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 2010  gennaio 07 Giovedì calendario

LA LUCE IN FONDO AL DECENNIO

Cominciano gli anni Dieci. Da qui agli anni Venti, l’Europa – in barba al flop diplomatico di Copenhagen – dovrà riuscire a mantenere una difficile promessa collettiva: ricavare il 20% della propria energia da fonti con zero emissioni di carbonio. Entro il 2020, dovrà essere messa in piedi la prima tappa della "decarbonizzazione" continentale, con l’obiettivo di alzare ancora di più l’asticella verde entro metà secolo. Ce la farà?
I Ventisette hanno sottoscritto un impegno formale. Ma le ambizioni verdi dei paesi che sulle rinnovabili stanno costruendo una nuova industria ( Francia, Germania, Inghilterra, Danimarca, Svezia), si scontrano con le ambizioni di altre nazioni (prima su tutte la Polonia) ancora troppo affezionate all’energia fossile. L’Unione europea ha il merito di essere l’unica,ad aver preso impegni seri, per la riduzione delle emissioni-serra. Ce la farà?
Laddove non potè la politica, potrà la scienza.
Siccome le predizioni sul futuro dell’innovazione sono solitamente sbagliate per difetto, è facile azzardare che – da qui al 2020 – il network planetario di intelligenze al lavoro sulle nuove tecnologie per la decarbonizzazione, avrà fatto progressi straordinari. E, nonostante le predizioni sul futuro abbiano sempre meno fantasia del futuro stesso, azzardiamo anche tre tecnologie che aiuteranno l’anelito europeo (e mondiale) verso un’economia a bassa intensità di anidride carbonica.
e Nell’arco degli anni Dieci, da qualche laboratorio di ricerca uscirà il pannello solare con un’efficienza di conversione dei fotoni in elettricità, drammaticamente più alta di oggi. La media attuale è del 18%, qualche produttore arriva al 23. Sei mesi fa, i ricercatori del tedesco Fraunhofer Institute for Solar Energy, hanno raggiunto il record del 41,2 per cento. E non sarà impossibile raggiungere quota 50% – non in laboratorio, ma in un prodotto commerciale – nel decennio che viene.
r Durante gli anni Dieci, una moltitudine di scintille neuronali innescherà un’altra impellente rivoluzione: lo stoccaggio efficiente dell’energia elettrica. Le attuali batterie al litio sono perfette per i telefonini, ma primitive per le automobili. Non c’è solo bisogno di pile per le due e le quattro ruote, ma anche di grandi sistemi per la conservazione dell’energia elettrica su scala industriale, o magari cittadina: le fonti rinnovabili producono elettricità solo quando c’è sole e vento.
A Copenhagen, Steven Chu, lo scienziato che è anche segretario dell’Energia nell’amministrazione Obama, ha annunciato di aver dato 150 milioni di dollari a Arpa-e, il nuovo programma di ricerca sulle energie pulite che nasce sotto le ali dell’Arpa,l’agenzia che ha fatto nascere l’internet. Fra i progetti prioritari, dice Chu, c’è la batteria da decine o centinaia di megawatt.
t Infine, nell’arco dei prossimi dieci anni, la corsa già ben avviata della microelettronica porterà un’altra pletora di micro-rivoluzioni, con ricadute miracolose sul risparmio energetico. Processori più potenti ed efficienti, sensori di ogni tipo e funzione diffusi ovunque, sistemi digitali per il controllo dei consumi, oggetti che si scambiano le informazioni in rete. Tutto questo non farà nascere solo una rete di distribuzione elettrica intelligente – quel che viene ormai chiamato smart grid – ma anche al consumo intelligente da parte di oggetti intelligenti.
Già queste tre macro-innovazioni potranno avere una portata rilevante. Ma altre se ne aggiungeranno, contribuendo a salvare lupo, capra e cavoli. Ovvero: il clima planetario, la sopravvivenza del genere umano e l’insipienza della politica. La scienza e la ricerca vanno avanti, inarrestabili. Per farle correre però, vanno incoraggiate. «L’economia a basso contenuto di carbonio – ha detto di recente il cancelliere tedesco Angela Merkel – sarà il futuro vantaggio competitivo delle nazioni». Soprattutto di quelle che se n’erano accorte per tempo.