Filippo Facci, Libero 10/1/2010, 10 gennaio 2010
Craxi, -9 Mancano 9 giorni - al decennale della morte di Bettino Craxi - non fosse chiaro. Seguono due episodi
Craxi, -9 Mancano 9 giorni - al decennale della morte di Bettino Craxi - non fosse chiaro. Seguono due episodi. Episodio uno. E’ il 15 luglio 1996, ad Hammamet, e sono quasi le tre del mattino. Craxi sta ammaliando da ore un bivacco di attenti ragazzotti: discorsi che spaziano dai più incredibili retroscena sul terrorismo a improbabili affreschi sulla guerra d’Africa. Si parla anche di socialismo, ovviamente. Il socialismo di qua, il socialismo di là. Perchè il socialismo, del resto il socialismo. »Che poi il socialismo», scandisce Bettino, e ci mette in mezzo un pausa delle sue, lunghissima, «che cazzo sia, non l’ha ancora capito nessuno». Risate timide. Poi isteriche. Alla fine iragazzotti stramazzano dal ridere e Craxi li guarda come se gli stessero facendo un affronto, ma poi sorride, comincia a ridere anche lui, forte, ma un po’ di lato, perchè si vergogna. Episodio due. Sempre luglio 1996, sempre Hammamet, sempre notte fonda. Due ragazzotti, ospiti, bisbigliano sinchè sentono un rumore e vedono un’ombra. E’ Craxi, in mutande, che sta facendosi una zoppicata notturna. Imbraccia un coltello da quaranta centimetri; cammina; spalanca il frigo; ci pensa un attimo; infilza una caciotta con inaudita violenza; la tira fuori. E rimane lì, un poco storto, le gambe allargate, la posa da guerriero, il dardo abbassato che ha trafitto la caciotta della finta rivoluzione.