Syed Saleem Shahzad, La Stampa 7/1/2010, 7 gennaio 2010
Kabul, la guerra segreta tra India e Pakistan ISLAMABAD Nel grande gioco che si è riaperto sullo scacchiere dell’Asia centrale c’è anche la partita tra India e Pakistan
Kabul, la guerra segreta tra India e Pakistan ISLAMABAD Nel grande gioco che si è riaperto sullo scacchiere dell’Asia centrale c’è anche la partita tra India e Pakistan. Una sfida sotto traccia che però potrebbe complicare non poco gli equilibri nella regione. Il Pakistan ha cominciato a considerare l’Afghanistan come la propria «profondità strategica» dopo la disfatta del regime comunista di Kabul nel 1992. Dal punto di vista dell’India, però, il rinnovato interesse di Islamabad per il suo retroterra era soltanto la rivisitazione di una teoria vecchia di due secoli, secondo la quale la minoranza islamica del subcontinente indiano poteva dominare soltanto con l’appoggio delle tribù guerriere afghane, come al tempo degli imperatori mogul. La sconfitta dei taleban in Afghanistan, nel dicembre del 2001, è stata una buona opportunità per l’India per recuperare terreno in Afghanistan e portare un duro colpo alla dilagante influenza pakistana sugli elementi islamisti afghani. L’India ha subito finanziato il nuovo governo filo-occidentale di Kabul. New Delhi ha fin qui elargito oltre due miliardi di dollari, investiti soprattutto in educazione e infrastrutture. Il progetto di gran lunga più importante è la costruzione dell’autostrada che va da Zarani, al confine con l’Iran, a Delaram, completata all’inizio del 2009. L’arteria è l’anello che connette il porto iraniano in acque profonde di Chabahar alla strategica Ring Road afghana, e di lì alle città di Herat, Kandahar, Kabul e Mazir e Sharif, ed è costata 136 milioni di dollari. Sei lavoratori indiani e 126 afghani sono stati uccisi dai taleban durante la costruzione. L’India ha accusato apertamente i servizi segreti pakistani, l’Isi, di aver tentato in tutti i modi fermare la costruzione della strada, manovrando i taleban a loro fedeli. Quando è stata inaugurata, il presidente afghano Hamid Karzai ha ribadito che «il completamento di quest’opera è un chiaro messaggio a quelli che vorrebbero fermare la collaborazione tra India e Afghanistan. Questa cooperazione non sarà mai fermata». Il Pakistan ha ribattuto che sono i servizi indiani (il Raw) ha battere in lungo e in largo l’Afghanistan. Un funzionario dell’Onu, che ha voluto rimanere anonimo, sostiene che il Raw ha almeno 200 agenti operanti in Afghanistan: «L’unica ragione per tenere un numero così alto di uomini nel Paese è competere con il Pakistan». Secondo Islamabad, gli uomini del Raw a Kandahar stanno attivamente aiutando i separatisti nella confinante provincia pakistana del Beluchistan. Storicamente, nelle tre guerre che hanno visto India e Pakistan una contro l’altro dalla loro indipendenza, nel 1947, l’Afghanistan è stato sempre dalla parte di New Delhi. Il perché è presto detto. La frontiera tra l’attuale Pakistan e l’Afghanistan (la linea Durand), tracciata dall’Impero britannico nel 1893, non è mai stata riconosciuta da Kabul. L’Afghanistan è stato l’ultimo Paese a riconoscere il Pakistan e tuttora rivendica la provincia pakistana del Nord-Ovest e parte del Beluchistan. L’accordo tra Londra e Kabul sulla linea Durand (tracciata da Sir Henry Marion Durand assieme ad Amir Abdul Rahman Khan) aveva una durata di cento anni. Nel 1993 il Pakistan fece pressione sul governo amico dei taleban perché fosse rinnovato per altri cento. Ma i taleban non cedettero. Cacciati dal governo, però, i seguaci del mullah Omar sono ridiventati il nemico numero uno di New Delhi. L’ambasciata indiana a Kabul è stata colpita due volte. Dietro gli attacchi c’è la rete del comandante taleban Sirajuddin Haqqani. Ma l’India è un nemico mortale, al pari degli Stati Uniti, anche per le cellule di Al Qaeda che operano al confine tra Afghanistan e Pakistan, in qualche modo legate al Pakistan, come il gruppo guidato da Ilyas Kashmiri, già attivo nel Kashmir indiano. «Il Raw, i servizi indiani - dice il comandante Kashmiri - ha centri di comando nelle province afghane di Kunar, Jalalabad, Khost, Helmand, Kandahar, mascherati nei consolati». Persino il comandante delle forze Nato in Afghanistan, il generale Stanley McChrystal, ha criticato l’eccessiva presenza indiana: «Per quanto le attività finanziate dall’India sono di grande beneficio per la popolazione afghana, l’influenza dell’India nel Paese rischia si esacerbare le tensioni con il Pakistan». E certamente sono gli islamisti a trarre vantaggio da queste tensioni che permettono loro di presentarsi come gli unici a poter difendere gli interessi pakistani in Afghanistan. Una tentazione molto forte per le élite pakistane.