Claudio Angelini, Il Messaggero 6/1/2010, 6 gennaio 2010
Quel trash show sugli italo-americani Anche grazie a Obama, gli ultimi stereotipi negativi degli afro-americani sembrano caduti, tanto che nessun regista si permetterebbe di realizzare film o sceneggiati contro la gente di colore
Quel trash show sugli italo-americani Anche grazie a Obama, gli ultimi stereotipi negativi degli afro-americani sembrano caduti, tanto che nessun regista si permetterebbe di realizzare film o sceneggiati contro la gente di colore. Ma questo non vale per tutti gli altri gruppi etnici. Così, guarda un po’, negli Usa, sono rinati i ”Guidos”, ovvero gli stereotipi umilianti dei giovani italo-americani, imbrillantinati, intenti a mangiare pizza, a corteggiare inutilmente ragazze e a giocherellare con la vita. Ripropone ed aggiorna la loro squallida leggenda un reality show dal titolo ”Jersey Shore”, che è un cocktail di banalità privo di quel pizzico d’ironia che può indorare ogni pillola, anche la più indigesta. Più che reality è trash show, con tutti i pregiudizi nauseabondi che circondavano la nostra collettività all’inizio e a metà del secolo scorso. Eppure, da allora, i vilipesi ”Guidos” (ovvero gli italo-americani) ne hanno fatta di strada! Primi nel cinema (quanti nostri connazionali sono diventati attori e registi), primi o secondi nella politica (quanti deputati, senatori o sindaci, tra di loro), star della musica, della gastronomia e dell’eleganza. Tre associazioni sono subito scese in campo per chiedere che questa fiction venga oscurata, ma alcuni giornalisti la difendono e chiedono agli italiani d’America di prendersela con i ”Guidos” veri, non con lo sceneggiato che li rappresenta. Lo stesso accadde quando la Tv americana cominciò a trasmettere i ”Sopranos’. C’è però, adesso, qualcosa di più grave. I ”Sopranos” riecheggiano una storia di criminalità che fa parte della cronaca nera e vera, mentre i nuovi ”Guidos” sono uno stereotipo e basta. come se nei teatri degli States tornasse un ignobile spettacolo, dal titolo ”Jim Crow”, che per più di un secolo derise i neri accusandoli di ogni scempiaggine. Nessun giornalista se la sentirebbe di invitare i ”black” a non avercela con quelle disgustose parodie ma con se stessi. C’è da aggiungere che i giovani ritratti dallo sceneggiato ”Jersey Shore” sono affetti da forme di ordinaria imbecillità che colpiscono ogni etnia d’America: gonfiarsi i muscoli, perdere periodi di tempo interminabili a pettinarsi, tatuarsi, farsi un piercing. Potrebbero essere d’origine irlandese, tedesca, francese o sudamericana. Perché definirli ”Guidos”, quindi italo-americani, e basta? Uno stereotipo etnico è razzismo anche quando i suoi protagonisti hanno la pelle bianca.