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 2010  gennaio 06 Mercoledì calendario

Balaclava, la carica della modernità La guerra di Crimea vide anche lo scontro tra innovazione non solo bellica e Ancien Régime

Balaclava, la carica della modernità La guerra di Crimea vide anche lo scontro tra innovazione non solo bellica e Ancien Régime. Per questo torna attuale Con le polemiche sul Cavour dimenticato torna d’attualità anche la guerra di Crimea (1853-56) che fu uno dei capolavori diplomatici del primo ministro piemontese. Un celebre momento di quella guerra fu la battaglia di Balaclava, portato sul grande schermo prima da Michael Curtiz nel 1936 e poi da Tony Richardson, nel 1968. E questo film è stato di recente riedito in Dvd dalla Teodora di Vieri Razzini. A destra David Hammings in una scena del film, sopra la battaglia in un quadro di Richard Caton Woodville.La guerra di Crimea fu il primo scontro fra le grandi potenze europee dopo i quarant’anni di pace garantiti dalla sconfitta di Napoleone. Fu anche la prima guerra commentata giorno per giorno dagli inviati dei giornali, e documentata dalla fotografia, che portava in tutte le case le immagini dei campi di battaglia. Forse per questo ha lasciato un’impronta duratura nella memoria collettiva, oltre che sulla toponomastica cittadina: a Parigi commemorano la Crimea e le sue battaglie il boulevard de Sébastopol, il boulevard d’Inkermann, il pont de l’Alma, e addirittura un intero arrondissement, Malakoff; in Inghilterra e in Australia ci sono strade, quartieri e addirittura città e villaggi chiamati Crimea, Sebastopol, Alma, Inkerman o Balaclava; e anche a Torino abbiamo corso Sebastopoli, via Cernaia, piazza Crimea. È stata una guerra fertile di miti, da Florence Nightingale che inventa l’ospedale da campo alla «sottile linea rossa», che prima d’essere un film di Terrence Malick è una delle leggende dell’esercito britannico, la resistenza d’un reggimento di Highlanders alle cariche dei cosacchi, proprio durante la battaglia di Balaclava. La battaglia del fiume Cernaja ha forgiato una parola comunissima del dialetto piemontese, «cernàja» appunto, che significa fracasso e disordine; anche se nasce qualche perplessità sulla tempra guerriera degli antenati quando si scopre che l’esercito sardo in quella battaglia così memorabile ebbe in tutto sedici morti. E poi, naturalmente, c’è la carica dei Seicento, resa memorabile dal Poeta Laureato, Alfred Tennyson («Nella valle della morte - cavalcarono i seicento...») e poi dissacrata, nei mai abbastanza rimpianti Anni Sessanta, dal film di Tony Richardson, che mostrò il rovescio della medaglia. La Crimea, infatti, fu al tempo stesso la prima guerra moderna, alimentata con le ferrovie e le navi a vapore, e una guerra di agghiacciante arcaicità, specchio d’un continente che si dibatteva tra la modernità prorompente della rivoluzione industriale e un Ancien Régime che non voleva morire. Il pil cresceva a ritmo forsennato, stava nascendo la società di massa, e lo spettro del comunismo si aggirava per l’Europa (il Manifesto di Marx ed Engels era uscito sei anni prima). Ma i politici europei continuavano a ragionare in termini di pura politica di potenza, e trovavano normalissimo mandare a morire decine di migliaia di uomini in base a calcoli geopolitici astratti: a partire da Cavour, sempre ammirato per aver deciso di gettare sul piatto della bilancia qualche migliaio di morti, pur di sedere al tavolo della pace accanto ai vincitori (mentre lo stesso ragionamento, fatto da Mussolini nel 1940, è giustamente guardato con orrore). Ma ad essere arcaica era soprattutto l’organizzazione militare, e in particolare quella inglese. Il duca di Wellington, vincitore di Napoleone, era morto da appena due anni. L’esercito inglese in Crimea era comandato da lord Raglan, che quarant’anni prima aveva perduto un braccio a Waterloo. L’esercito non era minimamente attrezzato per curare feriti e malati, che morivano come mosche in condizioni igieniche spaventose; in compenso praticava la vendita dei gradi, e del resto nella vita civile si compravano i seggi in Parlamento. Lord Cardigan, che guidò la carica dei Seicento, era stato deputato dall’età di ventun anni; nel frattempo s’era comprato anche il grado di tenente colonnello, e nonostante ripetuti scandali, duelli e divorzi le sue relazioni con la famiglia reale gli valsero il comando d’un reggimento di ussari. In seguito punì un ufficiale che aveva osato ordinare alla mensa una bevanda plebea come la birra, ferì un uomo in duello usando una pistola truccata, e venne assolto dalla Camera dei Lords grazie a un cavillo procedurale: tutti episodi largamente ripresi dalla stampa, che lo resero ridicolo e odioso agli occhi dell’opinione pubblica. Ma agli occhi della corte e dell’alto comando, l’opinione pubblica non contava niente; e allo scoppio della guerra lord Cardigan venne promosso al comando della Brigata Leggera. Perciò si trasferì in Crimea, dove trascorse un piacevole periodo a bordo del suo yacht a vapore ancorato nel porto di Balaclava, mentre i suoi uomini morivano di freddo e di colera sotto le tende. Stando sullo yacht perse l’occasione di partecipare a più di una battaglia: alla sera della battaglia d’Inkerman incontrò l’inviato del Times e gli rivolse la domanda diventata celebre: «Come mai sparavano?». Ma quando i russi attaccarono Balaclava era a terra e poté prendere parte allo scontro, conducendo personalmente la brigata al macello contro i cannoni russi. Se sia sua la colpa di quella carica sconsiderata, o d’un fatale equivoco nella trasmissione degli ordini, nessuno potrà mai più stabilirlo con certezza. In ogni caso l’azione apparve così imbarazzante sul momento, e così irrilevante sul piano militare, che non venne nemmeno menzionata nel rapporto ufficiale della battaglia. I giornali, però, si impadronirono della storia e al suo ritorno in Inghilterra Cardigan scoprì d’essere diventato un eroe, accolto da folle plaudenti. L’industria tessile inglese non volle perdere l’occasione e lanciò il cardigan, la maglia di lana abbottonata che si chiama ancor oggi così; la pubblicità sosteneva che il nobile lord l’aveva indossato per difendersi dal gelo della Crimea, mentre condivideva le privazioni dei suoi soldati. La concorrenza lanciò il balaclava, il passamontagna di lana con cui la truppa si riparava dal freddo. Del resto, anche lord Raglan (che morì di colera in Sebastopoli conquistata) è passato alla storia soprattutto per un certo taglio delle maniche: in Inghilterra gli industriali dovevano ancora cedere il passo ai lord, ma il marketing era già padrone.