono strampalate. «Cercavano un’altra persona, Rogerio, e hanno trovato me, per sbaglio. Fermandomi perché clandestina», ci dice lei. Sorvola sul fatto che a cercarla erano ben nove agenti della gendarmerie e che, prima di prelevarla da casa dell’amica Luciana, avevano fatto irruzione al secondo piano, prima porta a sinistra della scala D, del palazzo in cui ha casa Mary, altra amica trans che in questi mesi parigini l’ha ospitata e che nel 2006 le prestò i soldi per lasciare San Paolo e trasferirsi in Francia. Cercare Rogerio da Mary non aveva senso, ma cercare lì Michelle sì. «Hanno detto che Mary è la mia mama, cioè che sfrutta il mio lavoro, ma non è vero. Lei è un’amica, mi ha fatto un favore anni fa e i soli soldi che le do sono i 550 euro dell’affitto per la casa», dice Michelle. la stessa cosa che ha ripetuto alla polizia francese. E a quella italiana cosa ha detto? «Finora ho parlato solo con i giornalisti». Secondo le informazioni del settimanale Oggi in edicola, invece, l’arresto sarebbe stato proprio un pretesto per far sì che la polizia italiana potesse interrogarla, seppure in territorio francese. Come fa a sostenere che nessuno le abbia chiesto del video hot con Brenda e Marrazzo? «Ma quale video hot?! Era una cosa tranquilla, ero nella vasca a fare un bagno e anche fuori, solo coccole. Li ho raggiunti a casa di Marrazzo e sono rimasta due ore. Lui e Brenda era la seconda volta che si vedevano, per me era la prima. Non so da quanto fossero lì e cosa avessero fatto prima. Non ho visto la cocaina di cui si parla». Ma se persino Marrazzo ne ha ammesso la presenza. «Ho visto solo champagne. Io e Marrazzo non abbiamo fatto sesso. Siamo stati sul letto, nudi, a parlare, poi mi ha dato 500 euro e sono andata via. Brenda è rimasta lì». Quindi lei avrebbe preso 500 euro per fare un bagno a casa Marrazzo. « così, anche se non le piace». In Italia dicono che i video di Brenda con i clienti ce li ha lei. «E dove? Non ho il computer!» Basta un Dvd, una chiavetta Usb. «Senta, io di questi video non so nulla, quando ero in via Due ponti mi facevo i fatti miei, non parlavo con nessuno». Neanche ascoltava? Trans e testimoni parlano di un sistema di video, cocaina e ricatti e lei è l’unica a non saperne nulla. «Tutti parlano, anche troppo. Io no. L’unica cosa che sentivo è che c’era uno che portava alle trans la coca per i clienti». Cafasso, il pusher morto. «C’era uno, ma non so chi fosse». Sa qualcosa almeno di Brenda? «Vivevo con lei, a volte lavoravamo in coppia. Ci raccontavamo le nostre cose, piangevamo insieme». Quindi avrete parlato anche di Marrazzo, dei video, della cocaina... «No, di queste cose non parlavamo». Di queste, no. E di che cosa allora? «Lei beveva, si drogava, era disperata per Dimitri che l’aveva lasciata. Cercavo di farla smettere, mi ricordava mio padre e i suoi problemi con l’alcol. Brenda voleva tornare in Brasile, allora le dissi di metter via quel che guadagnava, che ad affitto e spesa avrei pensato io. Cucinavo per lei, le facevo la doccia quando era ubriaca. Lei aspettava il ritorno di Dimitri, per aprire una palestra con lui». E come mai la sua "dedizione" svanisce a luglio, quando lei senza preavviso fa i bagagli e molla Brenda? «Mi aveva delusa. Io facevo tanto...». Siete rimaste in contatto? «Non l’ho più sentita». Come ha saputo della sua morte? «Da Internet». Ma se non ha il computer... «Nella casa in cui vivo ce n’è uno». Si rende conto che non regge? «Ero delusa, non volevo più sentirla. Ma ho pianto tanto per la sua morte. Non mi chieda se penso si sia suicidata o sia stata uccisa. La mente delle persone è un labirinto». Una vita di difficile Michelle sembra cordiale, ilare e sincera. Ma fino a che punto lo è? Per carità, nessuno si aspettava che lei confermasse di buon grado ciò che l’ex fidanzato di Brenda, Giorgio T., ha rivelato a Novella, e cioè che Brenda, informatrice di alcuni dei carabinieri indagati, girava video all’insaputa dei clienti e poi li consegnava ai suoi complici. Né ci aspettavamo che Michelle dicesse «sì, è vero quel che dice Giorgio: Brenda dava a me alcuni video per metterli al sicuro». Se lo facesse, infatti, potrebbe ritrovarsi ancor più nei guai. In fondo, per la morte di Brenda gli inquirenti indagano per omicidio, e non hanno ancora escluso possa esser maturato in un giro di ricatti. Ma la voglia di star fuori da questa storia spinge Michelle a negare anche solo di aver mai incontrato i carabinieri indagati (che pure in zona tutti conoscevano). A ignorare chi fosse Rino Cafasso, il pusher delle trans, morto il 12 settembre, forse ucciso. E persino di aver parlato