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 2010  gennaio 05 Martedì calendario

Il governatore di Bolzano? Guadagna più di Obama «Oh my God». Gli inglesi sobbalzano sulla poltrona mentre sfogliano l’ultimo numero della rivista News of the World

Il governatore di Bolzano? Guadagna più di Obama «Oh my God». Gli inglesi sobbalzano sulla poltrona mentre sfogliano l’ultimo numero della rivista News of the World. Il motivo di tanto scandalo non è un inedito diario segreto di un qualche amante della buonanima di Lady D, bensì una questione di soldi. Soldi nostri, dei cittadini europei. Apriti cielo, s’è venuto a sapere che il primo presidente permanente del Consiglio Ue, l’ex premier belga Herman Van Rompuy, avrà diritto allo stipendio non proprio miserevole di 308mila euro l’anno. I signori britannici, presi dallo sconcerto, si sono subito affacciati alla finestra sull’Atlantico. bastato poco per fare un confronto. «Guarda un po’ che a noi, pure euroscettici, tocca pagare un fiammingo semi sconosciuto e manco abbronzato più di quanto gli americani corrispondono a Mr President, Barack Obama». Ragionamento superficiale, se volete, eppure non fa una piega. All’inquilino della Casa Bianca spettano infatti «solo» 282mila euro all’anno. Che dire, un poveraccio rispetto al mega presidente galattico Van Rompuy. Fanno quasi tenerezza, le formichine inglesi. Perché qui da noi lo sanno anche i bambini che non c’è modo migliore di diventare Paperoni che entrare in politica. Non è un discorso qualunquista: autorevoli esponenti della Casta italica il conto in banca di Obama l’hanno già umiliato da un pezzo. Chissà se ne vanno fieri i 500mila cittadini della Provincia autonoma di Bolzano. Il loro governatore, Luis Durnwalder del Partito Popolare Sudtirolese, era salito agli onori delle cronache ben prima del tanto criticato - o invidiato - Van Rompuy. Con i suoi 324.000 euro è il presidente meglio pagato del Paese. Altro che congratulazioni, il primato gli è costato nel 2008 la pubblica gogna del temuto Tribunale di Penitenza delle Feste Vigiliane degli eterni rivali trentini: «L’imputato prende uno stipendio che vale venti volte quello di un operaio, ed è anche un insensibile». Insensibile? Già, perché assediato dai giornalisti, Durnwalder si lasciò scappare con stizza: «Che ne sapete? Comincio a battagliare ogni giorno alle sei e non finisco prima di mezzanotte. Lavoro e voglio essere pagato. Mi sembra semplice!». Il maldestro Durnwalder magari ha ragione: non è vero che i politici italiani guadagnano troppo. C’è chi è più fortunato. Infatti se un parlamentare racimola circa 15mila euro netti tra indennità, diaria e rimborsi per le spese «sostenute al fine di mantenere il rapporto con gli elettori»; un ministro che non sia deputato o senatore si deve accontentare più o meno di 70mila euro annuali.  un errore quindi credere che le poltrone ricoperte d’oro siano gli onorevoli scranni di Montecitorio. Gli oscuri stenografi del Senato, una sessantina in tutto, all’apice della carriera arrivano a meritare 250mila euro l’anno. Mentre Antonio Malaschini e Ugo Zampetti, i raramente menzionati segretari generali di Camera e Senato, raggiungono i 485mila euro. I governatori delle Regioni seguono invece l’ormai famosa «tabella Rizzo-Stella», le firme del Corriere della Sera che stilarono una graduatoria capace di far incazzare di brutto il numero uno della Puglia Nichi Vendola, visto che ne usciva come un nababbo. Qualcuno ha scritto un libro intitolato Perché la Puglia non è la California. Aveva ragione. Laggiù il presidente eletto sta meglio di Arnold Schwarzenegger: 226.631 euro netti annui contro l’equivalente di 162.598 euro netti in dollari americani. Il poeta del proletariato - in diretta da Santoro, naturalmente - replicò: «Tutto falso, mi fermo sotto i 140mila. Di questi, 60mila li ho devoluti al mio partito». Magnanimo. E pensare che adesso lo vogliono tagliare fuori dalla corsa alle Regionali, ingrati. Lasciamo perdere. D’Altronde i ricconi d’Italia non sono nemmeno il presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica, loro sì, meno ricompensati di Barack Obama. Berlusconi porta a casa 212mila euro l’anno, Napolitano arriva a quota 218mila. Il tesoro, allora, non cercatelo nella Capitale ma all’ombra dei campanili. Così capita che a Stezzano, nel Bergamasco, al segretario comunale tal Giovanni Barberi Frandanisa becchi più delle alte cariche: 247mila euro l’anno. Sembra strano? L’interessato non se ne stupisce, anzi rivendica: «Mi sbatto 12 ore al giorno, conservo un sacco di ferie arretrate e con i titoli di studio che ho potrei fare anche il segretario del Comune di Roma...». Come dargli torto, considerato che i grandi Comuni sono spesso generosi quando si tratta di elargire poltrone o consulenze. Il ministro Renato Brunetta ci ha costruito sopra un successo, quando s’è messo a pubblicare - come trasparenza vuole - gli elenchi degli incarichi pubblici e relativi compensi di giunte locali e società partecipate. L’elettore medio ha scoperto che più del sindaco oggi conta il «city manager», altra figura presa a modello dall’ordinamento a stelle e strisce. Chiamparino a Torino ha incoronato l’ingegner Cesare Vaciago (incarico da 406mila euro l’anno e buoni pasto), a Palazzo Marino s’è sistemato Giuseppe Sala (289mila). E nella Milano che s’affanna a preparare l’Expo 2015 sono fiorite le discussioni e i veleni attorno ai 480mila euro dovuti all’ad e consigliere Lucio Stanca, il quale ha deciso di non rinunciare all’altro incarico, quello da parlamentare. A Napoli, invece, Luigi Massa (241mila) ha appena ottenuto dalla Iervolino di essere «sollevato» dalla direzione generale per poter tornare al primo amore, «l’impegno politico», ma in Piemonte al fianco della candidata del centrosinistra alla presidenza Mercedes Bresso. Giusto. La politica toglie, la politica dà. A pensar male, nel Bel Paese si finisce per propendere per la seconda ipotesi. Ad esempio quando, sbirciando tra gli elenchi brunettiani, riusciamo ancora a indignarci. Peggio di un inglese invidioso che sfoglia il News of the World.