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 2010  gennaio 12 Martedì calendario

QUELL’ATTESA DEL DECIMO ANNO

Fa discutere la decisione del sindaco di Milano di intitolare una strada a Bettino Craxi, nel decimo anniversario della morte. Ma di là dal merito squisitamente politico della faccenda, un dettaglio apparentemente tecnico è sfuggito all’attenzione dei più. il nesso fra la tempistica scelta dall’amministrazione Moratti – appunto, il decennale della scomparsa del leader socialista – e il quadro legislativo in materia di toponomastica stradale.
Non è questa la sede per rievocare le circostanze storiche di nascita della normativa tuttora vigente, la legge 1188 del 23 giugno 1927. Basti dire che tale normativa, approvata da un Parlamento ormai integralmente fascista, statuiva che «nessuna strada o piazza pubblica può essere denominata a persone che non siano decedute da almeno dieci anni». Il che era un modo, evidentemente, per mettere al riparo l’intitolazione delle strade – di tradizionale competenza dei comuni – dalle sollecitazioni o dalle forzature dell’attualità politica più immediata.
Tuttavia, quella era pur sempre l’Italia di Mussolini, oltreché di Vittorio Emanuele III: la legge del 1927 prevedeva dunque eccezioni alla prescrizione cronologica dei dieci anni. L’intervallo minimo decennale non si applicava «alle persone della famiglia reale, né ai caduti in guerra o per la causa nazionale». In pratica, si trattava di lasciare aperta la possibilità di dedicare senza indugio strade e piazze sia all’uno o all’altro esponente di casa Savoia, sia ai cosiddetti martiri della rivoluzione fascista. Un comma della legge precisava, a scanso di equivoci: « inoltre facoltà del ministro per l’Interno di consentire la deroga alle suindicate disposizioni in casi eccezionali, quando si tratti di persone che abbiano benemeritato della nazione».
Siccome la normativa fascista del 1927 risulta ancora vigente nell’Italia di oggi, è alla luce di essa che si deve ragionare intorno alla decisione del sindaco di Milano – resa pubblica alla vigilia del Capodanno – di intitolare una strada a Bettino Craxi. Nel momento in cui ha pazientemente atteso il decimo anniversario della morte per tributargli un tale omaggio, l’amministrazione milanese si è messa infatti al riparo da una legislazione che l’avrebbe obbligata, altrimenti, sia a ottenere una deroga del ministro dell’Interno, sia ad argomentare i meriti di Craxi davanti alla storia.
Il decimo anniversario vale a sottrarre l’onorificenza toponomastica da qualunque scrutinio politico o storiografico. Il sindaco Moratti non rischia inconvenienti del genere di quello capitato nell’autunno scorso agli insegnanti di una scuola di Roma, che avevano deciso di intitolarla al giornalista Enzo Biagi, scomparso nel 2007, ma si erano scontrati con il problema della prescrizione relativa all’intervallo decennale.
Dieci anni esatti dopo la scomparsa del leader socialista, avvenuta nell’esilio (o nella latitanza) di Hammamet il 19 gennaio 2000, il sindaco di Milano non avrà più bisogno di dimostrare ad alcun ministro di Roma che Bettino Craxi ha «benemeritato della nazione », o che addirittura è caduto «per la causa nazionale ». Alla fatidica scadenza del 19 gennaio 2010, i cultori milanesi della memoria (e del potere) di Craxi potranno giocarsi la partita fra loro, scoprendo targhe e dedicando allori senza più l’obbligo di renderne conto a nessuno.