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 2010  gennaio 10 Domenica calendario

Il problema, alla fine, è sempre il clima: pioveva che Craxi la mandava. Sfortunati davvero: perché oltretutto ha smesso di diluviare proprio quando i vip - Beppe Grillo e Antonio Di Pietro - avevano appena finito di parlare: rispettivamente 10 e 12 minuti a testa, incazzati neri per la sfiga oggettiva

Il problema, alla fine, è sempre il clima: pioveva che Craxi la mandava. Sfortunati davvero: perché oltretutto ha smesso di diluviare proprio quando i vip - Beppe Grillo e Antonio Di Pietro - avevano appena finito di parlare: rispettivamente 10 e 12 minuti a testa, incazzati neri per la sfiga oggettiva. Non c’è da accanirsi: la manifestazione contro la proposta d’intitolare una via a Bettino Craxi è fallita per impraticabilità di campo, pace, sono cose che succedono. Pioggia vera, tempo da Dell’Utri e un palchetto al coperto per parlare a un centinaio di persone compresi i giornalisti. Alle 14.15, in Piazza Cordusio, l’organizzatore Piero Ricca di «quimilanolibera» grida fortissimo: «Resistenza! Resistenza a questo cattivo tempo! Verrà il sole, tornerà il sereno». Sono metafore. Mentre parla, tra gli ombrelli, si vede un solo cartello: «No a una strada intestata a Craxi, il compare del nuovo Mussolini, Berlusconi». Il cartello è di un giovane esponente del Pmli, Partito marxista Leninista italiano; una ragazza distribuisce il loro periodico, «Il bolscevico», e ci tengono a non essere confusi col Partito comunista dei lavoratori («noi siamo stalinisti», rivendicano) che sono presenti a loro volta e sventolano due bandiere compresa una con Mao. Intanto Piero Ricca, noto per aver gridato «buffone» a Silvio Berlusconi nel maggio 2003, grida sempre più forte per non far scappare gli innaffiati: «Non abbiano bisogno di accreditarci come non violenti con chi, per quarant’anni, ha frequentato mafiosi!», «Non abbiamo bisogno...» eccetera. Poi, alle 14.25, il magico annuncio: parla Beppe Grillo. Eccolo, bardatissimo: prima una vecchia barzelletta sui socialisti, poi battute inacidite sul meteo, «in questa città dove muoiono 150 persone ogni anno per le micropolveri, e dove il sindaco è indagato». Poi il racconto del mancato incontro col presidente del Senato, che non l’ha voluto ricevere - riferisce - perché non sapeva che cosa fosse una webcam: «Hanno paura della Rete, sono fuori dalla storia, sono statue». Asciutte, almeno. E ancora preziose battute: «Ci potrebbe essere Buenos Dell’Utri al posto di corso Buenos Aires a Milano, o Largo Mangano... La verità è che chi ci amministra non sa nulla di quel che pensano i cittadini: se avessero fatto Dario Fo sindaco di Milano, a quest’ora, avremmo una città capitale della cultura e non una merda». A proposito, spunta uno striscione: «A destra e a sinistra lo volete riabilitare / Milano s’indigna / e lo manda a cagare». Chi è l’artista? «Sono un cittadino», dice un ragazzotto. Gli altri striscioni sono tutti d’ambiente dipietresco: «Vergogna, era un latitante», «Intestiamogli le tangentiali» (sic). A reggere quest’ultimo è un consigliere comunale di Paderno Dugnano che insiste per fotografare il cronista di Libero corredato di adesivo dell’Italia dei Valori. A proposito, «dov’è Tonino? Dov’è Criptonite?» si chiede anche Grillo alle 14.37, stufo marcio dopo aver parlato del suo nuovo movimento «Cinque stelle». Criptonite arriverà, prima fanno parlare una 17enne che l’organizzatore probabilmente si vuole intortare. Di Pietro parla alle 14.45, identico a tanti suoi discorsi già fatti: «Vogliono riabilitare Craxi di fronte alle giovani generazioni, vogliono raccontare che Mani pulite fu un’operazione politica». vero. Poi passa alle pure cazzate: «Craxi ha usato le istituzioni per fregare i soldi ai cittadini, utilizzarlo come punto di riferimento è come usare Lucifero per inneggiare a Dio». Il problema è questo: «Sta tornando la Milano da bere», dice al suo fradicio popolo. Sventolano un totale di sei bandiere dell’Italia dei valori assieme a due bandiere italiane, più le due comuniste. A un certo punto arriva Grillo che fa uno sketch da davanti alle telecamere: si acquatta alle spalle di Tonino e poi gli butta in faccia una pallotta di carte, «Vedi che ti ho tirato anch’io qualcosa», ah ah, eh eh. I giornalisti annotano, per ora è la nota più dinamica della giornata. Sotto un gazebo si raccolgono firme contro via Craxi. Una studentessa ci consegna un volantino: «Dopo il successo storico del No-B-Day del 5 dicembre, la prima assemblea del popolo viola a Milano». Bene. Il Movimento Lombardo Milanese, in un altro volantino, scrive cose durissime contro Roberto Formigoni. Un uomo espone la foto di Emanuela Loi, poliziotta della scorta di Paolo Borsellino morta assieme a lui. Una signora di mezzetà, coi capelli color di carota, assedia il cronista di Libero e gli riferisce che il suo giornale ha scritto il falso sulla rivolta degli immigrati in Calabria. Prendiamo nota. Militanti di varie estrazioni si danno di gomito e a un certo punto attorniano ancora il cronista di Libero, ma non per minacciarlo, altro che clima di odio: il clima è di sfiga, sono perlopiù compiaciuti che a prender l’acqua, almeno, sia venuto qualcuno: «La ammiro perché è qua», «Si figuri, è che so nuotare». Forse, a portar rogna, è stato Piero Ricca: «La manifestazione», si leggeva sul suo blog, «si svolgerà anche in caso di pioggia, neve o altre calamità». La pioggia è arrivata, Di Pietro pure. «Le ragazze», dice infine l’organizzatore, «passeranno con delle scatole per raccogliere gli oboli». Vien voglia di darglielo. Deponiamo 50 centesimi di regime, ma il bottino pare magro. A Craxi, quel giorno, andò meglio: ebbe la pioggia e pure le monetine.