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 2010  gennaio 12 Martedì calendario

L’uomo dei loghi che disegnò tutto, dall’Agip alla Zegna Continueremo a transitare, affannati e distratti, sottola «M»rossa della metropolitana milanese, continueremo a far benzina alle pompe di carburante, a intingere Pavesini nel latte, a scolare bottigliette di birra Dreher, ad alzare gli occhi, con contrastanti sentimenti, versoi palazzi della Regione Lombardia, sulle cui insegne campeggia la «rosa camuna», a rifare la patente all’Aci

L’uomo dei loghi che disegnò tutto, dall’Agip alla Zegna Continueremo a transitare, affannati e distratti, sottola «M»rossa della metropolitana milanese, continueremo a far benzina alle pompe di carburante, a intingere Pavesini nel latte, a scolare bottigliette di birra Dreher, ad alzare gli occhi, con contrastanti sentimenti, versoi palazzi della Regione Lombardia, sulle cui insegne campeggia la «rosa camuna», a rifare la patente all’Aci. Continueremo insomma a vederci scorrere sotto gli occhi i mille loghi che costituiscono la nostra vita quotidiana, anche ora che l’uomo dei cento cinquanta marchi, il designer che li ha inventati, se ne è andato a ottantatré anni. morto Bob Noorda, l’olandese di Milano, quattro Compassi d’oro e una laurea ad honorem in design industriale conferitagli dal Politecnico di Milano nel 2005. Baffuto, ironico e discreto. Nato ad Amsterdam nel 1927, diplomato all’IvKNO della sua città (prestigioso istituto di design diretto da Gerritt Rietveld), approdato in Italia nel 1957. Strano che non avesse deciso di veleggiare verso i più luminosi fari degli Stati Uniti. « vero - confessò qualche anno fa -, sono stato tentato di andare in America, mail design italiano in quegli anni era molto interessante. E poi i designer qui da voi erano veramente liberi». Non sapeva ancora una parola d’italiano ma poco tempo Dopo aveva già realizzato il«restyling» dei Pavesini. E poi via, in cinquantasette anni di lavoro, con i marchi più celebri e più diffusi: Agip, Enel, Metropolitana milanese, Dreher, Max Meyer, Coop, Richard Ginori, Lanerossi, Total, Zegna, Mitsubishi, Touring Club, Regione Lombardia. E poi l’editoria: Mondadori, Feltrinelli, Vallecchi, Giunti... Significativo per il designer olandese, l’incontro con Leopoldo Pirelli, l’industriale che voleva far concorrenza al faro intellettuale di Adriano Olivetti che splendeva ad Ivrea, e lo nominò suo art director. «Erano tempi - disse molti anni dopo - in cui industriali, dirigenti, amministratori delegati erano anche persone colte, avevano buongusto». Anni fecondi, gli architetti e i designer italiani e milanesi facevano scuola. Per progettare gli arredi delle stazioni della prima linea metropolitana milanese fu chiamato Franco Albini. E Franco Albini volle al suo fianco BobNoorda, che si guadagnò così il suo primo Compasso d’oro per la segnaletica. Si dispiacque molto quando, pochi anni fa, la linea rossa è stata sottoposta a una sorta di restauro volgare che ne ha alterato i tratti originali. Soprattutto lo infastidiva la vernice lucida che ha sostituito il colore opaco «e che rende i cartelli illeggibili». Un particolare secondario? No, anche un cambio di colore può distruggere un’armonia. Perché, contrariamente a quanto si può superficialmente pensare, il design (e il design di Bob Noorda in particolare) è qualcosa di molto pensato. Con lentezza e minuzia. «Non credete a quelli che schizzano due lineee dicono:’Guarda qui, ecco, ho avuto l’idea”. Il design è un lavoro paziente che deve approdare a una manifestazione semplice, un logo deve essere memorabile e memorizzabile. Deve restare nella mente come unico e riconoscibile». Sembra facile, soprattutto in un’epoca dove si lavora tutto al computer. Ma lui diffidava dall’uso eccessivo del disegno elettronico. «La manualità – spiegava – ha ancora grande importanza». Lo aveva imparato all’istituto di Amsterdam dove molti dei suoi insegnanti provenivano dal Bauhaus. Negli ultimi tempi era piuttosto critico sui nuovi aspetti della sua città adottiva. Non gli piaceva, ad esempio, la ristrutturazione di piazzale Cadorna firmata da Gae Aulenti che lui paragonava a un mercato rionale. E neppure gli piacevano le pesanti strutture dell’aeroporto della Malpensa. Ma esprimeva raramente e con molta pacatezza i suoi dubbi. Ha lavorato in un periodo denso e brillante, dove l’espansione economica si univa al pullulare delle idee. Chiamato da Piero Bassetti, primo presidente della Lombardia, a ideare un logo per la Regione, studiò con Roberto Sambonet (altro collezionista di Compassi d’oro) e Pino Tovaglia quel misterioso segno preistorico inciso sulle rupi della Valcamonica e conosciuto come «rosa camuna». Rielaborato e reinterpretato, diede vita al nuovo logo (e a un secondo Compasso d’oro per Noorda). Oggi a guardarlo, si potrebbe pensare: beh infondo è una cosa così semplice, la saprebbe fare chiunque. Infatti. Ha dettoBrunoMunari,unaltrodeigrandichehannocondivisogliannidiBobNoorda: «Quando qualcuno dice: quello lo so fare anch’io, vuol dire che lo sa rifare, altrimenti lo avrebbe già fatto prima».