Filippo Facci, Libero 6/1/2010, 6 gennaio 2010
Caro Facci, due righe in riferimento al Suo articolo di oggi su Libero riguardante la mia lettera a Bettino Craxi dell’89 (lettera che scriverei tale e quale e che se fosse pubblicata integralmente sarebbe ancora più chiara e comprensibile)
Caro Facci, due righe in riferimento al Suo articolo di oggi su Libero riguardante la mia lettera a Bettino Craxi dell’89 (lettera che scriverei tale e quale e che se fosse pubblicata integralmente sarebbe ancora più chiara e comprensibile). Nel commento Lei fa riferimento al documentario su Craxi, che acquistai dal produttore Luca Josi. E’ corretto, lo acquistai certo di fare cosa utile alla Rai e al produttore Josi allora in difficoltà per la vendita e non solo. Purtroppo pochi mesi dopo l’acquisto sono stato sostituito alla direzione di Raitre. E dopo un anno e mezzo passato a casa sono uscito dalla Rai per andare a dirigere i programmi di Stream. Dunque non avevo nessuna possibilità di programmare il documentario, nel frattempo entrato nella disponibilità dei miei successori. Sono rientrato in Rai verso la fine del 2002 come direttore di Raiedu quando i diritti erano ormai scaduti. Quanto al programma su Craxi che andrà in onda lunedì 11 su Raidue in prima serata, sarà come dice Lei ”una sveltina”, ma di 90 minuti! Programmato nella serie che ha avuto come protagonisti altre ”sveltine”: su Berlinguer, Fanfani, Togliatti, La Malfa, Almirante, De Gasperi, La Pira, ecc.. Cioè i protagonisti della nostra recente storia politica. Con stima, Gianni Minoli Caro Minoli, il contratto di acquisto del documentario aveva una finestra di soli due anni: dal 21 febbraio 1997 al 20 febbraio 1999 (con tre passaggi in 24 mesi). Questa è la prima e ovvia ragione per cui andava programmato subito. Lei oltretutto lasciò Rai Tre il 4 giugno 1998 e questo significa che per mandarlo in onda ha avuto a disposizione 16 dei 24 mesi di licenza, un periodo passato da direttore e non da garzone. In sostanza Lei avrebbe potuto tranquillamente mandare in onda il documentario – se non altro perché era stato pagato – e non l’ha fatto, punto: pare inutile, ora, che Lei scarichi su chi ebbe a sostituirla ed ebbe a ritrovarsi un documentario che non aveva voluto. Stia sereno, non averlo mandato in onda non è mica una condanna a morte: diciamo che Lei colse un’inopportunità politica. Ora, viceversa, coglie un’opportunità politica e si affretta ad affastellare un programma su Craxi con materiale di repertorio. E’ normale, così è la Rai, così è questo Paese, così è Lei. (F.F.)