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 2010  gennaio 13 Mercoledì calendario

CONFESSIONE VERSUS PSICANALISI


"A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" (Vangelo secondo Giovanni 20, 23)

La Biennale di Venezia del 2009 ha visto, per una fortunata congiunzione di volontà e poteri per una volta non nichilistici, il ritorno della pittura e addirittura della pittura sacra. Non ci potevo credere, quando l’ho saputo, che laddove nelle passate edizioni erano stati esposti video effimeri, anonimi e disperanti sarebbe stato presente Marco Cingolani, autore di una serie di opere genialmente, cattolicamente intitolata ”Confessionali felici”. I confessionali del pittore comasco non hanno nulla di lugubre né di repressivo, e lo dimostra la crestina rossa sul tetto: secondo me una cresta di gallo, secondo l’autore una coroncina, o una torta. Qualunque cosa sia, una cosa buffa. ”Sono veri e propri aiuti umanitari, è lì che l’anima riconquista la serenità”. Cingolani si riallaccia al ”non di solo pane vive l’uomo” e mi ricorda come nelle disgrazie la soluzione non è la Croce Rossa ma la Croce. Adesso sui luoghi delle tragedie, che so, sulle macerie di una palazzina crollata per colpa di una bombola di gas, subito dopo i pompieri accorrono gli psicologi, per assistere i sopravvissuti. Che cosa potranno mai combinare quegli impiegati della desolazione? Mostrare tesserini? Distribuire sedativi? Le pietose pasticchine possono fornirle anche gli infermieri, senza farla tanto lunga. In casi del genere la presenza di un laureato in chiacchiere è ingiuriosa, da quanto è fatua. Frati bisogna mandare, quando ci sono disgrazie e disgraziati. Frati, nemmeno preti, che hanno troppo commercio col mondo e perciò, come il mondo, tendono a non parlare mai di morte. Nessuno che al posto di ”morto” abbia mai detto ”scomparso” potrà mai consolare nessuno. ”Scomparso” è parola menzognera, provate a vestire un morto e a seppellirlo senza ricorrere a personale specializzato e vedrete quanto un cadavere può essere pesante, presente. La verità rende liberi anche dalla disperazione. Servono frati vestiti da frati, col loro bravo saio, la croce, i sandali, il cordone. Uomini capaci di parlare di ”sora nostra Morte corporale” che, garantisce Francesco d’Assisi, non farà troppo male. Ai superstiti deve sembrare di parlare con dei Santi e non con dipendenti dell’asl con il pensiero alle ferie o alla pensione. La Chiesa definisce la confessione ”sacramento di guarigione” e come potrebbe essere altrimenti, è stato Gesù Cristo a inventarla. Matteo riporta le parole rivolte a Pietro alle sorgenti del Giordano: ”Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”. La seduta psicanalitica è una trovata del massone cocainomane Sigmund Freud, un uomo come noi, incapace di compiere miracoli esattamente come noi. Un povero diavolo che un poco di bene lo ha fatto a una sola categoria, gli sceneggiatori senza idee. Per quei meschini la sua teoria è una zattera di salvataggio: nel cinema romano e in quello americano (specie se girato a New York) quando un film non sanno come iniziarlo o come mandarlo avanti mettono il protagonista sul lettino e lo fanno parlare, parlare, parlare. Si risparmia pure, siccome girare scene in esterni è molto più costoso che puntare una macchina da presa sulla faccia di un attore dentro uno studio. Nella realtà extracinematografica no che non si risparmia, con le sedute. La psicanalisi è mammonica, Freud ci si dedicò al preciso scopo di fare quei soldi che con le precedenti specializzazioni mediche non era riuscito a guadagnare. La parcella è componente essenziale, nei testi si legge di ”vantaggi psicoterapeutici dell’onorario, elemento motivatore sia per il paziente che per lo psicoterapeuta”. Viene da ridere ma non è cabaret, quanti ci sono cascati. All’opposto la gratuità è una caratteristica della confessione, Cristo ha già pagato per tutti. La confessione è divina, nel confessionale c’è Dio che ti perdona, il sacerdote è solo un tramite, un volto spesso ignoto dietro una grata. ”Cristo ha affidato a noi il ministero della riconciliazione” dice San Paolo nella Seconda lettera ai Corinzi e non è certo invidiabile chi è costretto ad ascoltare, possibilmente senza fare una piega, il fiume inarrestabile delle miserie umane. L’eroismo di alcuni grandi Santi si misura proprio dal tempo passato al confessionale: Padre Pio confessava da mane e sera (spesso elencando ai fedeli sbigottiti i peccati da loro commessi prima ancora che aprissero bocca) mentre il Curato di Ars arrivò a procurarsi le piaghe da decubito, con quindici, sedici, diciassette ore quotidiane di una tortura a cui non voleva sottrarsi pur di dare sollievo ai fedeli. Solo un