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 2010  gennaio 13 Mercoledì calendario

CERCASI UNO STORICO DOC PER CELEBRARE CAVOUR

Qualche tempo fa Libero denunciò il fatto che non fosse stato costituito nessun comitato per celebrare il bicentenario della nascita del conte di Cavour e ricordò che nel 2008 e nel 2009 l’apposita Consulta insediata presso la Direzione Generale per le Biblioteche, gli istituti culturali e il diritto d’autore del Mibac aveva approvato l’istituzione di 38 nuovi comitati nazionali sui quali il ministero, a norma di legge, esercita la vigilanza.
La denuncia, più che una dimenticanza imperdonabile, intendeva sottolineare la ”debolezza etica” della classe politica e del mondo intellettuale che - mentre in anni precedenti non aveva esitato a stanziare finanziamenti e mobilitare risorse per celebrare le componenti ”rivoluzionarie” e ”popolari” del Risorgimento come Mazzini e Garibaldi - non sembrava affatto interessata a ricordare la figura di colui che era stato il vero artefice dell’unità nazionale. E, ancora, intendeva richiamare l’attenzione sul pericolo che venisse data surrettiziamente una lettura distorta e non storicamente esatta del Risorgimento.
Una ”toppa” rimediata
La legge che regola la costituzione dei Comitati Nazionali (legge 1° novembre 1977, n. 420) prevede, all’articolo 2, che essi vengano istituiti un anno prima dell’evento da celebrare, mentre la ricorrenza del bicentenario della nascita di Cavour è ormai questione di mesi. Se, quindi, venisse varato oggi, come sembra, un comitato sulla base del ”recupero” di proposte a suo tempo presentate e non valutate o approvate (poco importa quale ne sia il motivo), esso sarebbe un Comitato che non risponde ai requisiti formali e sostanziali previsti dalla legislazione vigente e darebbe l’impressione di una ”toppa” malamente rimediata.
Detto questo, il rimedio c’è, anche se di un rimedio, sempre, si tratta. La stessa legge, infatti, prevede che legittimati a richiedere l’istituzione di comitati del genere siano non soltanto comitati promotori ad hoc costituiti, ma anche amministrazioni dello Stato. Che sia dunque il Mibac stesso, in prima persona, in quanto amministrazione dello Stato, a proporre un Comitato specifico per le celebrazioni del bicentenario della nascita di Cavour. pur vero che dal punto di vista formale non è superata la questione dei ”tempi”, ma è anche vero che, da un punto di vista sostanziale, tale questione potrebbe ritenersi superabile proprio in relazione all’eccezionalità dell’evento e alla necessità di non mancare all’appuntamento della ricorrenza che cade il prossimo 10 agosto: fatti, questi, che, combinati insieme, giustificano una avocazione governativa delle celebrazioni.
A questo punto, però, è più che mai opportuno che il ministro, o chi per lui, non si lasci andare alla troppo facile tentazione di ricorrere a nominativi di impatto mediatico piuttosto che scientifico, magari bravi in altri settori ma senza alcuna competenza sul periodo storico in questione, o, ancor peggio, non ceda alla suggestione pericolosa di rivolgersi, per puro e semplice provincialismo culturale, agli stranieri.
La vicenda delle interpretazioni storiografiche sulla figura e sull’opera di Cavour è una vicenda lunga e complessa che passa attraverso fasi diverse. Si parte dal periodo immediatamente post-unitario quando prevaleva una storiografia apologetica e sostanzialmente provinciale, che ruotava solo attorno a Torino e al Piemonte, ma che pure produsse lavori di buon livello: e sarà sufficiente rammentare, fra gli altri, gli scritti di Ruggero Borghi, di Nicomede Bianchi e la commossa rievocazione biografica di William De La Rive.
Si passa poi alle ricerche maturate nel clima dell’idealismo - ai lavori di Adolfo Omodeo e alle interpretazioni di Benedetto Croce e di Giovanni Gentile - nonché a quelle di storici come Franco Valsecchi che spostano il punto di osservazione da Torino all’Europa delle nazionalità. E, infine, si giunge alla grande opera innovativa e, per molti versi, definitiva di Rosario Romeo che, combinando il realismo storiografico di Gioacchino Volpe con la visione della storia etico-politica di Croce, pur attraverso la dimensione biografica, ha fornito di Cavour un ritratto a tutto tondo e ha dato del Risorgimento una valutazione equilibrata e storicamente inappuntabile.
Scelte da ponderare
Sullo sfondo dell’imponente storiografia cavourriana si sono misurate le contrapposizioni e le controversie di tanti filoni interpretativi, da quello sabaudo a quello cattolico, da quello marxista a quello radicale, per tacere, naturalmente, dei discorsi portati avanti dai nostalgici degli antichi regimi e dagli aedi dei vinti. Tutto ciò lo si rammenta, in questa sede, solo per richiamare, ancora una volta, l’attenzione sulla delicatezza del problema delle celebrazioni del bicentenario della nascita di Cavour. E quindi sul fatto che le decisioni in merito debbono essere ponderate. E bene.