Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  gennaio 11 Lunedì calendario

La superdonna che scia da uomo. La fatina bionda dal sorriso candido e dagli occhi dolci, in realtà è un implacabile demonio

La superdonna che scia da uomo. La fatina bionda dal sorriso candido e dagli occhi dolci, in realtà è un implacabile demonio. Mai sazia di vittorie, pronta a mordere le avversarie fino a distruggerle nel morale, dopo averle umiliate in pista. Lindsey Vonn, l’americana imprendibile che ha in programma di conquistare medaglie a raffica ai Giochi di Vancouver, ha fatto così anche ieri. Alle altre non ha lasciato nulla, nemmeno nel superG di Haus Im Ennstal, Austria, dominando alla grande dopo aver vinto, sempre nel fine settimana, anche due libere. Terza vittoria in tre giorni di gare, per la regina della velocità. Sesto successo stagionale e ventottesimo in carriera. E a 25 anni ha ancora molto da divertirsi. Tra le regine della storia, il fantastico tris era riuscito soltanto ad altre tre fuoriclasse delle nevi: Anne Marie Moser Proell, Vreni Schneider e Katjia Seizinger, che realizzò l’impresa a Lake Louise nel 1997. «Un altro record - ha commentato senza turbarsi la Vonn -. Ne sono davvero orgogliosa perché avevo addosso molta pressione, tutti si aspettavano che ce la facessi. E non potevo proprio fallire». il suo primo superG, quest’anno. Arpionato alla solita maniera: con qualsiasi clima e qualsiasi neve, l’americana si lancia all’attacco. Spirito da kamikaze, classe e movenze da felino. Lei è già su Marte, mentre le avversarie sciano ancora sulla terra. Adesso la chiamano cannibale e la descrivono come uno Schumacher al femminile, stessa scientifica tenacia, stessa voglia di dominare. Lei dice di non avere modelli di riferimento, al massimo ammirazione per le donne dello sport che hanno conquistato come lei le copertine mondiali demolendo primati: la Navratilova nel tennis, la Pellegrini nel nuoto. Poche altre. E intanto demonio Lindsey si prepara a sbancare con nonchalance le Olimpiadi invernali, fra un mese, proprio come ha fatto Usain Bolt a Pechino in quelle estive. Il suo segreto? Semplice filosofia da prima della classe: «Lavorare alla morte durante l’estate. La fatica paga». Corsa, pesi, esercizi per l’equilibrio, palestra e ancora palestra, ritmi da fachiro, ma non solo. Per non annoiarsi, Lindsey, come fa l’altro talento a stelle e strisce Bode Miller, gioca a tennis e va in bicicletta. Chilometri faticosi di salita, percorsi misti, sempre con il suo staff. Ma come può una donna andare così veloce e soprattutto affrontare e vincere tre prove impegnative come la libera e il superG in altrettanti giorni? Fisico, talento e coraggio, rispondono in coro i tecnici. La Vonn, che è alta 1,78 e pesa 70 chili, è tra le valchirie del circo bianco (la media delle azzurre è 1,66) e questo le permette di usare sci da uomo, la prima in assoluto a concedersi una scelta simile. «Le sue vittorie sono annunciate - commenta Much Mair, direttore tecnico dell’Italia rosa -. Ha una potenza di gambe unica nel circo bianco. E questo fa la differenza, unitamente ai materiali rigidi che le permettono di controllare le discese e di essere padrona assoluta mentre sfida il cronometro, soprattutto quando affronta le curve in libera o in superG. La supremazia fisica della Vonn non ha eguali. Grazie alla sua prestanza tutto le riesce facile. Alla grande tecnica lei unisce una follia tutta sua. Non ha mai paura, cerca sempre di andare al massimo, sfida l’impossibile». Coraggio e ricerca del limite estremo sono le doti principali della cannibale americana: caratteristiche prettamente maschili. Ma, fuori dalle piste, Lindsey è molto femminile e anche un po’ all’antica. Ha destato stupore la sua scelta, dopo il matrimonio tre anni fa, di abbandonare il cognome di famiglia - Kildow - per usare solo quello del marito, Thomas Vonn, ex atleta della nazionale Usa di sci. Da allora, affinando i suoi delicati meccanismi mentali, la principessa non ha più sbagliato un colpo diventando regina indiscussa. Due coppe del mondo, il dominio assoluto nella velocità, e la leadership nella classifica generale. Ossessionata dalla fame di vittoria, dal concetto di perfezione, dal desiderio di essere sempre al top, Lindsey ha costruito con il marito manager un’azienda che miete successi e fa soldi. Lui, esperto di borsa, gestisce i beni accumulati, e lei non si fida di altri. «Mi capisce al volo». Thomas gestisce il business e si diverte: «Lindsey è incredibile. Vuole sempre stravincere. A volte litighiamo e quando succede mi dimostra che aveva ragione arrivando prima». Sono corteggiatissimi e invitatissimi, ovunque. Anche coccolati. Lo sponsor Red Bull mette a loro disposizione un aereo privato ogni volta che i Vonn devono spostarsi. La coppia più glamour del circo bianco, però, non ama troppo i riflettori mondani. Lindsey preferisce le cene con amici (tra cui la collega-rivale Maria Riesch) a Kirchberg, nel Tirolo, vicino a Kitzbuehel dove vivono in inverno. La marziana che oggi vola ha una storia di tormenti e di sofferenze alle spalle. Dai duri litigi con il padre, motivo che l’ha spinta ad abbandonare il cognome di famiglia, agli infortuni che ha combattuto come una guerriera. «Quando cadi devi rialzarti ed essere più forte di prima». Nulla la ferma. Il fisico è possente, la tenuta mentale e i nervi sono saldi. E quali regole deve seguire un’atleta che vince tre gare veloci in tre giorni? «Nulla di particolare - spiega Heinz-Peter Platter, tecnico della squadra canadese -. A questi livelli si recupera facilmente. La Vonn segue una vita regolare. Nel suo caso è la tecnica a fare la differenza sulle altre». Domani mancherà un mese esatto alle Olimpiadi di Vancouver e lei ci arriva da favorita. I suoi fans si sono sbizzarriti disegnando caschi personalizzati proprio per i Giochi. Lei ne sceglierà uno tra pochi giorni per ringraziarli. «Non vedo l’ora di scendere a Whistler. Da giovane ho sempre gareggiato su quelle montagne». La pista di casa, il calore dei suoi tifosi, il coraggio di buttarsi più delle altre. Una superdona d’oro.