Francesco Sisci, La Stampa 7/1/2010, 7 gennaio 2010
Così ti addomestico il ”Caro leader” PECHINO Le guardie di frontiera sono raddoppiate, la sicurezza lungo i binari è aumentata, i posti di controllo che si affacciano sulla città di frontiera cinese di Dandong sono stati chiusi, niente più entrava o usciva ieri dal Nord Corea
Così ti addomestico il ”Caro leader” PECHINO Le guardie di frontiera sono raddoppiate, la sicurezza lungo i binari è aumentata, i posti di controllo che si affacciano sulla città di frontiera cinese di Dandong sono stati chiusi, niente più entrava o usciva ieri dal Nord Corea. Sono tutti segni inequivocabili che sta per passare quello che è forse l’ultimo treno corazzato del mondo, con a bordo il suo carico prezioso e improbabile, il capo dell’ultima dittatura ereditaria del pianeta, Kim Jong-il, «caro leader» della repubblica democratica di Corea. Le diplomazie del Pacifico sono elettrizzate. Il leader nordcoreano è atteso per colloqui a Pechino, ma viste le tradizionali enormi misure di sicurezza che circondano la sua presenza, sapremo del suo viaggio solo quando sarà già tornato a Pyongyang. Ufficialmente non si sa quali siano gli argomenti da affrontare, ma a Seoul e Tokyo si dice che Kim dovrebbe concordare con i dirigenti cinesi i passi fondamentali di un accordo già tratteggiato il mese scorso con gli americani. Il punto centrale, su cui le trattative si erano fermate l’anno scorso, è quello del controllo dei piani nucleari nordcoreani. Pyongyang ammetteva di averne solo uno quello al plutonio, e quello stava smantellando. Però gli Usa sostenevano che ce n’è anche un altro, all’uranio, che utilizza le ricche miniere di uranio naturale in Nord Corea. Anche questo secondo va smantellato, secondo Washington, mentre Pyonguang negava addirittura che il secondo esistesse. Alla fine dell’anno scorso però Pyongyang ha ammesso di avere il programma all’uranio, primo passo per accordarsi per un suo smantellamento. L’America, tra l’altro potrebbe anche aprire una missione diplomatica a Pyongyang, se ci fossero effettivamente passi avanti sul nucleare. I rapporti diplomatici con l’America sono uno dei sogni di Kim. Il cerchio però si può chiudere a Pechino e solo in questo paio di mesi prima dell’inizio della primavera. Pechino in questi mesi invernali possiede l’unica arma che punge immediatamente Pyongyang: i rifornimenti di olio combustibile. Essi potrebbero essere interrotti «per difficoltà tecniche» per qualche giorno da Pechino, lasciando Pyongyang nella morsa del gelo. Inoltre Pyongyang sta incontrando nuove inattese difficoltà. Negli ultimi due, tre anni è cresciuto il commercio dalla Cina. Arrivano a Pyongyang sempre più prodotti industriali dai dvd, ai condizionatori d’aria, alle lattine di coca cola. Questo sta creando una nuova classe mercantile che è stata severamente colpita a dicembre da una riforma istantanea della moneta. Nel giro di 24 ore Pyongyang ha abrogato la vecchia moneta e ne ha introdotta una nuova, chiamata sempre won, con il valore di 1 won nuovo per 100 won vecchi. La manovra ha salvato solo i privilegiati, vicino alla corte del leader, i quali sapevano della misura e hanno cambiato tutti i soldi in beni di commercio, ma ha impoverito tutti gli altri. Nel complesso comunque la riforma prova la forza e l’importanza per la prima volta in Nord Corea di un’economia di mercato accanto all’economia statale. Questa economia di mercato, su cui prospera un ceto di privilegiati, può resistere solo grazie al sostegno della Cina, che ha aiutato a crearla. Non è chiaro quanto Kim sia disposto a trattare per mantenere o anche far crescere questa economia di mercato, considerata in passato il germoglio della sfida al potere monolitico del sistema. Ma questo mercato è una crepa del sistema granitico, che oggi è difficile da sanare. Comunque se Kim portasse a Pechino la sua adesione al programma di disarmo, questo sarebbe anche il primo grande successo dell’amministrazione Obama e la prova concreta che la collaborazione Usa-Cina non solo argina i problemi geostrategici, come è stato finora per il Nord Corea, ma li risolve. Ciò sarebbe importante ora che gli Usa chiedono alla Cina maggiore impegno per riportare l’Iran e il suo programma nucleare sotto controllo. Pechino in questi giorni si oppone a sanzioni e chiede pressioni più discrete. Se le pressioni discrete di Pechino avranno funzionato su Pyongyang potrebbero tornare utili anche su Teheran, viceversa anche Pechino potrebbe sentire Washington diventare nervosa.