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 2010  gennaio 09 Sabato calendario

Non solo Burani, nel 2010 in gioco il futuro di Cavalli e (forse) quello di Armani lusso&crisi

Non solo Burani, nel 2010 in gioco il futuro di Cavalli e (forse) quello di Armani lusso&crisi. Mentre Franco Tatò si prende in carico il gruppo di Reggio Emilia, crescono le attese sul destino dei marchi della It Holding in amministrazione straordinaria (tra gli altri Ferré e Malo). Arnault punta Valentino in rosso per 600 milioni nonostante la cura Permira. Anno di passaggio per Versace e Prada (forse quotati nel 2012). Ma tutti vorrebbero comprare il regno di Re Giorgio. Sarà un 2010 in rosso per i grandi della moda tricolore. Da Mariella Burani a Malo, da Ferré a Valentino, fino al dossier per eccellenza, quello relativo alla vendita della maison di Giorgio Armani, c’è chi scommette che i principi delle passerelle di mezzo mondo saranno delle prede pregiate per le prossime operazioni di fusione e acquisizione a livello internazionale. A cominciare dal gruppo di Reggio Emilia, fondato da Walter Burani negli anni ”70, schiacciato da 490 milioni di euro di debiti, Mediobanca ha rinunciato al ruolo di advisor e adesso ci sta provando il team di Franco Tatò. Secondo indiscrezioni di stampa, ieri il legale della società Francesco Mucciarelli e il sostituto procuratore Luigi Orsi si sarebbero incontrati per discutere la proroga del termine per presentare l’aumento di capitale di 100 milioni in cinque anni, di cui la metà per garantire gli 83,5 milioni destinati al ripianamento delle perdite. Per alcuni operatori, il mercato apprezzerebbe di più l’ipotesi fallimento, anche alla luce dei gravi casi di aggiotaggio emersi dalle indagini. Riflettori puntati anche su It Holding, il gruppo guidato dal molisano Tonino Perna finito in amministrazione straordinaria meno di un anno fa a causa di un indebitamento pari a 1,154 miliardi di euro. Entro fine mese saranno messi all’asta Ittierre – produttore e licenziatario, tra gli altri, di Just Cavalli, GF Ferré, Galliano e Scervino – e i marchi Gianfranco Ferré e Malo. Proprio questi ultimi, riferiscono fonti vicine all’operazione, si troverebbero in un’impasse: Itierre vorrebbe trasferire parte del debito del gruppo sulle loro spalle, le uniche in grado di sostenerlo, ma ciò comporterebbe una perdita di appeal per i possibili compratori. Oltretutto, i commissari nominati da Scajola hanno già fatto notare ai vertici della società che senza Cavalli un recupero sarebbe stato impossibile. Da qui l’interessamento del vicentino Renzo Rosso, numero uno di Diesel, a rilevare da Ittierre le roialties per distribuire Just Cavalli. L’accordo, bloccato dal salvataggio della holding e dalla sospensione del titolo in Borsa, potrebbe essere siglato molto presto. Secondo le valutazioni degli esperti di una casa d’affari, inoltre, ampie quote del capitale sociale della griffe di Roberto Cavalli, gravata da un rapporto debito pari a 12 volte l’utile ante imposte, potrebbero finire, nella seconda metà del 2010, nel mirino della Lvmh di Bernard Arnault. L’imprenditore di Rubaix, dal canto suo, ha posato gli occhi su un’altra leggenda della moda e dell’eleganza italiana: Valentino. Il bilancio del gruppo, controllato dal fondo Permira, ha evidenziato un rosso di quasi 600 milioni di euro nei primi nove mesi del 2009, a fronte di un patrimonio netto di 985 milioni di euro. Da qui l’esigenza di un aumento di capitale, approvato lo scorso 23 dicembre, per 635 milioni di euro. Gli investimenti, riferiscono fonti informate sui fatti, sarebbero tuttavia congelati per via di un indebitamento che è comunque pari a 7 volte l’utile, troppo vicino al limite massimo tollerato dai creditori, fissato a 8 volte l’ebitda. Permira, infine, dovrà scontare gli effetti dell’addio dell’ad e del direttore creativo della controllata Hugo Boss, il cui mercato di riferimento, la Germania, sembra comunque tenere. Un 2010 incerto anche per Versace, dopo il divorzio consumato a inizio estate tra Donatella e l’ex ad Giancarlo Di Risio, allontanato nonostante l’utile registrato dalla maison nel 2008. O forse proprio per il modo con cui è stato raggiunto il risultato: vendendo le numerose proprietà immobiliari della casa calabrese. A fine mese si conoscerà il destino dei 200 lavoratori cassaintegrati nell’ambito del piano di riduzione di un terzo del personale italiano dell’azienda, che, si vocifera, potrebbe venire acquistata da Gucci verso la fine del 2010. Forte di flussi di cassa in grado di ripianare le perdite della pelletteria, che pesa per più dell’80 per cento sul suo fatturato, la maison fiorentina, rilanciata alla grande da Tom Ford, appartiene al rivale di sempre di Arnault: Francois Henry Pinault, sposato con la diva Salma Hayek e proprietario di Palazzo Grassi a Venezia. Alla sua holding, la Ppr, fanno capo alcune superstar come Yves Saint Laurent, Stella McCartney e Bottega Veneta. Il 2010 sarà invece un anno di pausa per Prada, che la scorsa estate ha rinegoziato il debito di 200 milioni di euro con Intesa Sanpaolo, che detiene il 5 per cento della cassaforte Prada Holding Bv, procrastinandone la scadenza al 2012, anno della probabile quotazione. Nel frattempo, il gruppo di Patrizio Bertelli procederà al riequilibrio delle scadenze finanziarie e a un taglio nel listino delle collezioni. La partita più importante dell’anno, tuttavia, si gioca per la vendita di Armani. Secondo i ben informati, in pole position vi sarebbe la francese Hermes – che ha i margini più alti e la maggiore liquidità di tutto il settore del lusso – e alcuni fondi americani di private equity. Tutti in attesa del via libera di Re Giorgio.