confessore può sciogliere i grovigli interiori che strozzano le anoressiche e tutte quelle ragazze disturbate che passano la vita ad accusare e ad accusarsi, in un mondo mentale e medico dove si vive come se Dio non ci fosse e dove perciò non si trova nessuno in grado di discolpare. Come racconta la governante di casa Freud, donna molto più sensata dei clienti del suo padrone, nello studio di Vienna i malati ”entravano depressi e ne uscivano altrettanto depressi”. Ovvio, ”la psicanalisi è una confessione senza assoluzione”, parola di Chesterton. Si può comodamente allargare la validità della citazione alla psicologia, parente democratica e invasiva che inzuppa le serie televisive come l’alto-borghese trappola freudiana permea il cinema di Bergman e Woody Allen. Il risultato è sempre lo stesso vicolo cieco, l’impossibilità di trovare scampo. L’avventura già citata del barone di Münchhausen, che esce dalle sabbie mobili tirandosi per i capelli, è una favola immaginosa, nella realtà nessuno può sollevarsi dal proprio pantano con i propri mezzi, né con l’ausilio di un contegnoso signore in poltrona la cui presenza costituisce anzi uno stimolo a rotolarsi, a sprofondare nel fango più che a uscirne fuori. ”Invece di venir scacciato dal focolare dei suoi mali, il paziente è tenuto ad arrostircisi, non lo si distoglie dalle sue sofferenze, ma si accresce la sua familiarità con esse, si crea una specie di fierezza per i propri sintomi”, e questo lo dice uno che Freud lo conosceva bene, il suo contemporaneo e concittadino e, almeno all’inizio, correligionario Karl Kraus. Lo scrittore Mario Tobino di professione faceva lo psichiatra, tutto fuorché un innocente quindi, ma da uomo toscano e pratico non mistificava l’oggetto del suo lavoro. ”I malinconici quando sono dominati dalla malattia non hanno alcuna sollecitudine per gli altri, mai una tenerezza, mai un riguardo, una considerazione. Macché dolore morale! Sono invece dediti a sguazzare nel loro nero pozzo. Forse una spaventosa superbia è sepolta dentro di loro”. Il culto della psiche è una forma estrema di onanismo, di sterile individualismo, i suoi adepti si sentono importanti e speciali quando invece sono soltanto dei comunissimi egoisti, dei presuntuosi molto ordinari, persone insopportabili siccome pascalianamente ”l’io è odioso”. ”Tutti gli esseri umani hanno piccole anime grigie” scrive Gorkij, ”e tutti se le vogliono imbellettare”. E pazienza se per farlo bisogna imbruttire il prossimo, di solito i genitori. Un comandamento malvagio impone allo psicomane di disonorare il padre e la madre, di incolparli di tutto senza accettare la responsabilità di niente. Sto parlando di un infelice infelicitante, capace solo di rinfacciare. Va infilato, anche a forza (è per il suo bene) in un confessionale felice di Cingolani. La confessione è cattolicesimo allo stato puro, il rimedio esclusivo a disposizione di chi pratica l’unica religione capace di tenere insieme mistica e realismo, anima e corpo, infimo e sublime, grazie non alle parole dei teologi ma ai fatti del fondatore, Cristo uomo e Dio. L’abbraccio dell’intera realtà rende i cattolici mentalmente più equilibrati e lo sintetizza il mio amato pescarese Ennio Flaiano quando definisce la psicanalisi ”una pseudo-scienza inventata da un ebreo per convincere i protestanti a comportarsi come i cattolici”. Se un cattolico è nevrotico non deve andare dal medico ma tornare a catechismo (cosa peraltro facilissima, i corsi per adulti non mancano ed essendo di solito serali chi li frequenta si risparmia qualche ora di Rai Mediaset Sky: già solo questo gli farà un gran bene all’anima). La sessuofobia è una malattia di origine protestante, i puritani erano una setta calvinista che aveva in odio il Papa, per liberarsene occorrono forti dosi di barocco. I media ateisti propagandano l’indifferenza per ogni scelta erotica ma se tocchi il sedere della segretaria ti organizzano il linciaggio. Franz Werfel, ebreo ammiratore del cattolicesimo, nel suo libro intitolato ”Nella casa della gioia” (trattasi di casino) riporta le parole del confessore alla tenutaria: ”Figliola mia, certo la sua vita è molto peccaminosa. Ma Dio ha distribuito le qualità e le professioni fra gli uomini secondo il proprio volere. Ed anche la professione che lei esercita, per quanto possa apparire incomprensibile, Egli l’ha sempre tollerata. Sarebbe meglio che lei trovasse un’altra professione, ma se non le è possibile, non dimentichi mai che è una figlia della Chiesa”. Nel confessionale felice si entra orfani e si esce avvolti in un legame che riscalda e sostiene. Sant’Agostino afferma che chi riconosce i propri peccati e li condanna è già d’accordo con Dio: condizione beata, non umana, divina.