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 2010  gennaio 10 Domenica calendario

”Quando Togliatti mi adottò”. MODENA. Il 9 gennaio 1950 la polizia sparava sugli operai in sciopero davanti alle Fonderie di Modena

”Quando Togliatti mi adottò”. MODENA. Il 9 gennaio 1950 la polizia sparava sugli operai in sciopero davanti alle Fonderie di Modena. Quello stesso giorno Marisa Malagoli, 6 anni, tornava da scuola assieme a una sorella: capì che era successo qualcosa di grave perché a casa, nella campagna di Nonantola, c’erano i carabinieri e la madre urlava dal dolore. Poi l’accompagnarono in auto alle camere ardenti, in città, e poté vedere il cadavere pieno di sangue del fratello, accanto a quelli degli altri cinque operai caduti sotto i colpi dei poliziotti. «Arturo aveva 21 anni ed era il solo della nostra famiglia, una povera famiglia di mezzadri formata da 3 sorelle e 4 fratelli, a portare a casa uno stipendio. Mio padre lavorava nei campi e gli altri maschi erano ancora piccoli per aiutare», racconta Marisa Malagoli Togliatti, neuropsichiatra e professore ordinario all’Università la Sapienza di Roma. Con lo spettro della miseria alle porte, fu l’intervento di Palmiro Togliatti a dare una mano. Giunto a Modena subito dopo l’eccidio delle fonderie, il segretario del Pci, su indicazione dell’ex partigiana e deputata Gina Borellini, propose ai Malagoli di far studiare la figlia più piccola a Roma. Così Marisa fu adottata dal Migliore e da Nilde Iotti, anche se tecnicamente si tratta di un’affiliazione e non di un’adozione in senso stretto, e a 15 anni il cognome Togliatti andò ad aggiungersi al suo. «Mia madre in un primo tempo era riluttante, ma mia sorella e i miei fratelli volevano che ci andassi perché soffrivano il fatto di non aver potuto continuare a studiare dopo le elementari: l’idea che potessi realizzare il loro sogno pareva una cosa grande», spiega Marisa. La vita nella capitale e il rapporto con i nuovi «genitori», che Marisa chiamava zio e zia, sono stati segnati da grande affetto. «Avevano la capacità di trattarmi alla pari e non come una poveretta. Togliatti mi seguiva nei compiti, anche la Iotti mi aiutava. E’ stato Palmiro che mi ha insegnato a scrivere in italiano, rileggendo i miei temi». Di politica in casa si parlava poco, gli argomenti più comuni riguardavano le materie della ragazzina: «Parlavamo di letteratura e storia, al liceo classico ho amato molto il greco, cosa che faceva sorridere Togliatti. Ricordo che facevo traduzioni al telefono con i compagni di scuola, ed essendo il telefono sotto controllo da parte della polizia, lui si divertiva a immaginare le reazioni degli spioni all’ascolto». La stretta vicinanza al capo del Partito comunista italiano ha determinato il paradosso per cui, malgrado in casa Togliatti la politica si respirasse nell’aria, la figlia adottiva la frequentasse marginalmente: «Non l’ho praticata molto per non trovarmi nella stessa situazione dell’onorevole Iotti, credo». Marisa Malagoli dal 1991 è docente di Psicodinamica dello sviluppo e delle relazioni familiari all’università Sapienza. Dice di essere rimasta «sostanzialmente comunista». iscritta al Pd, della politica (attuale e passata) parla con disincanto: «Alcune cose mi fanno malinconia ma non sono nostalgica. Il passato andrebbe conosciuto bene, prima di averne nostalgia».