La Capria Raffaele, Corriere della Sera, 5 gennaio 2010, Pagina 41, 5 gennaio 2010
Elzeviro Una riflessione su conformismo e verità PERCH UN UOVO SEMPRE UN UOVO Negare l’ evidenza e interpretarla è diventato un metodo A nche se non sono più i tempi dell’ impegno sentito come missione, oggi l’ impegno comunque c’ è, e se non lo vuoi sono gli altri ad affibbiartelo
Elzeviro Una riflessione su conformismo e verità PERCH UN UOVO SEMPRE UN UOVO Negare l’ evidenza e interpretarla è diventato un metodo A nche se non sono più i tempi dell’ impegno sentito come missione, oggi l’ impegno comunque c’ è, e se non lo vuoi sono gli altri ad affibbiartelo. In tempi controversi come questi, dove non si è più sicuri di nulla, la tentazione sarebbe di disimpegnarsi, anche perché il conformismo degli impegnati è diventato ammorbante e un po’ di dissenting opinion farebbe bene a tutti. Ma disimpegnarsi dal pubblico dibattito è impossibile, non si può. Se lo fai, sono gli altri, gli impegnati, a dirti da che parte stai e perfino chi sei. Vieni subito etichettato e per così dire esonerato. Se poi altre questioni di natura diversa e più trascendente ti impegnano, anche questo non ti è consentito. Come non è ammessa la difficile e mai comoda libertà della non-appartenenza, così non è ammessa la libertà di guardare dall’ altra parte, là dove ogni altro impegno sembra inutile e vano. Insomma, per un intellettuale non è ammessa per nessuna ragione la distrazione, e se proprio vuoi praticarla devi imparare l’ uso della «distrazione vigilante» che ti tiene in uno stato di continua perplessità. Sto parlando di me naturalmente, ma non mi propongo come esempio da imitare, perché sarei considerato dagli impegnati una specie di mina vagante, non sapendo in anticipo come reagirò. O magari un opportunista, diranno. Ma opportunista è chi cerca opportunità vantaggiose per sé, mentre io invece non me ne curo. E però uno così a nessuno può servire. Che te ne fai di uno così? Non appartieni a niente, diranno, vivi in uno stato di perenne perplessità, e che dici allora? Di che parli? Parlo della mia libertà, e dico che non c’ è niente di male se ti neghi al conformismo dell’ appartenenza, e se non riesci a superare la noia e il fastidio per la politica nelle forme in cui oggi si manifesta, e neppure la tua inadeguatezza all’ azione. Vorrei anch’ io poter dire con Rimbaud: «Volo alto sopra l’ azione». No, non volo, ma mi sforzo di distinguere la verità dall’ evidenza, e dico che la verità è problematica, è coperta, mentre l’ evidenza è più semplice e semplicemente dovrebbe rivelarsi al solo suo apparire. Dico che mentre la verità si deve cercare e si può discutere, l’ evidenza non si cerca e non si dovrebbe discutere, perché si vede. Se piove come faccio a dire che è bel tempo? Mi bagno, la gente gira con l’ ombrello e l’ acqua scorre a rivoli lungo i marciapiedi, dunque piove: questa è l’ evidenza. Eppure viviamo in un tempo in cui l’ evidenza viene negata. Piove, è vero, ma se là dove si è istaurato il sistema della menzogna si dice che è bel tempo, devi dire anche tu che è bel tempo. E non solo devi dirlo, devi esserne convinto. E come fai a esserne convinto se convinto non sei? presto detto: con la manipolazione e la concettualizzazione dell’ evidenza. Di questo male, di questa manipolazione concettualizzante dell’ evidenza (che infine la nega) soffriamo tutti. Concettualizzare vuol dire astrazione, vuol dire che il concetto della cosa vale più della cosa, che il commento vale più del testo, e l’ interpretazione più della percezione. Vuol dire che l’ ovvio non è riconosciuto come tale, e puoi ragionarci sopra con la logica dell’ appartenenza, quella che non tien conto della «contraddizione che non consente» e neppure della realtà. Se lo fai, vedrai che quel che è ovvio - per esempio che un uovo è un uovo - ovvio più non è. Che un uovo è un uovo devi dimostrarlo, e devi sapere che si può sempre dimostrare il contrario. Questo modo di ragionare si dirà che è assurdo. Ma no, non è assurdo se accetti la logica dell’ appartenenza. In questo secolo ne abbiamo avuti di esempi in proposito! Chi non obbediva alla logica dell’ appartenenza finiva in un lager, finiva in un gulag. Accettare l’ assurdo era la salvezza, guai a quel senso comune che riconosceva l’ evidenza! Il sonno della ragione, cioè della logica elementare, genera mostri e mostriciattoli, e quanti ne vediamo oggi andare in giro per il mondo! Con loro meglio non averci nulla a che fare, ed è questo soprattutto che mi tiene disimpegnato. Ma ogni volta che mi accorgo che il contenitore (la concettualizzazione) diventa più importante del contenuto, mio malgrado mi impegno e sento l’ irresistibile bisogno di spacchettare per vedere che cosa c’ è dentro il pacco. RIPRODUZIONE RISERVATA La Capria Raffaele, Corriere della Sera, 5 gennaio 2010, Pagina 41