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 2010  gennaio 07 Giovedì calendario

CRASHGATE/BRIATORE

Quello che passerà alla storia come il Crashgate inizia il 28 settembre 2008, quando al 14° giro del Gp di Singapore (curva 17) il pilota brasiliano della Renault Nelsinho Piquet va a sbattere contro un muro rendendo necessario l’ingresso in pista della safety car, grazie al quale il compagno di squadra Fernando Alonso colma il distacco accumulato fino a quel momento e comincia la rimonta che lo porta al successo. Il 30 luglio 2009 Piquet, nel frattempo licenziato dalla Renault, racconta in una dichiarazione spontanea rilasciata alla sede parigina della Fédération internationale de l’Automobile che l’incidente è stato pianificato dal team manager Flavio Briatore. Il 17 settembre 2009 la Fia minaccia via mail la Renault («ha il dovere di collaborare»), il 18 settembre con una lettera dell’avvocato Andrew Ford, forte di un misterioso ”testimone X” «la Renault conclude che Mr. Briatore doveva sapere della cospirazione». Il 21 settembre Briatore viene radiato dalla F.1 e da ogni competizione sportiva sotto l’egida della Fia, provvedimento per il quale non può più mettere piede in un circuito nè curare gli interessi dei piloti (è il manager di Alonso, Webber, Kovalainen e Grosjean), che altrimenti si vedrebbero negare la superlicenza (Pat Symonds, responsabile tecnico della scuderia francese, viene squalificato per cinque anni). La severità della pena viene motivata nella sentenza con l’«ostinazione a negare i fatti davanti all’evidenza» ma a molti sembra la vendetta del presidente uscente della Fia Max Mosley, infuriato con Briatore che è stato tra i fondatori della Fota, la Federazione dei Team di F1 che ne ha diminuito il potere. Convinto che la sentenza sia già scritta, Briatore rinuncia a difendersi davanti alla giustizia sportiva e annuncia l’appello alla magistratura ordinaria. Il 5 gennaio 2010 il Tribunale delle Grandi Istanze di Parigi sentenzia che la Fia non aveva il potere di radiare Briatore e squalificare Symonds perché i due non sono tesserati della Federazione e meno ancora poteva permettersi di impedire ai propri affiliati di lavorare con loro (lo vieta l’articolo 28 del suo statuto). Briatore accoglie con soddisfazione la sentenza, ma annuncia di non essere intenzionato a tornare subito in F1: «Ne riparleremo. Ora mi interessa la Formula Bambino, presto mia moglie Elisabetta mi darà un figlio». Preso atto della decisione del Tribunale, la Fia sottolinea che la sentenza «non è entrata nel merito dell’episodio, l’incidente volontario di Singapore, ma solo nella regolarità della sentenza, adducendo motivi procedurali. Non è stato sovvertito alcun giudizio, né è stata messa in dubbio la facoltà della Fia di escludere dal proprio mondo chi mette in pericolo la vita degli altri. Facciamo presente che non riteniamo esecutiva la decisione del tribunale di Parigi fino a quando non sarà scaduto il termine di un nostro possibile ricorso. Fino ad allora la sentenza del Consiglio Mondiale continua ad applicarsi».