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 2010  gennaio 12 Martedì calendario

COS LA ”NDRANGHETA AVVELENA ANCHE LA RACCOLTA DELLE ARANCE - A

Rosarno la natura fa nascere sane le arance. L’uomo riesce ad avvelenarle con pizzo, omicidi e sfruttamento del lavoro. La filiera agricola segue quasi sempre il calendario biologico delle cosche e chi cerca di riportare le lancette indietro nel tempo, quando sacrifici e coltura intensiva resero la Piana una miniera per l’economia e per la società dell’area, viene fermato.
Come accadde a Peppe Valarioti, consigliere comunale del Pci, assassinato nel 1980 in un agguato mafioso delle cosche che miravanoa mettere le mani sui sussidi europei e statali della cooperativa agricola "Rinascita", fra le prime esperienze associazionistiche nella produzione e trasformazione agrumicola.
Con quell’omicidio nacque e morì l’esperienza delle coop rosse che tentarono di violare il codice della ’ndrangheta con quello della legalità. I grandi proprietari terrieri continuarono a vendere, la cooperazione è rimasta un miraggio e oggi chi resiste è pressappoco un eroe. Franz Rodi Morabito, 66 anni, è a capo della "Tenuta Badia",un’impresa agricola che affonda le radici a fine Ottocento. Ha oltre 80 ettari di coltura intensiva e 8 lavoratori stagionali, quasi tutti rumeni e bulgari. «Per un chilo di arance destinato alla trasformazione industriale ricevo 6 centesimi ”dichiara ”ma mi accollo raccolta e trasporto. Netti guadagno si e no 2 centesimi. Per la merce destinata al fresco il prezzo sale a 15 ». Di sfruttamento nemmeno a parlarne. «La tariffa della provincia ”spiega Rodi Morabito – parla chiaro: 32,51 euro al giorno. L’8,90%a carico del lavoratore,al quale rimangono netti 29, 56 euro ». Come faccia a resistere nonè un mistero: è l’amore per una tradizione svilita negli anni e piegata sempre più agli affari delle cosche. «Qui nessuno è mai venuto a chiedere un centesimo di pizzo – scandisce – ma se mi chiedono un trattore in prestito, un magazzino o 10 quintali di olive, glieli do. un modo per vivere».
O per sopravvivere, come spiega Pasquale Larosa, leader stimato della Cgil per la Piana di Gioia Tauro. «La verità – spiega – è che tutta la filiera sta progressivamente entrando nelle mani delle cosche perché oltre ai contributi comunitari e statali, c’è anche un meccanismo di rimborso nel caso in cui gli agricoltori siano impossibilitati alla raccolta. Spesso è più conveniente incassare 1.800 euro a ettaro che procedere con la coltivazione».
Carlo Martelli è l’ex sindaco di centrodestra a Rosarno, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e dopo 5 mesi di carcere completamente assolto da ogni imputazione. Ironia della sorte ha abbandonato la carica ( il Comune da 1 anno e mezzo è commissariato) dopo aver abbandonato da tempo terre di proprietà secolare. Oggi, dopo tre mesi di assenza, è a Rosarno.«Quello che è successo – dice ”offende la coscienza civile dei rosarnesi. La mia amministrazione si era fatta carico dei problemi degli extracomunitari e avevamo cominciato a cercare e trovare soluzioni, poi questo percorso virtuoso è stato interrotto ». D’obbligo chiedergli se dal suo (ex) osservatorio privilegiato aveva sentore che le cosche stanno prendendo corpo e anima di ogni cosa. La risposta è diplomatica e va letta tra le righe. «Sono molte le responsabilità sulle infiltrazioni – afferma ”ed è certo che con il passaggio della proprietà fondiaria a nuove mani che non hanno nullaa che vedere con le precedenti, molte cose sono cambiate ».
La sintesi è affidata a Giacomo Saccomanno, presidente dell’associazione di volontariato Emmaus. «A Rosarno – dice – non si muove foglia che loro non vogliano ». Le "foglie" sono quelle dei mandarini e delle arance, "loro" è facile capire chi siano.