Margherita De Bac, Corriere della Sera 7/01/2010, 7 gennaio 2010
I navigatori (incauti) fedeli a una sola password (riassunto) Una ricerca inglese condotta dalla compagnia di assicurazioni Cpp ha dimostrato, per la prima volta con dati scientifici, che gran parte delle password private per gestire i servizi web sono ingenue e facilmente individuabili
I navigatori (incauti) fedeli a una sola password (riassunto) Una ricerca inglese condotta dalla compagnia di assicurazioni Cpp ha dimostrato, per la prima volta con dati scientifici, che gran parte delle password private per gestire i servizi web sono ingenue e facilmente individuabili. Il 43% dei clienti del computer, poco meno di 16 milioni di cittadini, ricorre alla stessa password per ogni tipo di servizio. Il 29% si limita a variare la chiave aggiungendo una cifra o una lettera alla formula base. Il 40% ammette di aver rivelato il segreto ad amici, parenti e colleghi. Questo comportamento espone gli utenti ad attacchi di pirateri, furti di informazioni personali e di identità, ricezione di spam e messaggi infetti da virus. Unica giustificazione: sono ormai troppi gli account cui si accede regolarmente. In Italia non è stata ancora condotta alcuna ricerca. Matteo Marzotto, presidente dell’Enit, dichiara di averne «una decina, tutte segnate su un foglietto infilato nel portafogli». Giancarlo De Cataldo, giallista autore di "Romanzo criminale", ammette «Vado avanti per inerzia, c’è sempre qualcuno che mi aiuta a introdurre e cambiare password. Ogni tanto la scordo e chiamo un soccorritore». Michele Cucuzza, conduttore di Uno Mattina, è titolare di un blog sempre aggiornato. «Sono un hacker di me stesso. Provo a differenziare in modo presumibilmente furbesco i miei codici [...] Poi li dimentico». Si dichiara un vero ignorante in materia l’avvocato Franco Coppi, noto penalista: «Password? Oddio, sono la persona meno indicata per parlarne. Pensi, io scrivo ancora a penna».