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 2010  gennaio 14 Giovedì calendario

I Benso formarono nell’epoca tardomedievale una delle sette famiglie «de albergo (gruppi di famiglie aristocratiche, legate da comuni interessi e rafforzati dalla comproprietà di una o più torri, costruite per difendersi non solo nelle lotte contro i plebei, ma anche in quelle tra nobili stessi)» o «ospizi» di Chieri insieme a Balbo, Costa, Gribaldenghi, Merlenghi, Mercadillo e Pillori

I Benso formarono nell’epoca tardomedievale una delle sette famiglie «de albergo (gruppi di famiglie aristocratiche, legate da comuni interessi e rafforzati dalla comproprietà di una o più torri, costruite per difendersi non solo nelle lotte contro i plebei, ma anche in quelle tra nobili stessi)» o «ospizi» di Chieri insieme a Balbo, Costa, Gribaldenghi, Merlenghi, Mercadillo e Pillori. L’albergo più potente era quello dei «Balbi», al quale appartenevano, oltre ai Balbo, altre 27 famiglie. Furono tutte famiglie affaccendate a guadagnare: alle attività rurali, produzione e vendita dei grani associavano floride attività commerciali e bancarie. Gli storici non concordano sul nome del capostipite della famiglia. Alcuni, come Monsignor Della Chiesa e Antonio Muratori, lo fanno risalire ad un certo Benzo, Messo Imperiale (986) dell’Imperatore Ottone III, di origine sassone. Altri ritengono che la famiglia possa essere ricondotta a San Benigno Bentio, Arcivescovo di Milano nel V sec. Altri ancora, rifacendosi ad una sentenza del 18 febbraio 1184, fanno risalire la famiglia a un certo "Obertus de domina Bencia". Nell’atto di vendita del 1191 Guillelmo Bensio comparve come uno degli acquirenti del feudo di Santena dalla Canonica del Salvatore di Torino. Nel 1200 circa si ricorda un certo Uberto de Cario, ambasciatore del Comune di Asti, il quale trattò la pace tra Ardoino, Vescovo di Torino, ed i Comuni di Chieri e di Torino. Da uno dei suoi figli, Matteo, nacquero Enrico, capostipite dei Benso Conti di Santena (estinti verso il 1734) e Giacomo, capostipite dei Benso di Ponticelli/Albugnano (estinti nel 1753), da cui discesero i Benso Marchesi di Cavour Conti di Isolabella, Signori di Cellarengo e di Torre di Valgorrera. Col passare degli anni nacquero, inoltre, i Benso di Ottiglio (estinto nel 1778) ed i Benso di Menabò/Mondonio (estinto nel 1763). L’infeudazione del Marchesato di Cavour ai Benso di Ponticelli avvenne nel 1649, quando il 10 novembre Carlo Emanuele II di Savoia conferì il titolo di I° Marchese di Cavour a Michele Antonio Benso, contro il pagamento di Lire 20.000 d’argento. In effetti Michele Antonio pagò 16.000 lire in contanti, mentre 4.000 dovevano considerarsi "incontro" di un debito che il duca non era più in grado di restituire. Il 20 giugno 1742, dopo una causa durata anni, la Regia Camera dei Conti riconobbe senza valore le patenti d’infeudazione del 1649. Il feudo di Cavour fu revocato ai Benso e reinserito nel Regio Patrimonio. Dopo cento giorni, il 28 settembre dello stesso anno, Michele Antonio Benso riuscì a ricomprarlo con un versamento di Lire 85.000. Michele Antonio Benso (1707’1773) ebbe 16 tra figli maschi e femmine; il primogenito, Giuseppe Filippo, sposò Philippine de Sales ed ebbe un unico figlio, Michele. Michele Giuseppe Francesco Antonio Benso di Cavour (1781-1850), conte di Isolabella, signore di Corveglia, Dusino, Mondonio, Ottiglio, Ponticelli, consignore di Castagnole, Cellarengo e Menabi, Cereaglio, Chieri, San Salvatore, Santena, Valfenera, fu sindaco di Torino nel 1833-’34 ed entrò giovanissimo nello stato maggiore dell’esercito, essendo nominato Barone dell’Impero da Napoleone nel 1810. Sposò nel 1804 la ginevrina Adele marchesa di Sellon d’Allaman, che gli diede due figli: Gustavo Filippo e Camillo Paolo Filippo Giulio, conte di Isolabella e Leri, il noto statista, ”padre della Patria”. L’acquisto del Castello di Trofarello rientrava in un vasto progetto di ampliamento delle proprietà immobiliari di famiglia, in un momento economico particolarmente positivo, che aveva visto nel 1822 l’acquisto della grangia di Leri, cui erano annessi boschi, gerbidi e un’ampia dotazione di coltivi, trasformata in una grande azienda modello. Nel 1818 il marchese Michele di Cavour aveva inoltre preso in fitto una parte del castello e dei terreni (180 ettari di campi e vigneti) del Castello di Grinzane, passato di proprietà ai Clermont’Tonnerre. Ottimo amministratore, Michele Benso di Cavour presto completò l’acquisto del castello e ampliò la proprietà terriera fin oltre i 205 ettari, un’estensione superiore alla metà dell’intero comune. Il marchese Michele Benso era attivo in veste di banchiere, industriale, grande agricoltore. Azionista di società per la navigazione sui laghi, proprietario di molini e di tenute agricole, nelle quali fu il primo ad impiegare trebbiatrici meccaniche, era inoltre esperto di banca e di contratti di borsa. Da Gustavo Benso ed Adelaide Lascaris di Ventimiglia nacquero Augusto (morto nel 1848 a 20 anni durante la battaglia di Goito), Giuseppina che sposò Carlo Alfieri di Sostegno, e Aynardo, VII ed ultimo Marchese di Cavour, morto celibe. Da Giuseppina Benso di Cavour e Carlo Alfieri di Sostegno nacquero Luisa (1852’1920), che sposò Emilio Visconti Venosta (1829-1914), e Adele, morta nubile. Da Luisa Alfieri di Sostegno ed Emilio Visconti Venosta nacquero Paola (1877’1886), Carlo (1879’1942), Francesco (1880’1898), Enrico (1883’1945) morti celibi – quest’ultimo morì partigiano nella IIª guerra mondiale – e Giovanni (1887’1947), che sposò la Marchesa Margherita Pallavicino Mossi. Non ebbero figli. 1 Premessa 2 Il territorio di Truffarello 3 Il Castello Vagnone, nell’ambito di un sistema di fortilizi 4 Un complesso di edifici di varia destinazione (1) 5 Un complesso di edifici di varia destinazione (2) 6 Un complesso di edifici di varia destinazione (3) 7 La Torre 8 L’antica Casa Comunale 9 La Cappella di San Rocco 10 La Chiesa dei SS. Quirico e Giulitta. 11 I Vagnone (ramo di Trofarello) 12 I Benso di Cavour 13 Riferimenti