Laura Landolfi, Il riformista 15/1/2010, 15 gennaio 2010
Sillabario Poli. W le prime donne come la Bonino. «Era meglio Mussolini». Prego? «Di questo qui che ci governa
Sillabario Poli. W le prime donne come la Bonino. «Era meglio Mussolini». Prego? «Di questo qui che ci governa. Almeno noi piccoli balilla si cantava ”chi ci dà la luce il duce». Una carriera da provocatore quella di Paolo Poli che a ottant’anni suonati continua ad essere «il professorino che canta» come lo definì Camilla Cederna, e infatti recita, danza e canta ancora una volta nei ”Sillabari” del suo amico Goffredo Parise, alla Sala Umberto di Roma fino al 24 gennaio. E precisa: «Il mio lavoro è solo quello di intrattenere per un’ora e mezza il pubblico senza che prenda a unghiate le poltrone». Lei porta in scena autori poco frequentati dal teatro: Parise, Palazzeschi, Diderot per citarne qualcuno. Come mai? A me interessa la letteratura perché non invecchia mai. Questo non è un testo teatrale, anzi è contrario alla natura del teatro perché il narratore si estende nell’analisi, il teatrante sintetizza. Ma non mi interessa l’attualità che è per imbecilli. Poi anche volendo parlare di attualità non c’è nessuno che si interessi alle cattiverie dei nostri sovrani. Come di quello che ci governa ora. Mussolini era più intelligente. E poi aveva capito… Che cosa? Che in Italia il vero sovrano è il Papa. sempre stato così, niente è cambiato. Pensi che quando Parise andò in Cina gli dissero che l’Italia era un Paese circondato dal mare con un re che si chiamava Papa Diciamo che lei non ha ottimi rapporti con la Chiesa da quando nel ”67 censurarono il suo ”Santa Rita da Cascia” ma tornando allo spettacolo, Parise racconta l’Italia che cambia dal dopoguerra in poi. Come sono stati quegli anni per Poli? Venni a Roma da Firenze per fare un film al posto di Terence Hill che si era ammalato, ma poiché parlavo anche il francese a Cinecittà mi fecero un contratto per un anno, nel frattempo continuavo a insegnare a Firenze così avevo agganci con il mondo della cultura. Era ospite di Zeffirelli... Prima andai in albergo e poi a casa sua perché giravamo ”Camping”, ma all’epoca facevo anche sa quei fumetti? I fototoromanzi e Zeffirelli mi prestava le sue giacche. Poi girai ”Le due orfanelle” e lavorai con Blasetti Con il cinema però non ha continuato. Sa, all’epoca c’erano maestranze di prim’ordine. Ricordo che venne sul set Tonti, un fotografo che doveva fare dei primi piani a Marisa Allasio e con un telone bianco, che reggevamo noi, faceva la luce del sole. Poi il truccatore le fece l’abbronzatura e lei faceva quella che emergeva dal mare. Un altro mondo. Lo sa che ora hanno rifatto ”Otto e mezzo” di Fellini? Il film si chiama ”Nine”. Veramente? Non lo sapevo. Sono quelle cose che fanno gli americani, come ”Sabrina” che poi ci mettono certe cavallone…capisco gli onorevoli che si fanno i trans. In teatro invece negli anni ”60 a Roma spopolava il teatro di ricerca, lei che rapporti aveva con l’avanguardia romana? Più che altro era mia sorella Lucia quella che faceva l’avanguardia. A forza di frequentare quei teatri le venne la scabbia, quell’animale sotto pelle. Meraviglioso. Sa come diceva Picasso: «Gli altri ricercano, io trovo». Più che altro incontravo Carmelo Bene ma non nelle cantine, nei salotti. Le salette teatrali le aveva abbandonate da un pezzo, già frequentava giri più grandi, già picchiava le donne. Lui aveva qualcosa quando entrava in scena, il flamenco, come diceva Garcia Lorca. Era un mostro. Anche lei fa training prima di andare in scena come si usa nel teatro di ricerca? Che quelle cose tipo respirazione, tai chi chuan? Come si dice? Che imbecilli! Io al massimo faccio la memoria. Lei e Lucia all’epoca vivevate insieme. Non si deve mai vivere da soli, o comunque stare da soli, ci vuole un po’ d’amore o di trastullo come diceva Paola Borboni che alla compagnia regalava cazzi artificiali. Però lei ha dichiarato di essere contrario ai matrimoni gay. Non è così, se due si vogliono sposare facessero come gli pare. Sapesse quanti ne ho sposati. In che senso? Sa noi artisti siamo un po’ come preti tutti ci vengono a raccontare i loro affari o le cattiverie. A Firenze venivano da me con la fede, io gliela mettevo e dicevo «andate e montatevi». La gente ha bisogno del riconoscimento, dell’atto notarile, io e Laura Betti per esempio no. Hanno scritto che con la Betti, cui era molto legato, andavate a rimorchiare a piazza di Spagna. Ma non è vero. Mai fatto marchette io. La verità è che raccontai un aneddoto in cui io e Laura si stava a sedere a piazza di Spagna, non ci davano la paga della settimana nel film che stavamo girando, noi protestammo e così ci dissero «andatevene in giro a rimorchiare». Poi i giornalisti scrivono come gli pare. Leggendo il libro sulla sua vita… Ma che legge, legga Cechov piuttosto! Quello lo feci con quella checca periferica di Giovanni Pennacci che mi vide comprare delle ciglia finte e rimase folgorato. Mi vedeva come libertario libertino. Ma ora che vuole che faccia più alla mia età! Certo non si arriva vergini a ottant’anni a meno che la verginità non sia stimato un bene imperituro. Un tempo nei presepi c’era un personaggio che ora non c’è più: la levatrice che fa un gesto di stupore nel vedere il bambinello nascere senza estirpare il velo della verginità. La Madonna immacolata prima durante e dopo. E cosa pensa del teatro di oggi? Esiste un erede di Poli? Che so, Brachetti? Io non vado mai a teatro perché sto sempre in scena. Sono i vigili del fuoco, quelli che stanno nei teatri, che mi raccontano gli spettacoli. Loro hanno l’occhio del vero pubblico senza le nostre sovrastrutture. Per quel che riguarda Brachetti: non è il mio lavoro solo cambiare vestito. Manca di letteratura, fa solo effetti e non si aggancia al testo. Le sorelle Grammatica non erano mica sprovvedute, facevano ”Amleto”. Emma era il principe e Irma Ofelia. Lo fece anche la Berhard. Io più che altro mi sento più vicino alla Bovary. Che mica si uccise per amore ma per saldare i debiti. Aveva deciso di rifare casa e l’interior uccide, come sa Woody Allen. Benché abbia dichiarato di votare Pd lei non si occupa di politica ma la politica si occupa e male di teatro. Guardi io sono un privato, gli Stabili sono dei carrozzoni che hanno sempre campato con i soldi pubblici anche se facevano uno spettacolo brutto. Quando provai a dire a Tofano che dovevamo fare la Siae lui disse «Ma che, quel carrozzone fascista?». Io con i miei lavori faccio duecento repliche l’anno, batto la provincia. Nelle grandi città tutto è in mano agli stabili che si scambiano gli spettacoli. A proposito che ne pensa della Bonino candidata alla Regione Lazio? Non è molto bella, è un po’ vizza però è brava, andrebbe benissimo. E poi le donne sono più intelligenti degli uomini. Guardi me.