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 2010  gennaio 10 Domenica calendario

FELICE

PIEMONTESE
Da quell’inesauribile
serbatoio di testi tuttora sconosciuti
e di personaggi a diverso
titolo eccentrici costituito
dai primi decenni del Novecento,
ecco venir fuori Félix
Fénéon, in una scelta dei suoi
Romanzi in tre righe, con l’eccellente
cura di Matteo Codignola.
Eccentrico, Fénéon lo fu
senza ombra di dubbio. Anarchico
e dandy (due termini che
sembrerebbero inconciliabili)
fu uno di quegli autori (ai quali
Jean-Yves Jouannais ha dedicato
il saggio Artistes sans oeuvres)
che rinunciano all’opera,
al ruolo di protagonista, alla
notorietà, per eccesso di snobismo,
per disdegno o per chi sa
quali altri motivi. Senza rinunciare
a svolgere, nel caso di Féneon,
un ruolo oscuro, ma nei
fatti di primo piano, nella vicenda
artistica e letteraria. Si
deve a lui, ad esempio, la prima
pubblicazione delle Illuminations
di Rimbaud, nella versione
a tutt’oggi corrente, nonché
la prima uscita francese di
Joyce, con Dedalus nel 1924.
Nato, per caso, a Torino,
nel 1861, Fénéon si ritrovò impiegato,
a vent’anni, al ministero
della Guerra, a Parigi. Era,
a quanto pare, un ottimo elemento:
diligente, discreto, efficiente
nello svolgere i compiti
che gli erano assegnati. Ma,come
accadeva a molti in quell’
epoca turbolenta, simpatizzava
per i movimenti anarchici,
sicché si ritrovò sospettato di
aver preso parte a un attentato
all’Hotel Fayot, a due passi
dai giardini del Luxembourg,
o addirittura di aver lanciato
proprio lui il rudimentale ordigno
(che, va detto, non fece vittime.
Ferì solo, piuttosto gravemente,
il poeta Laurent Tailhade,
anche lui anarchico, ma
che si trovava sul posto per incontrareuna
signora).
Era il 1894. Fénéon, arrestato,
fu sottoposto, con altri
anarchici e persone prelevate
un po’ a casaccio, a un processo
(il Processo dei Trenta) che
non fu privo di momenti farseschi,
raccontati inmodo gustoso
da Codignola nella sua postfazione.
Assolto,malicenziato
dal ministero, Féneon si dedicò
a un’intensa attività pubblicistica,
diventando tra l’altro redattore
capo della famosa Revue
blanche, che ebbe tra i suoi collaboratori
Proust, Mallarmé, Verlaine,
Apollinaire e Jarry e fece
conoscere in Francia Nietzsche,
Tolstoj, Ibsen, Strindberg.
Negli otto anni che passò alla
Revue blanche, Fénéon fece apparire
la sua firma soltanto tre
volte.Comefarà anche nelle riviste
e nei giornali in cui lavorò
successivamente, pare che facesse
larghissimo uso di pseudonimi.
Quel che si sa per certo è
che era un critico d’arte di primordine
e, in quanto tale, instancabile
promotore di artisti
ai quali era legato, come Seurat
e Degas. Nel 1906 lascerà il lavoro
giornalistico per approdare
nella galleria Bernheim Jeune,
famosa tra l’altro per aver ospitato,
nel 1912, la prima mostra
francese dei futuristi italiani.
I «romanzi in tre righe» furono
un’invenzione di Féneon per
Le Matin. Ne scrisse circa millecinquecento,
Codignola ne pubblica
un decimo, per dare un’
idea di quel che si può definire,
con qualche esagerazione, un
nuovo genere letterario: raccontareun
fatto di cronaca dicendone
l’essenziale in una trentina di
parole. Rendendo importante
ciò che è insignificante, giocando
sull’assurdo, sul provocatorio,
sull’humor nero, ricercando
il massimo di icasticità: «La Verbeau
è riuscita a colpire al seno
Marie Champion,masi è bruciata
un occhio. La fiala di vetriolo
nonè un’arma di precisione».
Un esercizio virtuosistico la
cui lettura andrebbe consigliata
a letterati e giornalisti privi del
dono della concisione.

Félix Fénéon
p ROMANZI IN TRE RIGHE
p a cura di Matteo Codignola
p Adelphi, pp. e 5,50