Giornali vari, 10 gennaio 2010
Anno VII - Trecentoquattresima settimanaDal 3 al 10 gennaio 2010Rosarno Due o tre cretini che a Rosarno, provincia di Reggio Calabria, si sono messi a sparare per divertimento pallottole di gomma contro gli africani, hanno provocato una rivolta di questi ultimi che, il pomeriggio di giovedì 7 gennaio, hanno invaso il centro del paese, gridando e danneggiando un centinaio di automobili
Anno VII - Trecentoquattresima settimana
Dal 3 al 10 gennaio 2010
Rosarno Due o tre cretini che a Rosarno, provincia di Reggio Calabria, si sono messi a sparare per divertimento pallottole di gomma contro gli africani, hanno provocato una rivolta di questi ultimi che, il pomeriggio di giovedì 7 gennaio, hanno invaso il centro del paese, gridando e danneggiando un centinaio di automobili. Ne è seguita una rappresaglia dei locali, che nei giorni successivi hanno continuato a sparacchiare colpi a salve (e che però fanno male) e, ogni tanto, a pigliare qualcuno di quei disgraziati e, sempre in molti contro uno solo, a picchiarlo. Il bilancio finale di questi disordini, materialmente parlando, non è grave: i feriti (tutti leggeri) dovrebbero risultare alla fine 66, di cui 30 extracomunitari, 17 calabresi e 19 agenti. Ma il bilancio morale e politico di questi scontri è pesantissimo: l’Italia, qualunque cosa si pensi, fa la figura di un Paese incivile non solo perché dominato per almeno un terzo del suo territorio dalla malavita, ma perché anche chi con la malavita non ha niente a che fare considera evidentemente normali le condizioni di vita in cui sono tenute queste persone, fatte venire dall’Africa per lavori che i nostri, troppo ricchi ormai, non intendono assolutamente sobbarcarsi.
Condizioni di vita Diciamo qualcosa su queste condizioni di vita. Gli africani (tutti maschi) sfruttati dai nostri proprietari agricoli del Sud vengono dal Ghana, dal Sudan, dalla Costa d’Avorio, dal Senegal, dal Togo, dalla Mauritania, dal Congo. Girano per tutto il Mezzogiorno, che ha evidentemento meno problemi di quello che si crede: a settembre intorno alle vigne di Marsala, a novembre tra gli ulivi di Puglia, a dicembre-gennaio tra gli agrumeti di Calabria, e in primavera in mezzo ai campi di pomodori campani. Ovunque i caporali li arruolano per una ventina di euro al giorno, pretendendone cinque di mediazione. Stanno sui campi molte ore (almeno dieci) e dormono dove capita, spesso all’interno di strutture abbandonate dove s’aggiustano un letto e delle pareti con pezzi di cartone trovati per strada o nei bidoni dell’immondizia. Si scaldano accendendo fuochi e cucinano al massimo su qualche spiritiera. I lettori possono vedere su internet il servizio che la Bbc, a nostra vergogna, ha mandato in onda l’anno scorso proprio girando a Rosarno. Per trasportarli sui campi si adoperano camioncini. Inutile dire che non esiste sindacato, non esistono contributi, il lavoro è nero sotto tutti i punti di vista e la cosa, che va avanti dal 1992, non ha mai interessato nessuno, né le varie Cgil-Cisl-Uil, né gli uffici di igiene o gli ispettorati del Lavoro, né i partiti, né i liberi cittadini o gli intellettuali o gli schieramenti più o meno sociali di destra o di sinistra. Tutti costoro gridano assai adesso, indignandosi attraverso i giornali e le tv, accusando gli avversari e mostrando di sapere come il problema andrebbe risolto. Ma l’anno scorso sempre a Rosarno furono sparate contro quei povericristi, e non per gioco, fucilate vere con veri proiettili. L’indifferenza dell’umanità italiana, prima ancora delle pallottole di gomma, ha fatto scendere in piazza questi esseri umani nell’unica, vera manifestazione che si sia vista da molti anni a questa parte.
