Morya Longo, Il Sole-24 Ore 5/1/2010;, 5 gennaio 2010
TOKYO ALLO SPRINT DEI «MILLISECONDI»
Battete le ciglia. E sappiate che nella stessa manciata di millisecondi alcuni operatori di Borsa sono riusciti a concludere migliaia di operazioni. Sono i trader «high frequency», operatori- computer che riescono a comprare e vendere tantissime azioni su molteplici listini in meno di un batter d’occhio. Per conquistare questi infaticabili computer, che a Wall Street producono già il 50-60% dei volumi giornalieri, il Tokyo Stock Exchange ha avviato ieri una nuova piattaforma tecnologica in grado di eseguire gli ordini in soli cinque millisecondi.
Ha mandato in pensione la vecchia tecnologia, 600 imbarazzanti volte più lenta, ed è entrata nell’era dell’«high frequency». E, sarà un caso, l’ha fatto nel giorno giusto: ieri l’indice Nikkei ha guadagnato l’1%.
I trader «high frequency» sono particolari fondi che – con l’aiuto di computer sofisticati e di complessi algoritmi – riescono ad eseguire un enorme numero di compravendite di azioni in pochi mil-lisecondi, guadagnando dalle micro-variazioni e discrepanze dei prezzi. Il segreto di questi sofisticati investitori è proprio la velocità di esecuzione: nel tempo in cui un essere umano sbatte le ciglia, i loro cervelloni elettronici riescono a esaminare molteplici opportunità d’acquisto e ad eseguirle. Ovvio che questi investitori possano operare solo nelle Borse dove l’esecuzione degli ordini è altrettanto veloce. Che senso avrebbe fare trading ad alta velocità, se poi le Borse non ce la fanno ad evadere gli ordini? Così è scoppiata, tra i listini azionari, una vera e propria guerra al «millisecondo»: cioè a dotarsi della tecnologia migliore e più veloce.
Ieri è stato il Tokyo Stock Exchange a cambiare la piattaforma con questo obiettivo. Non senza qualche protesta degli investitori locali, che temono di venire scavalcati da trader più scattanti. Lo scorso settembre era invece stata la Borsa di MilanoLondra (che già ora riesce ad eseguire gli ordini in appena 2,7 millisecondi) ad acquisire la società di tecnologia MillenniumIT per rendersi ancora più scattante: a fine 2010, quando l’intero listino migrerà sulla nuova tecnologia, i tempi scenderanno sotto il millisecondo. Una velocità da Superman, che già ora è in grado di offrire il Nasdaq-Omx. Un po’ più lente, invece, Wall Street e la Borsa di Francoforte: 2-3 millisecondi la prima e cinque millisecondi la seconda. Proprio come Tokyo.
Per rendere il tutto più veloce, le Borse hanno affrontato anche il problema della cosiddetta «latency»: dato che la luce viaggia a 300mila chilometri al secondo (ormai anche la luce è troppo lenta), se si immette un ordine d’acquisto a Milano per la Borsa di Londra si perdono necessariamente un po’ di millisecondi a causa della distanza. Il London Stock Exchange ha ridotto questo problema con la piattaforma MillenniumIT. E quella di Tokyo consentirà ai trader «high frequency» di posizionare i computer a pochi metri dai cervelloni elettronici della stessa Borsa. Così anche la velocità (o meglio, la lentezza) della luce non sarà più un problema.
Tutto per conquistare i trader «high frequency». Quelli che fanno già oggi il 50-60% dei volumi a Wall Street, ma che in Asia sono ancora al 13%. I trader del futuro: super-cervelloni che traducono i mercati in algoritmi. E che arrivano in Borsa prima della luce.