Alessandra Paolini, La Repubblica 14/1/2010, 14 gennaio 2010
E a New York va di moda la coda alla vaccinara. Il fusion? "Datelo ar gatto" come avrebbe detto Nando Mericoni, l´indimenticabile Alberto Sordi in "Un americano a Roma"
E a New York va di moda la coda alla vaccinara. Il fusion? "Datelo ar gatto" come avrebbe detto Nando Mericoni, l´indimenticabile Alberto Sordi in "Un americano a Roma". Ufficiale: a New York è l´ora della coda alla vaccinara. Ammicca dai menu dei ristoranti di tendenza - da Long Island City a Greenwich Village - in buona compagnia di tonnarelli cacio e pepe e bucatini alla amatriciana. E non è un sentire campanilistico a raccontarlo, ma il New York Times che dedica al proliferare di ristoranti di tradizione romana un lungo articolo "In New York Restaurants, the Rise of Rome". E´ la rivincita della Sora Lella sulla bistecca fiorentina e la ribollita, da sempre simbolo del made in Italy tra i fornelli. Persino Danny Meyer, un dio della ristorazione newyorkese, ha deciso di buttarsi sulla pajata. E sull´onda di quanto è buono il saltimbocca alla romana ha aperto un´Hostaria very very trasteverina. Così, la sera i newyorchesi nipotini degli yuppies anni Ottanta, si trovano tutti a mangiare al "Maialino", all´interno di uno dei hotel più trendy della Grande Mela, il Gramercy Park Hotel. Ma sulla carbonara a stelle e strisce il pecorino sarà vero? Se lo domanda la Coldiretti, che avverte: «Gli Stati Uniti sono il Paese dove più diffuse sono le imitazioni dei prodotti alimentari tipici italiani». E va oltre stimando che fuori dai confini italici siano taroccati almeno due piatti italiani serviti, su tre».