Cabras e Moretti, La Stampa 12/1/2010, 12 gennaio 2010
L’Alta velocità fa correre i nuovi treni dei pendolari. BIELLA Mentre l’Alta velocità taglia fuori i centri minori dai grandi corridoi ferroviari, le piccole città vanno alla rincorsa con progetti innovativi e cercano di non perderla, la loro piccola Freccia Rossa
L’Alta velocità fa correre i nuovi treni dei pendolari. BIELLA Mentre l’Alta velocità taglia fuori i centri minori dai grandi corridoi ferroviari, le piccole città vanno alla rincorsa con progetti innovativi e cercano di non perderla, la loro piccola Freccia Rossa. Ci prova Biella, un blasone tessile ormai consumato da una crisi sempre più preoccupante, a far da capofila e porsi come alternativa a Trenitalia, scommettendo su un accordo con un partner privato, Arenaways, per garantirsi un collegamento diretto, veloce con Milano. Ci sperano anche i pendolari: «Per noi sarebbe la soluzione a viaggi stressanti, tra ritardi di disagi», dice Massimo Argentero, storico leader dei viaggiatori. La sfida si gioca in cinque mesi: il tempo che occorre alla Provincia per trovare 650 mila euro e far fronte all’accordo proposto dalla dinamica società alessandrina che sta cercando spazi nel trasporto tra Piemonte e Lombardia. In questo gioco di alleanze pubblico-privato, il Biellese potrebbe trovare una sponda nella Regione Piemonte. La giunta Bresso ha già aperto ai privati con la decisione di mettere a gara il servizio di trasporto ferroviario e segue con attenzione l’iniziativa di Arenaways che dovrebbe debuttare a marzo: un collegamento fra Torino e Milano che si sovrappone a quello tradizionale offerto da Trenitalia. Un anello che collega a Nord, Vercelli e Novara; sulla tratta Sud, Asti, Alessandria e Pavia. Biella vuole infilarsi in questo corridoio e cerca di convincere Arenaways a darle spazio, forte dei 2000 pendolari che ogni giorno si muovono verso Milano (1200) e Torino. Arenaways ha presentato le sue condizioni: la società si accolla le spese che riesce a coprire con la bigliettazione per 11 corse al giorno, il resto tocca all’ente pubblico. Cinque mesi, appunto, per trovare 650 mila euro e far partire il primo treno. Roberto Simonetti, da sei mesi alla guida di una giunta di centrodestra, nel presentare l’iniziativa ha parlato di una duplice sfida: rispondere a un’esigenza del territorio che chiede di uscire dall’isolamento e offrire un nuovo servizio ai viaggiatori. La Provincia sembra dare per scontato il sostegno del Comune (pure a guida centrodestra) e nei prossimi giorni cercherà quello di Unione industriale, associazioni di categoria e Fondazioni. Biella ci crede a tal punto da avviare in parallelo un’altra operazione: una campagna promozionale per convincere i milanesi a investire nel mercato immobiliare locale. Sul piatto un territorio con un’alta qualità di servizi in un ambiente dove il cemento non ha fatto ancora scempio. Tutto questo a poco più di un’ora di treno dalla metropoli. Per un’economia piegata dalla crisi del tessile e in calo demografico (in pochi anni da 50 a 48 mila) diventare quartiere satellite di Milano potrebbe rappresentare quel riscatto tanto cercato. Cinque mesi per trovare 650 mila euro; 130 mila euro il mese in uno dei momenti più duri per la pubblica amministrazione. Ma a questo punto, con la cassa integrazione che impenna e le fabbriche sempre più in affanno, non è più possibile sbagliare. A costo di sacrificare un aeroporto. Già, perché la cifra necessaria a sostenere il progetto Biella-Milano potrebbe saltar fuori dalla quota che sia Provincia che Comune hanno tolto dalla gestione di uno scalo che il territorio sembra non volere più. La prima scadenza è vicina. Entro fine mese la Provincia deve dire ad Arenaways se è stata capace di convincere il distretto che la ripresa passa anche attraverso un collegamento diretto con piazza Duomo.