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 2010  gennaio 07 Giovedì calendario

La Puglia e ”’a guerra” ”Qua ci suicidiamo” «Perché «il manifesto» non lo dice chiaro e tondo?»

La Puglia e ”’a guerra” ”Qua ci suicidiamo” «Perché «il manifesto» non lo dice chiaro e tondo?». Rossana Rossanda sprona il giornale che ha fondato a criticare più chiaramente Massimo D’Alema e le sue ultime mosse sulla scena nazionale - l’apertura al dialogo con il premier - e regionale - la tenace opposizione alla candidatura di Nichi Vendola in Puglia. «Noi che non abbiamo in gioco né interessi personali né di partito, potremmo essere i più liberi di parlare? Invece siamo spiritosi e prudenti. Io non ci sto. Dico che c’è un candidato pulito ed è Vendola, e il resto sono traffici di vertice. Le idee di Vendola non sono le mie, ma le nostre sul degenerare della politica in politicismo non sono chiacchiere». La signora della sinistra premette di «aver tenuto per la prudente politica internazionale di D’Alema, salvo sul Kosovo» («ma era complicato davvero»), e considera un errore dell’Europa («e una catastrofe per noi») non averlo fatto ministro degli Esteri. Tuttavia... «Luigi Pintor lo ha definito una volta la ”volpe del Tavoliere”. Povera volpe, è tentata, come la Presidenza della Repubblica, di credere che con il Cavaliere si possa tessere un accordo, ridandogli fiato proprio quando si trova in difficoltà. Sbaglia e si farà tagliar la coda una seconda volta, come già con la Bicamerale. E stavolta dopo aver pagato un prezzo - Lodo Alfano formalmente ripulito - imperdonabile». Può capitare perfino di raccogliere belle frasi, andandosene in giro per Bari a sondare l’umore di qualcuno degli attori di una confusissima vicenda che tutti però ormai chiamano, per semplicità, «’a guerra». Quella che regala, per esempio, Michele Emiliano, imponente sindaco di Bari, mentre si abbandona sulla poltrona del suo ufficio in questo tiepido mattino della Befana: «Le confesso che mi sono abbastanza stancato di fare lo psichiatra del centrosinistra pugliese. E ancor di più di starmene a guardare l’agonia, anche mentale, di certa sinistra delle nostre parti. Forse è davvero venuto il momento di pensare solo e soltanto all’amministrazione. Ma a Nichi io l’avevo detto per tempo: ”Dacci una mano, che se no qui finisce che rischiamo di perdere le elezioni”. Quella mano io la sto ancora aspettando». Anche qualcun altro dice di aver chiesto la stessa cosa a Nichi Vendola: dare una mano. Usando altri argomenti, però, e un’altra bella frase. Nicola Latorre: «A Nichi abbiamo detto: queste sono le chiavi della macchina, guida tu. Poi però abbiamo visto che sulla macchina guidata da lui non ci vuole salire nessuno, e noi invece abbiamo bisogno di riempire tutti i sedili. Casini ha detto che l’Udc sosterrà Francesco Boccia anche se Vendola dovesse candidarsi comunque. E anche a rischio di perdere. Mi pare importante, politicamente, e bisognerebbe capirlo». Ma per quanto importante, anche a Nicola Latorre - mentre lo dice - non può sfuggire che non deve essere proprio il massimo della vita, per un governatore, sentirsi dire (alla fine di una legislatura scoppiettante) «scusa ma fatti da parte che altrimenti l’Udc non sale a bordo». E infatti Nichi Vendola non ha preso affatto bene né queste né altre richieste del genere. Lui, il «governatore del popolo» che sconfisse contro ogni pronostico uno dei più furbi leoni berlusconiani, Raffaele Fitto, non ci sta a mettersi in disparte. Per ragioni politiche e personali: «Casini dice che in Puglia non può votare per me perché sono la sinistra no global, ma sbaglia: i miei apologeti sono stati D’Alema e Latorre, che hanno parlato di me come di una forte novità nel campo del riformismo. Comunque sia, con l’Udc si regolino come credono: qui però si capirà cosa è destinato a essere il Pd. E per quanto mi riguarda personalmente, e a proposito di certe polemiche che al tempo hanno diviso i democratici, vorrei si ricordasse che non ho fatto una scissione per far affermare una vocazione minoritaria... Mi sono battuto per un compromesso tra la sinistra e il centro: e ora che dote dovrei portare a questo progetto, il mio suicidio politico?». Il suo e, con ogni probabilità, dell’intero centrosinistra pugliese. Perché non c’è altro modo per definire quel che accadrebbe alle elezioni di marzo con in campo due candidati del centrosinistra, Vendola - appunto - e Francesco Boccia (economista 42enne, neodeputato, ormai più candidato che esploratore) che ha subito ottenuto il sostegno di Casini: un suicidio politico. Che Michele Emiliano aveva però profetizzato per tempo, e non solo chiedendo a Vendola - pena la sconfitta - il sostegno alla sua o a un’altra candidatura gradita all’Udc: «Quando arrivò in campo l’ipotesi di candidare me - racconta - io lo dissi anche a D’Alema: ”Massimo, guarda che Nichi non mollerà e ci farà perdere le elezioni”. Bersani sta provando a convincerlo in ogni modo, perfino promettendogli di occuparsi di Giordano, di Migliore e di altri compagni: ma niente da fare. In ogni caso, per me la linea di ampliare le intese con l’Udc ovunque possibile è giusta: con loro abbiamo già vinto a Foggia, a Brindisi, alla provincia di Taranto...». Allora, visto che insistevano, Nichi Vendola ha chiesto le primarie: «Facciamo scegliere ai cittadini. Io sono pronto a sfidare Emiliano e chiunque altro». Figurarsi Francesco Boccia, che già sconfisse alle primarie delle passate elezioni... Per ora gli è stato risposto di no: onestamente, con motivazioni diverse e non proprio chiare. Nicola Latorre si spiega meglio: «Tanto per cominciare ricordiamo che qui in Puglia abbiamo fatto in assoluto le prime primarie per la scelta del candidato-presidente: questo per dire che nessuno di noi è contrario alle primarie. Solo che non le vogliono l’Udc e Di Pietro, che qui sono i nostri alleati fondamentali. Per noi è strategicamente importante costruire un rapporto di alleanza con Casini, e la tappa pugliese non è irrilevante». Ed eccola qui, in fondo, la questione delle questioni. Nelle settimane della sfida di Bersani e D’Alema a Franceschini e Veltroni, era parso un po’ astratto l’oggetto della disputa: nuovo contro vecchio, primarie-sì primarie-no, la sepoltura della cosiddetta vocazione maggioritaria. Qui in Puglia, nel fuoco dello scontro, si vede invece bene la differenza: e il fatto che la musica sia cambiata. Per esempio, privilegiare il rapporto tra i partiti - come sta avvenendo - e a questo subordinare la scelta dei candidati, rende le primarie non solo inutili ma addirittura pericolose, perché capaci di sconfessare la scelta già compiuta. E’ questo che fa dire a Vendola «qui si capirà cosa è destinato a essere il Pd». Ma non è affatto detto che non sia proprio questo quel che da qui si intende far capire.