Alberto Piccinini, Il Manifesto 7/1/2010, 7 gennaio 2010
CORSIVI
Mi capita qualche volta di accettare un invito a parlare sulla televisione. (...) Dopo aver sciorinato tutto quello che so (o mi pare di sapere), tutto quello che ho capito (o mi pare di aver capito), mi trovo di fronte sempre alla stessa sorpresa. Chi mi ha invitato a parlare lo ha fatto perché vuol sentirsi dire una cosa sola: che la tv fa male. E più precisamente che: a) fa male ai bambini, perché li incita alla violenza; b) fa male agli adulti, perché uccide la conversazione. Naturalmente, non sono d’accordo. Mi trovo di fronte a genitori che non sono in grado di fare ai figli nessun discorso serio sulla violenza: si vendicano dandone la colpa alla tv. Mi trovo di fronte a coniugi che hanno il terrore di trovarsi soli a conversare. Hanno poco o niente da dirsi: si vendicano dandone la colpa alla tv. Non sono d’accordo. Ma non ho nessuna possibilità di far valere le mie convinzioni. Sono implacabili. Se voglio tornare in albergo, se voglio riprendere il treno, devo ammettere - sia pure a denti stretti - che i loro bambini sarebbero degli angeli, ove non ci fosse la tv; che mariti e mogli passerebbero tutta la serata a conversare (di cosa?) se non ci fosse la tv (...).
(Beniamino Placido, «La Repubblica» 22 giugno 1984)