Varie, 7 gennaio 2010
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Tabita Barbara
• Augusta (Siracusa) 13 febbraio 1975. Attrice. Protagonista della quarta serie de I Cesaroni • «[...] è un uomo che l’ha fatta innamorare dello spettacolo. ”[...] mio fratello Luigi, ora anch’egli attore. A 10 anni lo accompagnai a vedere un musical a Catania e rimasi folgorata. Amo il rapporto fisico col pubblico: la prima volta che feci ridere gli spettatori subii uno schiaffo magico. La comicità è il mio pane [...] Credo di avere talento: cerco il metodo per esprimerlo. Il ri schio è non avere più voglia di capire i miei limiti. Vorrei fare un film con Pupi Avati, perché legge la società con amarezza e ironia. E con Pedro Almodovar: le sue donne uccidono ma hanno idee chiare [...] In Sicilia si dice: chi esce, riesce . Ma con un altro lavoro sarei rimasta ad Augusta. E puoi avere una mentalità provincia le anche a New York [...]”» (Francesco Rizzo, ”La Gazzetta dello Sport” 8/12/2009) • « bruna, morbida, solare, con la voce profonda e la coda di cavallo da compagna di scuola. Poco vamp e molto mediterranea. Starebbe benissimo, in un servizio fotografico, immersa senza veli in una vasca piena di arance, di quelle siciliane doc, con la buccia lucida e gli spicchi succosi. Tutta grazia di Dio. [...] cresciuta in teatro (Scuola dello Stabile di Catania), per due volte, sul grande schermo, moglie di Leonardo Pieraccioni (prima in Ti amo in tutte le lingue del mondo, ora in Io & Marilyn) ha qualche cruccio, dovuto proprio alla sua sana esuberanza: ”Il mio aspetto non è né fragile né sofferente, per questo mi è capitato varie volte di essere scartata. In Italia è così, se ti mettono addosso un’etichetta è finita”. Sarà, ma lei di progressi ne ha fatti, nonostante i soliti stereotipi. Dal palcoscenico è passata al cinema e poi alla tivù [...]» (Fulvia Caprara, ”La Stampa” 7/1/2010) • «[...] Non conoscevo nessuno, i miei sono commercianti. Gavetta lunga. Tredici anni di teatro. [...] ho lavorato per il sultano dell’Oman. [...] Mi fece salire su una delle sue due navi attraccate. Disse che era un dono alla città di Palermo. A me diede un orologio d’oro [...] Ho fatto 110 provini in un anno. Una volta sei troppo bassa, la volta dopo troppo alta. Non sembro una bambola. Nasco attrice comica perciò ho fatto più ruoli comici. C’è stato un cambiamento nel mio aspetto. Ho una bella voce, facevo parte di un coro. Ma non ero una bellezza. Cicciotella. Ho dovuto perdere dodici chili. Non vedo un arancino da quindici anni. E per una siciliana... [...] Andavo a scuola di recitazione con Donatella Finocchiaro. Insieme abbiamo recitato La figlia di Jorio di D’Annunzio [...] Il giorno che mi daranno un premio, lo dedicherò a me stessa. Sono una femmina giunonica, sposata [...] a un ingegnere che non va mai a una prima nemmeno se lo pagano, che veste sempre in tuta e scarpe da ginnastica” [...]» (Valerio Cappelli, ”Corriere della Sera” 14/11/2009).