con Brenda di Marrazzo e del video che loro tre avevano girato. E poi quel suo sbandierare incompetenza informatica, rara in un ambiente, quello delle trans, in cui il Pc è spesso l’unico modo per rimanere in contatto con amici e famiglia lontani. L’unico momento in cui Michelle sembra davvero autentica e a suo agio è quando, invece di chiederle di Marrazzo, domandiamo della sua vita prima di Roma. Il suo volto cambia, si rilassa ed è come guardarla in faccia per la prima volta, dopo ore. «Sono nata a Recife, in una famiglia povera. Sono la maggiore, ma mia madre Lusinete e mio padre Zito hanno avuto anche Suely e due maschi, Carlo e Jani, il piccolo», dice. Michelle ha vissuto su e giù tra Recife e San Paolo: «Rovistavamo nella spazzatura per mangiare. A 8 anni scopre di essere attratta dai maschi, ma non lo ammette, neanche a se stessa. Quando ha capito di essere gay? «A 18 anni. Sfilavo per l’agenzia Balalaika di San Paolo, ma non sarei mai riuscito a diventare un modello, non avevo i soldi per il book. Dopo una sfilata sono andata alla discoteca Double Face, non sapevo fosse un locale gay. Lì ho visto per la prima volta uomini che si baciavano, mi ha fatto schifo. Poi uno si è avvicinato e mi ha chiesto di baciarlo. L’ho fatto. Era la prima volta, ero vergine». Quando è diventata una trans? «Dopo quel bacio, per quattro anni, ho riflettuto, incontrato molte trans, chiedevo dei clienti, di quello che volevano. Alla fine ho iniziato la cura ormonale». Ha fatto anche il seno, il naso...? «Solo dopo che il mio grande amore mi ha lasciata». Ci parli di lui. «C’è un solo amore nella vita di ognuno. Il mio è stato Carlos. Ci siamo incontrati in un lunedì di dicembre del 1995 a Piracicaba, dove viveva, alle 22 e 30. L’ho visto e ho detto: "Lui sarà mio marito". Abbiamo parlato, mi ha accompagnata a casa e non ci siamo lasciati per quattro anni. Nel weekend andavamo a casa dei miei. Una vita da donna normale». Perché è finita tra di voi? «Non voleva che mi prostituissi, ma con la sua paga da muratore non ce la facevamo a vivere e aiutare le nostre famiglie. Quindi è tornato da sua madre. Ancora oggi lo aspetto. Dopo che mi ha lasciata, ho fatto seno, naso e labbra». Perché è venuta in Europa? «Per poter aiutare economicamente i miei genitori. Nel 2006 sono arrivata a Parigi, ma allora mi facevo chiamare Patrizia. Dal 2007 fino a luglio 2009, sono stata a Roma. Il resto lo sapete». E invece è proprio il resto che non sappiamo. Ma non sarà Michelle a parlarne. Ci chiede se abbiamo finito e tormenta la fede d’oro al suo anulare sinistro: «L’ho comprata io. Sogno un matrimonio, ma so che non lo avrò mai». Ha una foto di Carlos? «L’avevo, ma l’ho persa poco tempo fa». Forse, la foto a cui si riferisce è quella trovata sul tavolo di casa di Brenda l’indomani della sua morte. Cosa ci faceva, lì, in bella vista, a distanza di quattro mesi dalla partenza di Michelle? Qualcuno voleva forse dare un avvertimento alla trans rifugiata a Parigi? O solo spostare su di lei l’attenzione? Le trans di Parigi si ribellano «Lo scriva pure: le trans di Parigi sono furiose con quelle di Roma». A tuonare contro le colleghe è Giovanna, trans franco-brasiliana, amica di Michelle, con al suo attivo esperienze nel cinema, e una parte nel film dal titolo emblematico Une affaire d’tat (Un affare di Stato, 2009), in cui recita accanto alla nota trans francese Brigitte Boréale. «Da voi le trans parlano per farsi pubblicità». Guardi che c’è un’inchiesta... «Loro parlano per diventare pornoattrici, fanno tutte così». Parlano di carabinieri corrotti... «E sai che novità... Anche qui, certi agenti francesi, con una mia amica hanno provato a fare lo stesso. Le hanno detto "chiamaci quando hai clienti vip". Sa che ha fatto? Ha preso i nomi e li ha denunciati. L’hanno aspettata a casa, l’hanno picchiata, e lei li ha minacciati di denunciarli ancora. E loro sono spariti. La legge francese tutela più di quella italiana una clandestina che si rivolge alle autorità. In Italia, chi lo fa viene espulso». Lei conosce le trans del caso Marrazzo? «Brenda, Natalì e Michelle, sì». Cosa pensa della morte di Brenda? «Voglio farle notare una cosa. Tutte le trans che chiacchierano troppo dei loro clienti muoiono. La strada non tollera chi parla. Pensi alle tre dello scandalo che a Rio de Janeiro ha coinvolto il calciatore Ronaldo: una è morta e le altre due non si sa che fine hanno fatto. Sa che le dico? La prossima è Natalì». Ma Natalì difende Marrazzo. Di ricatti, coca e carabinieri non dice niente. «Non è quello che dice, il punto è che parla». E Michelle? «Michelle non ha niente da dire».