Clandestini Nonostante quello che si è sentito e letto in questi giorni, gli africani impegnati sui campi sono nove volte su dieci regolari, o perché hanno un permesso stagionale o perché sono rifugiati politici (uno dei feriti del primo giorno, proveniente dal Togo) o perché hanno un permesso con tutti i crismi al punto che molti di loro, intervistati dalla tv, hanno dichiarato di essere italiani, e parlavano infatti una lingua del tutto accettabile. L’immigrazione clandestina, contro cui ha pure tuonato Maroni, non c’entra quindi niente. Ma il ministro, assai accorto, ha dovuto prima di tutto tranquillizzare gli italiani, e sia pure imprecando a un feticcio, e solo poi entrare nel merito della faccenda, che ha molto a che vedere con la malavita organizzata. Rosarno, 15 mila abitanti, è stato commissariato l’anno scorso per infiltrazioni mafiose. Le ben note famiglie Pesce e Bellocco vi spadroneggiano. Tra sabato e lunedì il migliaio abbondante di extracomunitari che si trovano sul posto e che i locali hanno accusato di portar via il lavoro (ci sarebbero dunque italiani pronti a spezzarsi la schiena sui campi) sono stati trasferiti altrove. Al controllo dei documenti è risultato che appena un centinaio di loro non era in regola. Le baracche dove quegli infelici abitavano sono state spianate dai bulldozer. Il problema, su cui s’è pronunciato con parole purtroppo di circostanza anche il Papa, è molto lontano dall’essere risolto.
Tasse Da lunedì è ricominciata l’attività politica ordinaria, come ha detto in un’intervista, niente di meno che a Repubblica, Silvio Berlusconi, apparso oltre tutto in pubblico con un viso miracolosamente privo di segni. Tra i problemi all’ordine del giorno con priorità assoluta quello sulla riforma della giustizia, e si sapeva, e quello sulla riforma del sistema fiscale, e questo in definitiva non si sapeva, anche se Tremonti, prima delle Feste, aveva mandato parecchi avvertimenti. Chiacchierando al telefono con Claudio Tito, giornalista del giornale nemico, il presidente del Consiglio ha esordito dicendo: «Sogno una vera riforma tributaria. Come quella che avevamo immaginato nel ´94. Con due sole aliquote. E adesso stiamo studiando tutte le possibilità per realizzarla». Nel ’94, primo governo Berlusconi e ministro dell’Economia sempre Tremonti, venne realizzato questo Libro Bianco in cui si proponeva di suddividere i contribuenti in due classi, una formata da cittadini con redditi annui inferiori ai 100 mila euro, l’altra da tutti gli altri. Ai primi sarebbe stata applicata un’aliquota del 23%, ai secondi del 33%. Il fisco avrebbe incassato una ventina di miliardi in meno dalle dichiarazioni dei redditi e lo stesso accadrebbe anche oggi se quel sistema venisse approvato. L’aumento della domanda, determinato dalla maggiore ricchezza delle famiglie, però, agirebbe da stimolo sull’economia. Tremonti ha detto che la situazione è oggi molto diversa da quella del 1994 e che il nuovo sistema dovrà essere molto articolato: «Dal complesso al semplice, dal centro alla periferia, dalle persone alle cose». Saranno certamente introdotte le quote, un sistema per cui a esser tassate saranno soprattutto le famiglie e non le persone, in modo da tener conto del carico di vecchi e bambini, della presenza di altri stipendi eccetera. Ci vorrà, per vedere la riforma compiuta, tutto il resto della legislatura e cioè almeno tre anni. Caute aperture dall’opposizione. Giudizio negativo di Epifani.
Scuola La Gelmini ha confermato che l’anno prossimo le prime classi di ogni ciclo non potranno accogliere più del 30% di scolari stranieri, considerando come italiani sia i figli di immigrati nati qui sia – a giudizio dei capi d’istituto – quelli che avessero già dimestichezza con la lingua. L’idea è quella di favorire l’integrazione, evidentemente più difficile in classi dove il numero di stranieri fosse troppo alto. Altra decisione: dal 2010-2011 perderanno l’anno gli studenti delle superiori che avranno accumulato un numero di assenze superiore al 25% delle lezioni. Varranno come assenze anche le occupazioni.