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 2010  gennaio 15 Venerdì calendario

PER DIGERIRE LA CAZZULLATA AI CHIODI DI GAROFANO CUCINATA A HAMMAMET, IL CORRIERE FA BERE AI LETTORI L’AMARO BRAGANTINI – "NIENTE VIA A CRAXI: NON HA IL PIL" - MA L’ECONOMISTA DIMENTICA CHE BANKITALIA (CIAMPI) E MEDIOBANCA (CUCCIA) ERANO I VERI RAS DELLA POLITICA ECONOMICA ANNI ’80 DEI GOVERNI CRAXI E DE MITA - E DRAGO DRAGHI, DIRETTORE DEL TESORO NEL ”91, GIà LAVORAVA PER IL MINISTRO GORIA - LA MEMORIA PARACULA DEI LOS PARAGURUS: CHISSà DA QUALE PIANETA PAPALLA VENGONO GALLI DELLA LOGGIA (COLLABORATORE DI MARTELLI), IL FILOSOFO LUCIO COLLETTI (COLLABORATORE DELLA RIVISTA PSI "MONDO OPERAIO"), PAOLO MIELI (POTERE OPERAIO)?

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"Il denaro è un buon soldato, signore, e sempre lo sarà"
(William Shakespeare)

Salvatore Bragantini Nella stessa pagina del Corrierone di giovedì 14 gennaio dove è apparecchiata un’intervista ad Anna Craxi di Aldo Cazzullo garofanata ad Hammamet, alla fine è servito come digestivo l’amaro Bragantini. Delle note distillerie Salvatore di Imola. Ora, del resto, non è la prima volta che il professore-banchiere scende in campo per negare a Craxi e De Mita una via da apporre rispettivamente a Milano e a Nusco (presupponiamo).

Gli ex Diarchi della cosiddetta prima Repubblica, a giudizio del neo assessore alla toponomastica di Mani pulite, sarebbero colpevoli - magari a ragione - di aver fatto volare il debito pubblico italiano dal 60 al 120 per cento del Pil.

Ma il digestivo Bragantini non sembra rientrare tra i "conformisti" di rito Battista (Pigi), "che strumentalizzano la realtà e distruggono gli individui a colpi di ideologia". Un saggio Rizzoli che per onestà intellettuale si raccomanda da solo: a fondo pagine ci sono i ringraziamenti dell’autore al suo ex direttore al "Corriere della Sera", Paolino Mieli, che gli ha stampato il volume appena nominato presidente dell’Rcs libri. Bragantini, secondo il Pigi(ama) pensiero potrebbe essere inserito tra gli "irregolari".

Magari insieme all’ex collaboratore del socialista Martelli, Ernesto Galli della Loggia, allo scomparso ex parlamentare di Forza Italia, Lucio Colletti e all’ex Potere Operaio, Paolo Mieli. Che avendo diretto il Corrierone per quasi una decina di anni per Battista non fa parte della casta dei conformisti. Beato lui. Ma torniamo al distillatore (di giudizi) da Imola.

Nel prendere di petto sul quotidiano di via Solferino gli sperperi pubblici di Craxi e De Mita (colpevoli sì di non saper maneggiare per ignoranza i bilanci statali), l’ex commissario Consob (nominato nel ’96) dimentica che da Menichella a Ciampi la stella polare che ha guidato tutti le politiche economiche dei governi in carica è stata Bankitalia. E che non c’è stata elargizione di soldi dello Stato a beneficio delle grandi imprese private (Fiat, Ferruzzi, Olivetti, Pirelli, Montedison, Telecom, Marzotto etc) senza la regia di Mediobanca (gruppo Iri), guidata con cinismo e autonomia dal boiardo di Stato, Enrico Cuccia.

L’amaro Bragantini, salito in cattedra con lo scalpello, dovrebbe andarsi a rileggere le considerazioni del governatore di Bankitalia, Carlo Azeglio Ciampi, nel periodo in cui a palazzo Chigi c’erano i mezzibusti ora da demolire nelle strade, Craxi e De Mita. E poiché ha dato alle stampe il bel saggio sul "Capitalismo italiano" (Baldini e Castoldi) ed è stato allievo Roma del grande Federico Caffè, l’economista-banchiere s’impegni a spiegare ai lettori del "Corriere" chi nel 1991 ha nominato Mario Draghi, oggi numero uno in via Nazionale, alla direzione generale del ministero del Tesoro.

In quelle stanze che furono di Quintino Sella, dove già alla fine degli anni Ottanta Draghi fu chiamato a lavorare con profitto dallo scomparso responsabile del Tesoro, il demitiano di ferro Gianni Goria. E se Bragantini andrà a fare visita a Flebuccio de Bortoli, attraversi l’adiacente via Eugenio Balzan, che conduce alla "Sala Buzzati".

Possibilmente munito di scala e piccone: la stradina è intitolata infatti a un personaggio controverso che ebbe un ruolo importante da amministratore (e non soltanto) al "Corriere" durante il fascismo e nella Liberazione. Fu sospettato di maneggi sporchi (mazzette per l’intermediazione) dagli editori Albertini che stavano per cedere le loro quote azionarie ai Crespi. Fu costretto all’auto esilio in Svizzera. Qui morì. Innocente, fino a prova contraria.

[15-01-2010] dagospia